Spiragli di luce. Al fosforo.

Spiragli di luce. Al fosforo.

| Mercoledì 2 Agosto 2006 – 12:27 | u.g. |

Rinascita

Con la consueta dose di spocchioso opportunismo, l’attuale ministro degli Esteri della colonia-Italia (ma se, nella contingenza, a guidare la Farnesina fosse rimasto il predecessore, Gianfranco Fini, nulla sarebbe stato di diverso, anzi), Massimo D’Alema ha ribadito la sua amicizia con Israele lamentando, en passant, il “negativo” impatto sull’opinione pubblica mondiale della strage di bambini a Cana. Usando, cioè, le stesse parole usate dalla migliore penna de La Stampa, Fiamma Nirenstein.
D’Alema, subito accorso non in Libano – vittima della vergognosa aggressione sionista – ma a Tel Aviv, ad omaggiare gli aggressori, ha svolto così con diligenza il ruolo a lui – e all’Italia – affidato dagli Usa, la superpotenza mentore dello Stato d’Israele.
Un compito esemplare: quello di essere l’esecutore “terzo” dell’imposizione al martoriato Libano di un’occupazione pilotata dei suoi territori meridionali da parte di una non meglio specificata forza d’interposizione Onu (decisione ieri rinviata… sine die!). A parte il fatto che i “caschi azzurri” già sono da decenni presenti a Naqura, alla frontiera libanese con l’entità israeliana, e sono stati più volte vittime del cosiddetto “fuoco amico” (la squadra elicotteristica italiana ne sa qualcosa, come ne sanno qualcosa anche i familiari degli ultimi quattro militari dell’Onu uccisi dagli israeliani proprio durante l’attuale offensiva…), è evidente quanto sia subdola e vergognosa questa “ipotesi di pace”.
Casomai un contingente robusto di caschi azzurri dovrebbe essere dispiegato non soltanto nel Libano meridionale ma soprattutto nei territori settentrionali già siriani, drusi, libanesi e palestinesi sottratti nel 1967 dagli israeliani alle rispettive nazioni aggredite nella “guerra preventiva” detta poi dei “Sei giorni”.
Con la consueta faccia tosta, il ministro D’Alema ha avuto ieri anche la dabbenaggine di dichiarare la finta tregua ottenuta (si fa per dire) da Condoleezza Rice a Tel Aviv, “uno spiraglio di luce”. Probabilmente si riferiva ai riverberi delle bombe chimiche che Israele continuava imperterrito a lanciare sui civili e sui bambini libanesi.
Come Condoleezza anche l’ex premier italiano ai tempi della guerra d’aggressione alla Serbia, si è dichiarato “ottimista” su una soluzione del conflitto entro una settimana… previa una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che sarà però difficile, per gli Usa, ottenere a tambur battente. Tantopiù che è stato lo stesso Israele a far sapere che il molto virtuale cessate il fuoco non significa affatto che sia terminata o stia per terminare l’aggressione contro la maggioranza sciita del Libano, una popolazione intera tutta di fatto dichiarata “terrorista”, bambini compresi.
Non a caso, mentre i D’Alema di turno dichiarano l’esistenza di spiragli di luce, gli israeliani hanno continuato i loro bombardamenti nel sud, in appoggio ad una mini-avanzata di terra. Un’offensiva, quella delle forze con la stella di David armate dall’Occidente, a ventaglio: le forze israeliane non hanno dimenticato infatti di colpire la Striscia di Gaza, dove un palestinese sedicenne è stato ucciso da un carro armato.
E, mentre la strage continua e l’Europa assiste imbelle ad una feroce pulizia etnica in una terra che si affaccia sul suo stesso mare meridionale, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è fatto duramente sentire: con una risoluzione che “deplora con forza” uno dei tanti bombardamenti israeliani.
Lo stesso clan di dominio mondiale, tanto per non perdere il vizio, ha comunque approfittato della “seduta” per lanciare un ultimatum all’Iran: blocco del nucleare civile entro il 31 agosto: altrimenti embargo (“umanitario” anche questo? Come quello per fiaccare l’Iraq prima dell’aggressione anglo-americana?) La storia si ripete.
u.g.

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