Tempo di agire per il presidente Mursi: ora o mai più.

Cairo – PressTv. Di Rodney Shakespeare (*).
Il presidente Mursi deve battere il ferro finché è caldo. O adesso o mai più. E non solo per l’Egitto ma anche per il Medio Oriente, e, sì, per il mondo.

L’Egitto è di gran lunga il paese più popoloso nel mondo arabo; è geograficamente centrale; rappresenta le speranze di milioni di persone. Deve essere in testa oppure provare la vergogna del corridore che, consegnando la torcia della democrazia e della libertà, comincia a vacillare appena si trova di fronte a delle difficoltà e la lascia cadere per mancanza di coraggio.

“Per un breve, magico periodo, probabilmente solo poche settimane, il presidente Morsi ha il potere, potere che proviene direttamente dalle strade. Tale potere è assoluto se tutti sanno che l’intero paese, piuttosto che qualche fazione egoista, è servito; che la giustizia non è solo un appello, ma sarà la realtà; e quelli che torturano e uccidono saranno puniti”.

Comunque, c’è un punto interrogativo sul desiderio e l’abilità dei Fratelli Musulmani di condurre alla democrazia e alla libertà. Proprio agli inizi, la Fratellanza stava negoziando con la giunta militare e, appena le notizie della negoziazione trapelarono, il sostegno politico e morale per la Fratellanza crollò. È per questo che il candidato a presidente della Fratellanza ha ottenuto solo il 52% dei voti, quando avrebbe dovuto ricevere uno schiacciante 75% o più. Le trattative, inoltre, sono ancora in corso in questo momento (l’articolo è stato pubblicato lunedì 25 giugno, ndr).

“Ma il presidente e la Fratellanza adesso hanno un’opportunità, che non si presenterà di nuovo, per eliminare il punto interrogativo. Hanno la possibilità di riconquistare il sostegno politico e morale, non solo in Egitto, ma in tutta la regione. Infatti, hanno l’occasione di lasciare un segno nella storia che rimarrà per sempre un punto di svolta per il mondo.

Si può e deve esser fatto. Deve esser fatto con il chiaro intento di liberarsi delle catene militari e non tornare mai più in quella situazione. Ciò significa la volontà di cogliere il momento magico e, sì, essere preparati a spezzare lo spirito e la lettera degli accordi con l’esercito, che non sono mai stati dei veri accordi, ma coercizioni e oppressioni. Se il presidente Morsi non guida la svolta per la democrazia e la libertà è finito, e anche l’Egitto sarà finito.

Così il presidente Morsi dovrebbe comportarsi immediatamente come un presidente. Un presidente eletto, non una creatura che è soggetta al comando dei militari. E, soprattutto, comportarsi come un presidente per tutti, non solo per una parte d’Egitto.

In primo luogo significa annunciare che lui e la Fratellanza rappresentano tutti gli egiziani e lui nominerà immediatamente un consiglio consultivo composto da tutti i candidati a presidente insieme ai rappresentanti di altri gruppi, ad esempio, i cristiani.

Per prendere un’iniziativa dopo l’altra, in modo da superare rapidamente le macchinazioni dei militari, dovrebbe convocare il parlamento sospeso dalle forze armate. Dovrebbe far questo in nome della democrazia.

Allo stesso tempo, dovrebbe comunicare che quei giudici che hanno dichiarato un corpo eletto democraticamente come illegittimo sono loro stessi illegittimi e sono sospesi dai loro posti.

Il presidente deve andare oltre e annunciare che la banca centrale egiziana non deve prendere presti dall’estero (e quindi essere controllata dall’Occidente) ma deve creare il proprio denaro, veramente libero da interessi, per la reale economia e la diffusione della reale economia ad ogni egiziano nella società (vedere www.binaryeconomics.net). Non deve mai, mai permettere che l’Egitto sia ancora controllato dal capitalismo finanziario internazionale.

Annunciando apertamente che il futuro dell’Egitto proviene esclusivamente dal potere dato dal popolo nelle strade, deve punire i militari come coloro che hanno pensato solo a loro stessi; che hanno tradito milioni di poveri egiziani; che hanno presuntuosamente preso parte alla politica; che sono direttamente responsabili di torture e omicidi; e, soprattutto, che hanno dimenticato che il lavoro delle forze armate è di proteggere il paese invece di proteggere solo se stesse, come avvenuto fino ad oggi.

Il presidente Morsi dovrebbe esigere allora che i militari dimostrino che stanno proteggendo il paese; dimostrino che non stanno pensando solo a loro stessi (il controllo militare è tra il 30% e il 40% dell’economia egiziana); e dimostrino che non sono controllati, o influenzati, dagli Stati Uniti e da Israele. Dovrebbe ordinargli di cambiare immediatamente direzione e svolgere il loro servizio e mai, mai più partecipare all’oppressione del popolo che sono chiamati a servire.

Inoltre, il presidente dovrebbe impostare la filosofia egiziana nel contesto della comunità musulmana. Il Medio Oriente è pieno di settarismo vizioso. Dovrebbe denunciare il settarismo nel mondo musulmano; promettere che farà progredire l’unità della comunità; proclamare che sunniti e sciiti sono uguali; e annunciare che ci sarà una futura associazione e cooperazione con l’Iran. Coraggio, presidente Morsi! Coraggio, Egitto! Ora o mai Più!

Traduzione per InfoPal a cura di Giovanna Zagami

(*) E’ professore di Econonia presso la Trisakti University, Jakarta, Indonesia, e co-fondatore della “Global Justice Movement www.globaljusticemovement.net”, membro della “Christian Council for Monetary Justice”. Il suo principale sito web: www.binaryeconomics.net. Altri articoli di R.S.