Stato democratico e solidarietà internazionale nel nuovo scenario regionale

Assisi. “Stato democratico e solidarietà internazionale nel nuovo scenario regionale” è stato il tema sviluppato dai relatori presenti al Forum di Assisi sulle primavere arabe, a partire da Attia Rajab (Germania) che ha ripercorso le tappe del movimento sionista, il suo porsi fin dal principio come avanguardia dell’occidente nell’area, la sua propaganda incentrata sullo slogan di “un popolo senza terra, per una terra senza popolo”, fino ad arrivare all’odierno apartheid.

Per Rajab il problema è che, di fronte a questa situazione, la solidarietà internazionale, un tempo ben più politicizzata, tende oggi a manifestarsi principalmente come umanitaria. C’è allora il problema di ridare contenuto politico alla solidarietà, utilizzando tutte le occasioni possibili, come è stato fatto, ad esempio con le conferenze di Haifa e Stoccarda.

Che la soluzione non possa essere che quella dello Stato unico è stata l’opinione di Rajab come quella degli altri relatori, come Zaher Birawi (Gran Bretagna), che si è concentrato sul nuovo scenario regionale determinato dalle sollevazioni arabe.

Per Birawi, tutta l’area sta subendo un cambiamento radicale, ma a suo giudizio il centro di questo sommovimento è l’Egitto. Sono vere rivoluzioni? – si è chiesto. Certo che sì. Come è possibile pensare che milioni di arabi da sempre contro l’imperialismo americano si siano mobilitati al servizio degli Usa come pensa qualcuno?

Questa nuova situazione ha un grande impatto sulla questione palestinese. E’ vero che le sollevazioni non hanno prodotto ad oggi veri cambiamenti sociali, ma i nuovi governi, legittimati anche dalle elezioni, sono quanto meno in condizioni migliori per resistere alle pressioni dell’imperialismo.

I vantaggi portati alla causa palestinese sono per Birawi evidenti. In primo luogo già durante le sollevazioni la bandiera della Palestina è stata fatta propria dai manifestanti, ma secondo il relatore novità importanti arriveranno dall’Egitto. Egli non pensa, infatti, che possa esservi una vera riappacificazione con gli Usa ed Israele.

Per Birawi il fatto decisivo è che le sollevazioni hanno tolto di mezzo i guardiani degli interessi di Israele. E rivolgendosi ai sostenitori della tesi del “complotto” ha invitato al superamento dell’eurocentrismo, chiedendo di guardare alla realtà dei paesi arabi con gli occhi degli arabi.

E’ stata poi la volta di Yoav Bar (Haifa) per il quale la soluzione dei “due popoli, due stati” non è una soluzione. Anzi, per essere più precisi essa è la soluzione dell’imperialismo. Ed è una vera tragedia che la sinistra sia in buona parte su questa posizione. La soluzione è in realtà una sola: un unico Stato democratico con il diritto al ritorno per i palestinesi.

Parlando della conferenza di Haifa, Bar ha detto che siamo partiti dalla formula di “uno Stato democratico secolare”, per arrivare a quella di uno “Stato democratico per la Palestina”, una soluzione non accettata però da tutti partecipanti. Ora questa situazione è stata superata ed è nato un coordinamento unitario per un “unico Stato democratico palestinese”, di cui lo stesso Bar è uno dei coordinatori internazionali.

Per il relatore le condizioni storiche portano a grandi cambiamenti. Da qui il suo ottimismo sulle attuali prospettive. “Con la forza di 300 milioni di arabi e quella dei popoli della Turchia e dell’Iran non ci saranno più ostacoli per costruire lo Stato unico di Palestina”, è stata questa la sua conclusione.

L’ultima relazione è stata quella di Leo Gabriel, membro dell’esecutivo del Social Forum mondiale e molto attivo nelle azioni di solidarietà con la Palestina. Gabriel ha paragonato le primavere arabe con i cambiamenti avvenuti in America Latina, dove il tratto comune è rappresentato dal fatto che la gente ha cominciato a riappropriarsi della politica.

Sulla questione dello stato democratico, Gabriel ritiene che forse la precisazione sul suo carattere secolare sarebbe stata preferibile. A suo giudizio il movimento di solidarietà deve oggi affrontare soprattutto il problema della comunicazione. Da qui la necessità di campagne molto simboliche, in grado in questo modo di ottenere risultati con i media.

Del dibattito che si è sviluppato dopo questi quattro interventi, segnaliamo – per la sua rilevanza – una questione. Moreno Pasquinelli, rivolgendosi a Birawi, ha sollevato infatti il problema della posizione della Fratellanza Musulmana, favorevole all’intervento militare in Siria, una posizione che si ripercuote pesantemente nel movimento di solidarietà con la Palestina.

Birawi, precisando comunque di non rappresentare la Fratellanza, ha detto che non è vero che essa abbia preso una simile posizione, assunta invece su al Jazeera da un singolo esponente siriano. In ogni caso lui è totalmente contrario all’intervento straniero, pur condannando con forza un presidente che uccide il suo popolo.