Studenti palestinesi ricattati dai servizi segreti israeliani

Memo. Da alcuni rapporti è emerso che studenti palestinesi di medicina hanno subito ritorsioni da parte dei servizi d'intelligence israeliani.

“Collaborate con il Mossad oppure non riuscirete mai ad accedere ai praticantati presso gli ospedali di Gerusalemme”. 

Questi i contenuti dei ricatti israeliani.

Il caso è il prodotto di diverse testimonianze da parte di studenti universitari palestinesi di Abu Dis e di numerose segnalazioni presentate al gruppo “Fisici per i Diritti Umani”.

Si denunciano le pressioni psicologiche ad opera dello Shin Bet (servizi segreti israeliani) contro questi studenti e il ritiro dei permessi di accedere a Gerusalemme nei casi in cui lo Shin Bet riscontri un rifiuto di collaborare.

Si ricorda che la legislazione internazionale vieta ad uno Stato occupante di sottoporre la popolazione occupata a qualsiasi forma di ritorsione.

Anche la legge israeliana considera questi episodi dei reati penali in quanto “ricatti dietro minaccia”.

La cooperazione tra la Facoltà di Medicina dell'Università di Gerusalemme e gli ospedali palestinesi ubicati a Gerusalemme est è una realtà di vecchia data e sono in molti i professori universitari che lavorano in questi ospedali.

Intanto, “Fisici per i Diritti Umani” e il centro legale al-Mizan di Gaza hanno scritto in merito al Primo Ministro israeliano, al Ministro per la Sicurezza e al Procuratore Generale affinché controllino e pongano fine a simili operazioni da parte dello Shin Bet.

Le autorità israeliane non forniscono ancora alcuna spiegazione.

Hanin Na'ama è un avvocato del centro che definisce l'atto “una violazione del diritto alla dignità e all'autonomia degli studenti.

Il divieto imposto agli studenti palestinesi di accedere a Gerusalemme per fare pratica negli ospedali israeliani equivale alla negazione del loro diritto a concludere gli studi”. 

In termini legali, l'avvocato Na'ama definisce l'atto una “estorsione e 'una violazione dei diritti all'educazione e della libertà d'impiego”.

A lungo termine, decisioni del genere potrebbero riguardare l'accesso alle strutture ospedaliere dei cittadini palestinesi in generale provenienti dai “Territori Palestinesi Occupati”, e ci sono le prove che ipotesi simili godono di un ampio sostegno del governo israeliano.

 Samir Zaqout, ricercatore presso al-Mizan, afferma: “Siamo di fronte ad una strategia deliberata da parte dei servizi segreti di governo, volta a colpire studenti, pazienti e lavoratori palestinesi del settore ospedaliero. Si può parlare di ostaggi”.

I palestinesi vivono sotto occupazione e rientrano tra le categorie protette dalla legislazione internazionale, che sancisce quanto segue: “È inequivocabilmente vietata l'imposizione o la richiesta di cooperazione da parte della potenza occupante verso i cittadini occupati”.

“Israele crede di poter agire al di sopra della legge, e – conclude Zaqout – il silenzio della comunità internazionale incoraggia lo Stato ebraico a proseguire nei suoi crimini e nelle sue violazioni dei diritti umani”.

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