Tesi sulla Palestina, la prof se ne va

La Stampa. Tesi sulla Palestina, la prof se ne va

Una docente si rifiuta di presiedere la seduta di laurea di due studentesse di Lingue “Mi sono fatta sostituire: non potevo proclamarle dottoresse”. Il lavoro ottiene 6 punti su 10
PAOLO COCCORESE
TORINO

L’Università è il luogo d’eccellenza per ospitare il confronto tra le parti. Per una volta a Torino, nella sala dove martedì si discutevano le tesi del Dipartimento di Lingue, non è stato così. «Oggi, per la prima volta in 25 anni di carriera, mi sono rifiutata di presiedere alla laurea di due studentesse che hanno presentato un lavoro sulle “città palestinesi”», è lo sfogo apparso (poi cancellato) su Facebook della professoressa Daniela Santus. «Ho espresso la mia riprovazione alla commissione che intendeva laurearle e, dopo che il Direttore ha proposto di sostituirmi, me ne sono andata».

Sostituzione

Il pomeriggio della docente di Geografia – ebrea, che nel 2005 fu duramente contestata dai centri sociali per le sue lezioni e per aver invitato nell’Ateneo il viceambasciatore israeliano, Elazar Cohen – si è concluso alle 17,30 quando ha lasciato libera la poltrona di presidente di commissione. Che aveva occupato per l’improvvisa assenza della professoressa di Storia, Ada Lonni, presidente del corso di Comunicazione per il Turismo e relatrice della tesi «Percorsi classici e letterari di città palestinesi».

«Ho deciso di sfogliarla perché avevo notato due lavori con lo stesso titolo», dice Santus. E’ così che la ricerca a quattro mani di Enrica Mazzei e Atif Kaoutar, è finito nelle mani della docente.

Le frasi sotto accusa

«Ho letto velocemente, e ho scoperto che gli ebrei sono “sionisti”, che sono in Palestina per sfruttare la manodopera araba, che l’Olp non ha compiuto attentati e che la Striscia di Gaza non è mai stata privata degli insediamenti ebraici», dice Santus.

«Popolo oppresso»

La tesi propone una guida turistica costruita sulle opere di tre scrittori palestinesi. «Lavoro buono – si legge nel giudizio compilato dalla relatrice -. Con alcune considerazioni di cui sono responsabili le autrici».

«Il popolo palestinese è oppresso, gli sono negati i diritti umani – dice una delle studentesse, Enrica Mazzei -. Forse abbiamo usato definizioni troppo severe, ma non giustifichiamo il terrorismo e non avevamo paura della discussione». Le laureande sono rimaste per quasi 2 ore ad aspettare il loro turno davanti alla porta chiusa. «La proclamazione è un momento felice che non ho voluto rovinare – ribatte Santus -. Ho preferito essere sostituita, ma non potevo proclamarle dottoresse». Alla fine, i punti alla tesi sono stati 6 su 10.