Stefano, maestro, amico, compagno.

Ciao Stefano, maestro, amico, compagno di viaggio nella lotta per
l’emancipazione dei popoli.

Giovedì 8 febbraio al circolo agorà avremmo dovuto ospitare Stefano
Chiarini per presentare il libro di Valeria Poletti "L’impero si è
fermato a Baghdad".

La notizia della sua morte ci ha annichilito, giungendo come una
mazzata totalmente inaspettata. Nessuna avvisaglia per un colpo che
ci ha portato via uno dei migliori giornalisti italiani, tra i
maggiori esperti di Medio Oriente, granitico militante della causa
palestinese e dei popoli del mondo.

Stefano è stato per noi un maestro, dal lontano 1996, quando venne a
presentare al circolo agorà un testo della sua allora nuovissima
casa editrice, la "Gamberetti Editrice".

Il libro, di Marlisa Trombetta, era la sceneggiatura del film di Ken
Loach "La canzone di Carla".

Fu quello il primo di una lunghissima serie di incontri con Stefano,
che spaziarono dalla letteratura alla storia dei paesi arabi, sino
alla "stretta organizzativa" intorno al Forum Palestina, ma
soprattutto nel progetto "Per non dimenticare Sabra e Chatila", per
il quale si è speso completamente, ottenendo risultati sorprendenti,
in Libano ed in Italia.

Alcuni di noi lo hanno seguito, sin dal 2002, anniversario della
strage, in quei campi profughi a Beirut, ghetti a cielo aperto dove
sono ancora costretti decine di migliaia di palestinesi scacciati
dalle loro terre nel 1948 dai coloni israeliani.

Paziente, sempre disponibile, sino allo scorso settembre 2006, sulle
macerie fumanti degli ultimi bombardamenti israeliani, Stefano ci
raccontava la storia dei profughi, gli intrecci tra la loro tragedia
e quella dei diseredati libanesi e mediorientali, trasmettendoci una
determinazione scevra da ogni prosopopea, da ogni retorica.

Ci ha indicato una via, concreta e possibile, attraverso la quale
poter essere al fianco di quei popoli superando le ipocrite pastoie
di gran parte della classe politica italiana, anche quella a parole
più "radicale", ma sempre pronta al sacrificio degli obiettivi
storici palestinesi – soprattutto quello del diritto al ritorno –
sull’altare di qualche poltrona nei meandri ministeriali o nei
consigli di amministrazione di OnG compiacenti.

Stefano era questo, un militante duttile, affabile ma nel contempo
indisponibile ad ogni mediazione sui principi
dell’autodeterminazione dei popoli, del loro diritto a resistere
contro la barbarie dell’occupazione.

Sappiamo che il suo lavoro, le sue capacità, la sua determinazione
erano uniche e quindi sono insostituibili. Il vuoto che lascia non
potrà essere riempito.

Continueremo la sua battaglia, che è stata sempre anche la nostra,
portando avanti la campagna "Per non dimenticare Sabra e Chatila",
rafforzando ogni giorno la lotta per l’emancipazione del popolo
palestinese dalla barbarie dell’occupazione israeliana.

Questo faremo, e tutti i giorni Stefano sarà con noi, il suo spirito
libero e forte, il suo insegnamento e la sua determinazione
innerveranno il nostro quotidiano impegno contro la barbarie.

Non ce la sentiamo ti mantenere la scadenza dell’8 febbraio senza
Stefano.

Riteniamo più giusto ricordarlo in una giornata a lui dedicata, da
promuovere insieme a tutte le realtà che nella nostra città lo hanno
ospitato, riuscendo ogni volta con la sua figura a mobilitare
sensibilità diverse, in una lotta che è e dovrà sempre più divenire
comune.

Ciao Stefano, che la terra ti sia lieve.

Il direttivo del circolo agorà Pisa

Pisa, 6 febbraio 2007

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