Theodor Herzl e il Sionismo

Pagine di Storia: il Sionismo. A cura dia Asia Francesca Rossi.

Theodor Herzl. La Vita e le opere

Theodor Herzl (1860-1904) non fu il primo sionista in ordine di tempo, ma il suo contributo in tale ambito fu fondamentale non solo per le idee apportate, ma anche per le capacità organizzative e lo spirito d’intraprendenza.

Herzl nacque a Budapest, figlio di un mercante ungherese, ma a diciotto anni si stabilì a Vienna con la sua famiglia, dove si laureò in giurisprudenza. Cresciuto con le idee dell’illuminismo tedesco, si avvicinò all’ebraismo nel 1882, dopo aver letto “Die Judenfrage Als Racen-Sitten und Culturfrage” (“La questione ebraica come questione di razza, costume e cultura”) di Duhring.

Si sposò con Julia Naschauer, ebbe tre figli e si dedicò alla scrittura, abbandonando la carriera di avvocato.

Dal 1891 divenne corrispondente per il giornale liberale “Neue Freie Presse”, mentre andava convincendosi sempre più che la conversione al Cristianesimo da parte dei giovani ebrei e il socialismo fossero l’unica soluzione per la questione ebraica.

Questa idea non durò molto e già nella pièceDas Ghetto” si trova un completo capovolgimento del pensiero di Herzl al riguardo.

Molti studiosi sostengono che Theodor Herzl scrisse la sua opera più importante “Der Judenstaat” (“Lo Stato ebraico”, 1896) come conseguenza dell’affaire Dreyfuss. In realtà la genesi di quest’opera fu più sfaccettata.

Per lo scrittore, infatti, l’affaire non rappresentò altro che la conferma di ciò che già pensava, cioè dell’impossibilità di convivenza pacifica tra ebrei e non ebrei perfino in una nazione tanto emancipata quanto la Francia.

L’unica via d’uscita per gli ebrei, dunque, era l’emigrazione in una nuova terra in cui poter costruire uno Stato ebraico.

All’inizio Herzl venne duramente criticato ed il suo pensiero considerato quasi folle. L’unico che lo aiutò e lo sostenne durante i “primi passi” nel sionismo politico fu l’intellettuale cosmopolita Max Nordau.

La pubblicazione dell’opera “Lo Stato ebraico”, tradotta in ben diciotto lingue, segnò una svolta per Herzl, che volle precisare ancora meglio le sue idee in un articolo per “The Jewish Chronicle”, nel quale scrisse:

“La questione ebraica continua a esistere. Sarebbe follia negarlo…la nostra presenza genera persecuzione. Ciò è vero in ogni Paese…la Francia non fa eccezione, finché la questione ebraica non trovi una soluzione politica…ci siamo impegnati onestamente per immergerci nella vita sociale delle comunità adiacenti conservando soltanto la fede dei nostri padri. Non ci è stato consentito…siamo un unico popolo…siamo sufficientemente forti da formare uno Stato…” 

Il pensiero

Nell’opera “Lo Stato ebraico” Herzl scrisse le sue convinzioni principali riguardo alla nascita dello Stato ebraico. Il primo punto di innovazione della sua analisi, sta nel non avere fatto alcuna distinzione tra ebrei d’Occidente e d’Oriente, considerando la questione nazionale come un problema riguardante tutto il popolo ebraico.

Per creare una nazione, però, occorreva prima negoziare con le grandi potenze e solo in un secondo momento procedere con la colonizzazione.

Ormai lontano dall’idea dell’assimilazione del popolo ebraico, Herzl non fissò mai la futura patria in un luogo preciso, delegando la scelta ai rappresentati del popolo ebraico. In questo quadro la Palestina non era che una possibilità, subordinata alle strategie diplomatiche, benché lo stesso Herzl confermasse: “”La Palestina è la nostra indimenticabile patria storica”.

Dichiarò, inoltre, che la nazione ebraica dovesse essere moderna, occidentale, completamente basata sul progresso, la laicità e sviluppata attraverso due organi di fondamentale rilevanza: la Società ebraica, che avrebbe rappresentato tutto il popolo e il Fondo ebraico che avrebbe gestito l’economia e la colonizzazione del nuovo Stato.

Il I Congresso Sionista

Il 1897 fu una data importantissima per la causa sionista; a Basilea, infatti, venne convocato il I Congresso Sionista, durante il quale venne fondata l’Organizzazione Sionista Mondiale e redatto il programma del Movimento Sionista.

Per Herzl il Congresso fu un avvenimento di straordinaria portata, poiché egli aveva sempre sostenuto che la questione ebraica riguardasse la politica internazione e come tale dovesse essere affrontata. Prima la politica e la diplomazia, poi la colonizzazione e su questo punto Theodor Herzl fu sempre irremovibile.

Il progetto per lo Stato ebraico in Palestina era divenuto più concreto negli anni, ma fortemente osteggiato dall’Impero Ottomano che non aveva alcuna intenzione di cedere agli ebrei la Palestina.

Herzl cercò, dunque, di intessere buone relazioni con il governo britannico, sperando potesse essere la carta vincente per ottenere la terra tanto agognata. Arrivò anche a considerare l’ipotesi di Cipro o del Sinai come futura patria, ma gli inglesi, per nulla inclini a cedere Cipro proposero, invece, l’Uganda.

Secondo Herzl l’unica opzione possibile per non inimicarsi la Gran Bretagna e sperare di poter raggiungere, un giorno, la Palestina, era quella di accettare l’offerta, ma durante il VI Congresso Sionista, tenutosi a Basilea nel 1903, incontrò notevoli e aspre resistenze e perfino accuse di aver tradito la causa sionista.

Non tutti i delegati, infatti, erano convinti che l’Uganda sarebbe stata solo una nazione di “transito” verso la vera meta, la futura “Erez Yisrael”, cioè la Palestina, così decisero di abbandonare il Congresso in segno di disapprovazione.

Theodor Herzl passò l’ultimo anno della sua vita a cercare di frenare queste opposizioni, dedicandosi, con il carisma e l’abnegazione abituale, alla causa sionista.

Dopo la morte la sua persona venne fatta oggetto di una sorta di culto, idolatrato, entrando non solo nella Storia, ma anche nella leggenda. Il corpo, originariamente tumulato a Vienna, venne trasferito in Israele nel 1949, sulla collina ribattezzata Monte Herzl, dove avvenne il primo funerale di Stato d’Israele.

Herzl è considerato dagli israeliani “il padre della patria”. Il suo intenso lavoro per la causa sionista portò alla creazione di Israele, e alla tragedia della Nakba palestinese.

 

Bibliografia

James L. Gelvin, “Il Conflitto israelo-palestinese”, Einaudi, 2007;

Ilan Greisammer, “Il Sionismo”, Il Mulino, 2007;

Theodor Herzl, “Lo Stato Ebraico”, Il Nuovo Melangolo, 2003.