Tempi duri per l’Umanità…

 

Abbiamo letto e riletto la notizia che riferisce dell’iscrizione nel registro degli indagati della procura di Roma di Hamza Roberto Piccardo e di Mohammad Nour Dachan: violazione della legge 13 ottobre 1975 n. 654, perché, "incitava a commettere violenze e atti di provocazione alla violenza per motivi razziali e religiosi", il primo, e perché diffondeva “idee fondate sull’odio razziale e religioso”, il secondo.

Abbiamo scritto di avere piena fiducia nelle istituzioni italiane, e nella magistratura, e lo ribadiamo: alla fine, siamo certi, il caso si smonterà. Tuttavia, restiamo perplessi, dubbiosi e preoccupati per il crinale pericoloso, minaccioso in cui si è avviata la democrazia italiana. Quella democrazia frutto di tante lotte, di martiri e sofferenze, e forse mai pienamente attuata.

La libertà di critica, di giudizio, di arbitrio sono un bene troppo prezioso per contrabbandarlo al miglior offerente.

Piccardo e Dachan hanno espresso, ognuno con modalità differenti, opinioni amare e dolorose riflessioni su quanto stava accadendo in Palestina e in Libano l’estate scorsa.

Dove stia l’intento doloso, istigatorio, provocatorio, lesivo, razzista o quant’altro, davvero non si comprende.

Dachan ha tentato di paragonare in modo storicamente – e ribadiamo, storicamente – inesatto le stragi naziste all’attuale pulizia etnica contro i palestinesi per mano del governo israeliano. Il suo ragionamento deve essere stato: “i media italiani stanno tutti, o quasi, dalla parte di Israele, qualunque cosa faccia il suo governo. Per il massacro di tanti civili libanesi e palestinesi non c’è spazio nei giornali e nei tg, se non per raccontare le ragioni, le esigenze di “difesa” dello stato israeliano. Allora, compriamo una pagina e denunciamone i crimini in corso. In questo modo la gente saprà”.

Cioè, “usiamo la comunicazione, i mezzi di informazione” per “far sapere” ciò che è tenuto nascosto agli italiani. Agli arabi, ai musulmani l’inserzione non serviva: c’è un’abbondanza di tv satellitari, nazionali, locali, internazionali, di giornali, ecc., che quotidianamente racconta con dovizia di particolari, di foto, di video, di immagini, di servizi, interviste, quanto accade in Medio Oriente. Il mondo arabo-islamico e le comunità musulmane in Italia già sanno. Sono ben informate. Sono gli italiani ad esserlo scarsamente. Almeno, una buona parte di essi. Ed è a loro che si rivolgevano le inserzioni dell’Ucoii e, crediamo, anche la riflessione di Piccardo.

Non si usava l’arabo e il “doppio discorso”, cosa di cui spesso vengono accusati i leader musulmani in Europa. No. I pezzi erano scritti in italiano, perché fossero comprensibili agli italiani e a quei giovani arabi ormai italiani.

Quindi, la “incitazione all’odio” era destinata agli italiani, si deve desumere. Non a folle di immigrati, di musulmani incavolati.

O forse erano solo tentativi goffi e impropri – l’inserzione a pagamento – di risvegliare le coscienze assopite dal sonno della ragione.

Una ragione ottenebrata da una politica “equivicina” ai più potenti (per scelta, per trattati vecchi di sessant’anni, per affinità elettive, o quant’altro) e da un’informazione troppo spesso parziale, lacunosa, non corretta, ormai sempre più embedded con il più forte, con l’oppressore di turno. Un’informazione lontana dagli “ultimi”, evangelicamente parlando, e molto, molto vicina ai “primi”.

Piccardo e Dachan hanno scritto ciò che molti pensano: il governo di Israele, non gli ebrei, sta compiendo orrori, atrocità, immoralità di cui dovrà rispondere al mondo, alla Storia, checché ne pensino i Napolitano, i Malan e gli Stracquadanio (gli ultimi due, parlamentari, hanno depositato la denuncia alla procura di Roma). Molti ebrei nel mondo e molti israeliani stanno denunciando tali crimini commessi contro i palestinesi e i libanesi dal governo di Israele. Sono anch’essi razzisti? Antisemiti?

Quanto alle modalità di comunicazione, ognuno se le sceglie in base alle proprie capacità dialettiche e di relazione ai mezzi di informazione. Forse, sarebbe stato meglio lasciare il compito di comunicare il messaggio a un esperto e non improvvisare. Ma tant’è.

Ciò che ci turba, ribadiamo, è questa china pericolosa su cui si muove la nostra libertà di parola, di denuncia, di contestazione. La nostra democrazia.

Si può condividere o meno quanto altri dicono o scrivono, ma è essenziale che vi sia la possibilità di esprimersi, senza insultare, senza minacciare, senza calunniare (come invece si vede in tv tutti i giorni durante i sempre più onnipresenti programmi-spazzatura).

Invece no: chiunque contesti l’ormai Pensiero Unico – siano essi il Valsusini No-Tav, i No-Mose, i No-Ponte, i No-Allargamento della base Usa di Vicenza, i No alle guerre dell’amministrazione Bush & multinazionali, o chi ha ancora il coraggio – ebbene sì, il coraggio – di denunciare i crimini di guerra del governo israeliano – non degli ebrei, si faccia attenzione – è un potenziale Terrorista. Una minaccia. Un pericolo da “attenzionare”, da schedare, ecc. ecc.

Come nelle peggiori previsioni orwelliane, il Grande Fratello ci vuole intruppati come bravi soldatini senza reazioni emotive, senza emozioni, senza idee, senza pensieri, senza principi – se non quelli da lui contrabbandati come Giusti. L’alterità, la diversità, il dissenso sono considerati sempre più una minaccia allo status quo. Al sistema perfettamente sviluppato, in cui le poche occasioni di “libera espressione” sono in realtà ad esso funzionali, come l’osso gettato al cagnolino che abbaia.

Eh sì, tempi duri per l’Umanità…

 

La Redazione di Infopal.it

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