New York (Reuters) — Le dinamiche del Consiglio di Sicurezza al momento non sono più favorevoli all’adesione palestinese alle Nazioni Unite di quanto non lo fossero l’anno scorso, nonostante il cambiamento parziale nell’immagine del Consiglio. E’ quanto ha riferito l’ambasciatore Usa alle Nazioni Unite, lunedì.
Malgrado la forte opposizione degli Stati Uniti e di Israele, la delegazione palestinese si rivolse al Consiglio lo scorso settembre per aderire alle Nazioni Unite. Tuttavia la commissione che doveva esaminare la richiesta non ha raggiunto il consenso, e i palestinesi fino ad ora non hanno più fatto richiesta di un voto formale al consiglio.
Rivolgendosi a un’organizzazione ebraica di New York, l’ambasciatrice Susan Rice ha affermato che in seguito al rapporto della commissione, la richiesta “essenzialmente rimane lì a tempo indeterminato”.
“Credo che sia perché i Palestinesi hanno deciso che, dato il probabile esito di voto del Consiglio, non era opportuno spingerlo alla votazione”, ha detto all dirigenza dell’American Jewish Committee. “Il fatto è che nessuno conosce con certezza quello che i palestinesi sceglieranno di fare”.
Quando le è stato chiesto se la sostituzione di cinque membri del Consiglio delle quindici nazioni a partire dal primo gennaio avrebbe avuto delle ripercussioni sulla questione,la Rice ha risposto: “Credo che oggi siamo pressappoco allo stesso punto dello scorso anno, e potenzialmente anche in una posizione migliore”.
Il problema per i palestinesi lo scorso anno non era se la loro richiesta avrebbe ottenuto l’approvazione da parte del Consiglio — poiché si presupponeva che gli Stati Uniti avrebbero certamente posto il loro veto su di essa — ma se potevano ottenere una vittoria morale e spingere Washington a usare il suo veto ottenendo nove voti favorevoli dagli altri membri.
In assenza del veto, una delibera del Consiglio ha bisogno di nove voti per essere approvata. Ma i diplomatici dissero all’epoca che i palestinesi avrebbero ottenuto soltanto otto voti a favore, con gli altri paesi che avrebbero votato contro o si sarebbero astenuti.
I diplomatici dicono che la situazione persiste nonostante i cambiamenti che hanno subito le adesioni al Consiglio. Si ritiene che il nuovo arrivato Azerbaijan probabilmente sosterrà la richiesta palestinese, mentre ci si aspetta che il suo predecessore, la Bosnia, si asterrà. Tuttavia è poco probabile che il Guatemala segua il suo predecessore, il Brasile, supportando i palestinesi. Gli altri tre nuovi arrivati non comportano alcun cambiamento.
La scelta palestinese è se fare comunque pressione per un voto del Consiglio di sicurezza, presentare la questione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite – che non può conferire l’adesione ma può promuovere il loro status di osservatori – oppure non far nulla poiché proseguono i contatti con Israele circa una probabile ripresa della trattative di pace.
La Rice ha ribadito la linea degli Stati Uniti secondo la quale uno stato palestinese può realizzarsi solo attraverso delle negoziazioni dirette con Israele, non “attraverso una scorciatoia alle Nazioni Unite”.
Nella sua osservazione all’AJC,la Rice ha sottolineato il sostegno degli Stati Uniti alle Nazioni Unite a favore di Israele. Alcuni repubblicani statunitensi hanno accusato il presidente Barack Obama di non supportare sufficientemente lo stato ebraico.
Con lo scaldarsi della campagna elettorale statunitense, uno dei vice della Rice la settimana scorsa ha parlato pubblicamente della necessità di riformare le pratiche delle Nazioni Unite, affrontando un’altra preoccupazione dei repubblicani che accusano l’amministrazione Obama di essere troppo vicina all’ente mondiale.
Fonte: http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=454905
Traduzione per InfoPal a cura di Giovanna Zagami