Sulla mostra “Israele Arte e Vita 1906 – 2006”.

Sulla mostra “Israele Arte e Vita 1906 – 2006”

E’ in corso a Milano, dal 18 ottobre fino al 7 gennaio 2007, la mostra “Israele Arte e Vita 1906 – 2006”. Numerosi gli eventi, definiti dagli stessi organizzatori “collaterali”, ad esempio un concerto, il 22 ottobre scorso, degli archi dell’orchestra dell’esercito israeliano (IDF)!(1)

Per quanto riguarda l’aspetto artistico due singolari “rivisitazioni” di Adi Nes (2):

1.     “un’ultima cena” (3) dove gli apostoli sono sostituiti da soldati israeliani

2.     “una rivisitazione della Pietà di Michelangelo in cui la figura di Maria che conforta Gesù morente è sostituita da quella di un soldato dell’ esercito israeliano ferito, stretto fra le braccia di un compagno”(3) 

A completare l’operazione “culturale” ci ha pensato la Provincia di Milano, distribuendo a sue spese alle scuole due opuscoli della Proedi editore (4):

  1. Democrazia e diritti umani in Israele – Un modello per un mondo che cambia

  2. Israele Palestina – La lunga via per la pace

In quest’ultimo si possono trovare le più scontate affermazioni della storiografia di regime come:

“Nel frattempo la guerra (del 1948, nda) ha provocato anche lo sfollamento(5) di alcune migliaia di profughi: arabi della Palestina verso i territori sotto controllo arabo (dove vengono chiusi nei campi profughi), ebrei dai Paesi arabi verso Israele (dove vengono integrati)”. 

“..  ma nel 1978 il mondo arabo (Egitto a parte) rifiuta gli Accordi di Camp David e il negoziato con Israele.” (6)

“L’apice viene raggiunto da Ehud Barak che, al summit di Camp David del luglio 2000, e di nuovo nel dicembre accettando la formula Clinton, offre a Yasser Arafat un accordo definitivo con la nascita di uno stato palestinese sul 97% dei territori e capitale a Gerusalemme est, più indennizzi per i profughi. Ma Arafat rifiuta. Scrive Dennis Ross (7) allora consigliere della Casa Bianca: "Arafat non fu in grado di porre fine al conflitto."  

“Nella primavera 2002 Israele reagisce agli attentati rientrando nelle città palestinesi (Operazione Scudo Difensivo) e isola Arafat, asserragliato con un gruppo di terroristi nel suo quartier generale a Ramallah.” (8)

“Sharon, considerando …. la mancanza di un interlocutore negoziale affidabile, lancia il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza”.(9)

Invitiamo tutti/e a rendersi conto di persona della vera natura di questa iniziativa.

Non si tratta di una mostra d’arte, ma di una operazione di infowar (guerra dell’informazione), nel quadro della offensiva culturale, una strategia a largo raggio, tesa a far prevalere le presunte ragioni di Israele nella opinione pubblica occidentale, opinione pubblica colpita dalle atrocità israeliane in Libano e nella striscia di Gaza, documentate, loro malgrado, dalle immagini se non dalle parole, apparse nei media occidentali.

Assai singolare è che nessuno, almeno a nostra conoscenza, abbia considerato doveroso stigmatizzare che tutto questo sia stato promosso dal Ministero degli Esteri israeliano di concerto con  Regione Lombardia,  Provincia e Comune di Milano e con l’alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica.

Piero Gilardi

Alfredo Tradardi

ISM-Italia – International Solidarity Movement – Italia

Torino, 2 dicembre 2006

(1) http://www.israelearte.org/eventi.htm

(2) l’iconografia supermaschilista delle fotografie di Adi Nes rimanda a “una ironia” che conferma la regola della subordinazione ideologica della maggioranza degli artisti israeliani alla retorica governativa.

(3) così recita il catalogo e l’introduzione di Vittorio Sgarbi.

(4) http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp/idelemento/34643

 (5) Ilan Pappe, docente all’università di Haifa,  chiama lo sfollamento “pulizia etnica della Palestina”, Oneworld 2006.  

(6) Secondo Avi Shlaim, professore di relazioni internazionali a Oxford, (Il Muro di Ferro, Il Ponte 2003), i governi israeliani non hanno mai voluto la pace.

(7) L’altro consigliere di Clinton, Robert Malley, ha sostenuto esattamente il contrario. Le offerte “generose” di Barak, erano generosissime, ma non per i palestinesi ai quali Barak proponeva di rinunciare a circa il 50% della Cisgiordania  che a sua volta è solo il 20% della Palestina storica.

(8) Della provocazione di Sharon sulla spianata delle moschee non c’è traccia, né delle tesi di molti, come Tanya Reinhart (Distruggere la Palestina, Tropea 2004) o Gideon Levy (giornalista di Haaretz), che mettono in evidenza la politica israeliana di guerra perpetua contro i palestinesi e il mondo arabo.

(9) “L’imprigionamento di Gaza  nell’estate 2005, che è stato propagandato come un generoso ritiro israeliano, ha causato gli attacchi con i qassam di  Hamas e della Jiahd islamica e la cattura di un soldato israeliano. Ma anche prima della cattura di Gilad Shalit, l’esercito israeliano ha bombardato la striscia in modo indiscriminato. Dal momento della cattura, gli assassini di massa sono aumentati e sono diventati sistematici”, Ilan Pappe, Genocide in Gaza, The Electronic Intifada, 2 September 2006.

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L’International Solidarity Movement (ISM www.palsolidarity.org) è un movimento palestinese impegnato a resistere all’occupazione israeliana usando i metodi e i principi dell’azione-diretta non violenta. Fondato da un piccolo gruppo di attivisti nel 2001,  ISM ha l’obiettivo di sostenere e rafforzare la resistenza popolare assicurando al popolo palestinese la protezione internazionale e una voce con la quale resistere in modo nonviolento alla schiacciante forza militare israeliana di occupazione.

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