Storie da Qalandiya: collaborate o morite

Una donna malata di cancro in attesa al checkpoint militare di Qalandiya. (Foto: Tamar Fleishman, The Palestine Chronicle).

Qalandiya – The Palestine Chronicle. Di Tamar Fleishman. Mentre mi trovavo al checkpoint militare di Qalandiya, ho visto una donna malata di cancro. Gemeva per il dolore, mentre quattro funzionari della Mezzaluna Rossa sollevavano il suo corpo emaciato e la spostavano su una barella. Veniva dall’ospedale di An-Najah e doveva raggiungere il valico di Erez, entrare a Gaza e continuare le cure in un ospedale locale.

I pazienti palestinesi di Gaza devono chiedere alle autorità israeliane un permesso per uscire da quella che è considerata la prigione più grande del mondo. Devono presentare certificati medici per dimostrare la loro malattia e quindi attendere un periodo di tempo infinito affinché i loro carcerieri decidano se devono vivere o morire.

I loro familiari sono spesso ricattati da Israele affinché servano come informatori e collaboratori, per poter avere permessi o attrezzature mediche salvavita.

Ogni giorno, i pazienti palestinesi devono subire un processo doloroso, oltre alla malattia già esistente, sprecando tempo prezioso che dovrebbero investire nelle loro cure.