Striscia di Gaza, ‘Pasta, bene di lusso’.

Riceviamo da Ruggero Da Ros e pubblichiamo

Allego 10 minuti dell'intervista fatta da Rai Radio Tre Mondo l'11 marzo 2009 a Fabio Lotti, coordinatore nazionale dell'associazione “Tavola della pace” di Perugina, al suo rientro da Gaza.
Con preghiera di diffusione.

Fabio Lotti (che è considerato un moderato) ha lasciato senza parole la redazione che lo stava intervistando, dicendo che la guerra non è finita ma Israele continua a sparare, bombardare e uccidere e che poco o niente di vitale viene lasciato passare per i valichi, come i ceci o la pasta, considerata un bene di lusso. Non c'è neanche contante in circolazione per il blocco imposto alle banche da parte di Israele. Anche gli operatori umanitari non possono più entrare.

Ruggero

Riporto sotto la trascrizione di alcune parti dell'intervista:
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Fabio Lotti:

In realtà la guerra non è finita, tutti i giorni ci sono bombardamenti, uccisioni, mirate, sparatorie da parte degli israeliani. Solo la settimana scorsa sono stati uccisi 8 palestinesi.

Al varco di Erez ci sono quotidianamente bombe e colpi di mortaio, non vengono più fatti passare operatori umanitari, passano solo parlamentari e personale ONU, massimo 20/40 persone al giorno.

Tutte le cose che entrano  vengono filtrate dalla sicurezza israeliana, per una settimana non hanno fatto passare i ceci, l'elemento base dell'alimentazione palestinese, mentre è stato bloccato l'ingresso della pasta perché considerato un bene di lusso.

La carta non può entrare e senza la carta l'ONU non può stampare i libri di scuola.

Cemento, ferro, vetro e tutto quello che serve per la ricostruzione non può passare. La popolazione vive come viveva durante la guerra.

L'apertura dei varchi è diventata una questione politica. In tutte le guerre la popolazione ha diritto ad essere aiutata. Nella striscia di Gaza questo diritto viene calpestato quotidianamente.

La questione degli aiuti deve essere spoliticizzata, la vita delle persone deve venire prima di qualsiasi altra cosa, non si può lasciar morire questa gente.

A Gaza non si può parlare di ritorno alla vita normale, di normale a Gaza è rimasto ben poco, la gente è terrorizzata e non riesce più a fare le cose di tutti i giorni.

Il contante, la cara moneta, non circola più per il blocco delle banche imposto da Israele.

Soltanto attraverso i tunnel entra qualcosa per la sopravvivenza, probabilmente entrerà anche qualcosa di militare, ma entrano soprattutto tanti salvavita.

Per esempio i sacchetti di plastica, necessari alle associazioni umanitarie per distribuire le razioni di cibo, vengono vietati da Israele e le associazioni sono costrette a comprarli al mercato nero da chi li importa attraverso i tunnel.

Bisogna ricordare che a Gaza vivono 1.500.000 persone e quasi la metà ha meno di 14 anni. Sono bambini che vorrebbero andare a scuola, giocare, avere una famiglia e ben poco hanno a che vedere con il lancio dei razzi Kassam.

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