Il sostegno a Israele è un ritorno al passato imperialista della Francia

MEMO. Di Asa Winstanley. Il presidente francese Emmanuel Macron ha, in parte, cambiato la propria politica estera nei confronti di Israele, rendendola più aperta nei confronti di questo. La decisione fa parte dell’inclinazione neoliberale, pro-americana, atlantista di Macron, una tendenza che lo ha visto avvicinarsi al presidente USA Donald Trump.

Il sostegno da parte di Macron a Israele è stato così completo che ha causato proteste in Francia. Dopo i massacri israeliani dei palestinesi di Gaza negli ultimi due mesi, in migliaia hanno marciato sulle strade di Parigi; personalità importanti del panorama culturale francese, incluso il regista Jean-Luc Godard, hanno dichiarato di boicottare le attività svolte dal governo per promuovere Israele. Tra queste attività vi è la “Stagione Francia-Israele” che è iniziata questo mese. 

Le politiche del Presidente francese sembrano essere troppo a favore di Israele anche per alcuni esponenti del centro-destra. Durante la protesta di un mese fa contro Macron, alcuni utenti di Twitter in Francia hanno condiviso un articolo del 2014 del precedente primo ministro e ministro degli Esteri Dominique de Villepin in cui egli criticava la continua invasione di Gaza che stava avendo luogo in quel momento. La brutalità e il completo disprezzo di Israele per i diritti umani di base dei palestinesi, scriveva, “Condannano Israele, un po’ alla volta, a diventare uno Stato segregazionista, militarista e autoritario”. 

De Villepin è andato avanti a descrivere la situazione simile alla “spirale dell’Apartheid in Sud Africa prima di Frederik de Klerk e di Nelson Mandela, con violente repressioni, iniquità e umiliazione del Bantustan…è la spirale dell’Algeria francese”. La posizione completamente anti-palestinese assunta da Macron è in contrasto con le amministrazioni francesi degli anni passati. È diversa da quando, nel 2003, il primo ministro di allora – il noto criminale di guerra Ariel Sharon – si rifiutò di incontrare de Villepin perché ritenuto essere non abbastanza pro-Israele. Cosa causò questo? Durante il suo viaggio nei Territori Occupati, de Villepin era riuscito ad incontrare il leader dell’ANP Yasser Arafat, in un momento in cui Israele e il suo alleato statunitense stavano boicottando il veterano combattente per la libertà, accusandolo di sostenere e guidare la seconda Intifada, la sollevazione popolare di rabbia contro l’occupazione militare israeliana. 

In ogni caso, la svolta di Macron non è totalmente nuovo alla politica estera della Francia. Dopotutto, la Francia una volta governava uno dei più brutali imperi della storia, probabilmente secondo soltanto all’Impero Britannico per la crudeltà adottata nei confronti delle popolazioni indigene. Negli anni ‘50 e ‘60, la politica del governo francese è stata largamente a favore di Israele. Entrambi, infatti, avevano nemici regionali comuni, non ultimo il leader egiziano Gamal Abdel Nasser. La Francia e la Gran Bretagna cospirarono insieme agli israeliani di progettare un’invasione dell’Egitto nel 1956, la cosiddetta crisi di Suez. Nel libro di Andrew e Leslie Cockbrun, Dangerous Liaisons, sull’allenza sotto copertura degli eserciti e dell’intelligence americana e israeliana, gli autori narrano una storia che illustra la profondità dell’alleanza imperialista tra Francia e Israele. Nel 1958, un aereo che trasportava un trafficante di armi del governo israeliano fece un atterraggio di emergenza in Algeria e questo fu contestato da un ufficiale francese. Quando gli fu domandato cosa portasse dentro l’aereo, invece di raccontare una menzogna, Leo Gardner fu totalmente aperto nel dire che trasportava armi che stavano per essere inviate al dittatore della Repubblica Dominicana, Rafael Trujillo. Egli, inoltre, fornì alcuni sorprendenti retroscena su questo contrabbando. 

“Nel 1947 contrabbandai aerei americani verso Israele”, spiega Gardner. “Nel 1948, trasportai armi dalla Cecoslovacchia a Israele e bombardai Il Cairo. Nel 1953 guidai gli Spitfires (caccia britannici) da Israele all’Italia. Nel 1956, portai armi dalla Francia a Israele”. Si pensava che l’accordo sulle armi di Garden fosse stato sdoganato con le autorità francesi da un contatto di Shimon Peres a Parigi. Peres era al tempo il direttore generale del ministro della Difesa israeliano. I fatti furono poi appianati; venne fuori che il contatto di Peres aveva dimenticato di passare la parola ad Algeri che l’aereo israeliano avrebbe dovuto ricevere il nulla osta per transito. Nell’aiutare una tale brutale dittatura latino-americana a reprimere la popolazione, sembra che Peres scavalcasse i diplomatici del ministero degli Esteri che, come spiega Cockburn, “pensavano che fosse negativo per l’immagine di Israele” la vendita di armi a Trujillo nonché alla dittatura di Somoza in Nicaragua. Il legame di Israele con la repressione sanguinaria di quest’ultimo sembrano di lunga durata; in seguito avrebbe armato gli squadroni della morte della “Contrarrevoluciòn”, i ben noti Contras.

Peres era sempre stato il lacchè di David Ben-Gurion, all’epoca primo ministro e ministro della Difesa israeliano. Si assicurò che l’agenda aggressiva di Ben-Gurion venisse seguita e giustificò accordi come quello con Trujillo, dichiarando: “Se non si vendono Uzi ad un altro Paese, non stiamo implementando un embargo contro di questo ma contro noi stessi. Non ha alcun senso porre questo divieto a noi stessi su un articolo che può essere acquistato da qualche altra parte”. Peres e Israele hanno in seguito applicato questo principio mercenario ai loro rapporti con il regime di supremazia bianca del Sud Africa.

L’alleanza militare sotto copertura tra Francia e Israele che esisteva in quei giorni non era guidata dal ministro degli Affari Esteri israeliano ma da Ben-Gurion e dai suoi fedeli sottotenenti come Peres. Cockburn spiega che Peres abbia persino diretto “una massiccia campagna di ciò che equivaleva ad una manipolazione segreta” per costruire il sostegno necessario nella società francese alla formazione di un’alleanza. Di lui viene detto che abbia “perseguitato i corridoi del potere” con le persone a lui strette “infiltrando l’esercito francese ad ogni livello”. Come parte di questo, gli israeliani hanno persino sovvenzionato “il giornale del Partito Socialista francese”.

In conclusione, l’intervento pro-Israele di Macron non è senza precedenti. Tuttavia, le sue politiche avrebbero dovuto essere lasciate nella cestino della storia, insieme al passato imperiale della Francia.

Traduzione per InfoPal di M.D.F.