Sui media corporativi statunitensi e Israele

Palestinechronicle.com. Di Ron Forthofer. C’è molta preoccupazione in Israele per la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) palestinese che cerca di porre fine al sostegno internazionale all’oppressione israeliana dei palestinesi e di fare pressione su Israele affinché rispetti il ​​diritto internazionale.

Israele sostiene che questa campagna è una minaccia alla sua legittimità. Non sorprende che Israele non voglia riconoscere che è la sua stessa ripetuta violazione del diritto internazionale, compresi i suoi numerosi crimini di guerra, a minacciarne la legittimità.

Data l’errata percezione di sé, Israele sta conducendo una campagna per limitare qualsiasi discussione sulle sue azioni illegali e immorali. Sfortunatamente, anche senza il bisogno di alcuna campagna da parte israeliana, i media corporativi statunitensi aiutano già Israele non parlandone o minimizzando gli effetti delle violazioni israeliane.

Ad esempio dal 2007 assistiamo a una copertura limitata sulle condizioni disperate a Gaza sotto un assedio israeliano illegale raramente menzionato (con la complicità di Egitto e Stati Uniti). I grandi attacchi su Gaza del 2008, 2012 e 2014 hanno danneggiato gravemente anche ospedali, la rete fognaria e altre infrastrutture, scuole e condomini. Questo assedio ha reso quasi impossibile il trasporto di materiali e rifornimenti per riparare la devastazione. Crimini di guerra israeliani e assedio si sono combinati per rendere la vita un inferno per i circa 2 milioni di persone che sopravvivono nella Striscia di Gaza.

Inoltre viene raramente riportato il frequente comportamento criminale degli occupanti illegali israeliani di terra palestinese in Cisgiordania. I militari e la polizia israeliani arrestano raramente questi occupanti illegali, a volte permettendo l’iterazione del  crimine e a volte favorendolo con complicità. Inoltre Israele ha distrutto e continua a distruggere le case palestinesi in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est.

Israele usa scuse molto discutibili come pretesto per rimuovere illegalmente sempre più palestinesi dalle loro case. C’è anche poca copertura mediatica dell’arresto vergognoso e dell’incarcerazione di bambini palestinesi. I media controllati dalle corporazioni hanno anche minimizzato la conclusione cui è giunta la rispettata  organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, insieme ad Amnesty International e a Human Rights Watch, cioé che Israele è uno stato di apartheid.

La copertura da parte dei media corporativi statunitensi delle azioni israeliane contro gli stessi interessi statunitensi lascia molto a desiderare. Una delle azioni più clamorose e scarsamente trattate fu il tentativo israeliano nel 1967 di affondare la USS Liberty, una nave per la raccolta di informazioni ad armamento leggero. Questo attacco uccise 34 e ferì 171 marinai statunitensi.

Le spie per Israele, ad esempio Jonathan Pollard, hanno gravemente danneggiato gli interessi degli Stati Uniti. Nel 1987, Caspar Weinberger, allora Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, dichiarò: “È difficile per me … concepire un danno maggiore alla sicurezza nazionale di quello causato dall’imputato, vista l’ampiezza, l’importanza critica per gli Stati Uniti e l’elevata sensibilità delle informazioni che ha venduto a Israele”. Riguardo a Pollard, Seymour Hersh, vincitore del Premio Pulitzer, ha scritto che alcuni membri della comunità dell’intelligence statunitense credono che Israele abbia condiviso gran parte delle informazioni con l’Unione Sovietica.

Su un altro fronte, all’inizio degli anni ’90, l’allora direttore della CIA James Woolsey disse a una commissione per gli affari del governo del Senato che Israele vendeva segreti statunitensi alla Cina da circa un decennio. Queste vendite sono continuate almeno fino al 2013, quando gli Stati Uniti hanno nuovamente affrontato Israele per la vendita di attrezzature militari sensibili alla Cina.

Oltre alla complicità dei media, i sostenitori israeliani hanno organizzato campagne, a livello statale e a livello nazionale, nelle università che tentano di reprimere i sostenitori dell’attivismo palestinese contro l’occupazione e del Bds. Nel 2015 il Palestine Legal Center e il Center for Constitutional Rights hanno pubblicato un rapporto che documenta i diffusi tentativi di soffocare la libertà di parola dei sostenitori palestinesi negli Stati Uniti. Ci sono anche sforzi internazionali per vietare il sostegno al Bds o l’opposizione all’occupazione israeliana delle terre palestinesi. Fortunatamente, l’American Civil Liberties Union ha contribuito a fermare la legislazione al Congresso che avrebbe messo a tacere le critiche a Israele a livello nazionale. Sfortunatamente, però, troppi politici sono stati disposti a soffocare la libertà di parola. Nel 2021 35 stati hanno approvato progetti di legge o ordini esecutivi progettati per scoraggiare il boicottaggio di Israele.

Dato il record schiacciante di Israele, è chiaro il motivo per cui vorrebbe limitare la libertà di parola sulle sue politiche. In particolare, se gli americani comprendessero la profondità dei crimini di guerra israeliani e delle gravi violazioni dei diritti umani, sarebbe difficile continuare a sostenere i veti statunitensi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite contro questi crimini. Inoltre sarebbe difficile comprendere la fornitura da parte degli Stati Uniti di quasi 4 miliardi di dollari all’anno in aiuti militari a Israele, una nazione ricca che ha avuto a lungo uno degli eserciti più forti del mondo.

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice