Gaza-Wafa. Nel cuore di Gaza, dove l’eco della guerra è diventato una dolorosa melodia di sopravvivenza, in una piccola stanza d’ospedale si svolge una storia straziante. Shawq Ayyad, una madre trentenne, guarda impotente il suo bambino Sanad combattere una battaglia disperata per una grave condizione di salute a causa dall’implacabile aggressione israeliana che ha colpito la regione da oltre un anno.
La battaglia invisibile.
La gravidanza di Shawq Ayyad, che avrebbe dovuto essere un momento di attesa e di gioia, è stata oscurata dai bombardamenti continui e dalla dura realtà della guerra.
Vivendo tra la continua violenza e gli sfollamenti, Shawq è stata esposta ai fumi tossici degli attacchi aerei e ha dovuto affrontare gravi carenze di cibo e vitamine essenziali. Queste terribili condizioni hanno avuto un impatto negativo sulla sua salute e, tragicamente, sulla salute del suo bambino non ancora nato.
Quando Sanad è nato, la sua vita è stata rovinata dalla triste realtà delle sue condizioni. Gli è stata diagnosticata l’idrocefalia, una grave condizione caratterizzata dall’accumulo anomalo di liquido cerebrospinale nel cervello: Sanad ha una paralisi parziale e gravi problemi sensoriali. La triste diagnosi è un crudele promemoria delle conseguenze di vasta portata della violenza in corso.
Una crisi medica.
Nell’ospedale dei Martiri di Al-Aqsa a Gaza, dove la situazione di Sanad sta diventando sempre più disperata, il neonato giace attaccato a una miriade di dispositivi medici. Nonostante diversi interventi chirurgici volti ad alleviare le sue condizioni, le limitate risorse mediche nella regione sono insufficienti per la sua guarigione.
Il sistema sanitario di Gaza, già al limite, fatica a fornire le cure specialistiche di cui Sanad ha urgentemente bisogno.
Shawq racconta la sua straziante esperienza a un reporter dell’agenzia Anadolu. “Durante la mia gravidanza, i gas tossici dei bombardamenti mi hanno causato gravi difficoltà respiratorie, che credo abbiano avuto ripercussioni sul mio bambino”, dice con la voce rotta dall’angoscia.
“Qui a Gaza, mio figlio ha subito numerosi interventi chirurgici, ma ha disperatamente bisogno di cure oltre i nostri confini, cure che sono semplicemente fuori dalla sua portata a causa del blocco e della guerra in corso”.
Un blocco di disperazione.
Il blocco imposto da Israele ha ulteriormente aggravato la sofferenza degli abitanti di Gaza. La chiusura del valico di Rafah e di altre vie di rifornimento vitali ha intrappolato di fatto migliaia di persone in condizioni terribili.
Per coloro come Sanad, che hanno bisogno di attrezzature mediche speciastiche e trattamenti non disponibili localmente, questo blocco significa uno spietato destino senza accesso alle cure necessarie.
Shawq evidenzia le carenze critiche a Gaza, sottolineando che suo figlio necessita di sondini per l’alimentazione, attrezzature per la sterilizzazione e altre forniture mediche che semplicemente non sono disponibili. La situazione è disperata, con beni di prima necessità per sopravvivevere che stanno diventando sempre più scarsi.
Una crisi umanitaria.
L’ampia crisi umanitaria a Gaza ne colpisce migliaia di altri. Statistiche recenti rivelano che circa 3.500 bambini affrontano condizioni che minacciano la loro vita a causa della malnutrizione, mentre circa 10.000 pazienti oncologici hanno urgente bisogno di cure fuori dalla regione.
Il continuo blocco e la restrizione delle risorse hanno esacerbato la sofferenza della popolazione, rendendo l’assistenza sanitaria di base e le scorte per sopravvivere insufficienti in modo allarmante.
Dallo scoppio dell’offensiva israeliana il 7 ottobre 2023, Gaza è stata tagliata fuori dai servizi essenziali. La distruzione delle infrastrutture, inclusa l’unica centrale elettrica, ha portato a interruzioni diffuse e a un bloccco delle forniture essenziali. Gli aiuti internazionali che raggiungono Gaza sono limitati e non riescono a soddisfare i crescenti bisogni dei suoi abitanti.
Speranza nella disperazione.
In questa schiacciante avversità, Shawq si aggrappa a un fragile filo di speranza. Desidera un giorno che Sanad possa ricevere le cure di cui ha disperatamente bisogno. La sua speranza non è solo per il figlio, ma per gli innumerevoli altri che soffrono in silenzio, in attesa di un minimo di sollievo in una terra travolta dal conflitto.
Traduzione per InfoPal di Edy Meroli