Traffici illegali dai tunnel di collegamento tra Gaza ed Egitto.

Dal nostro corrispondente.

A.S., 29 anni, ha finito di scavare le gallerie sotto la frontiera, dopo il ritiro israeliano dalla striscia di Gaza. Si è sistemato per il futuro dopo aver rischiato la vita più volte durante lo scavo delle gallerie. 

In un incontro privato con la nostra redazione, A.S. spiega che gli organi di sicurezza palestinesi hanno scoperto tante gallerie nei mesi passati: tanti giovani alla ricerca di un quadagno, svolgono questo lavoro. 

Decine di canali collegano la città di Rafah palestinese con la Rafah egiziana, dopo che i governi israeliano, egiziano e palestinese hanno fallito nel tentativo di distruggere queste gallerie attraverso cui le armi entrano nei Territori palestinesi. 

Droga e armi

Tanti trafficanti si servono delle gallerie per contrabbandare droga e armi, oro e soldi da e per la Striscia di Gaza. A.S. sostiene che la maggior parte delle gallerie, attualmente, vengono utilizzate con l’obiettivo di guadagnare. E ha aggiunto di aver abbandonato questo lavoro pericoloso quando i proprietari della galleria per i quali lavorava, gli avevano chiesto di far entrare una grande quantità di droga. 

Numerosi addetti agli scavi delle gallerie hanno confermato che la Striscia di Gaza, dopo il ritiro israeliano, si è riempita di armi, specialmente a seguito dell’apertura della frontiera con l’Egitto.

Queste gallerie hanno permesso a numerose famiglie palestinesi nella Striscia di entrare in possesso di armi leggere e di usarle in modo non controllato per aggredire i beni pubblici, le associazioni e per affrontare divergenze. 

Le forze di sicurezza palestinesi devono assumere la responsabilità di proteggere la parte di frontiera palestinese lunga 13 km. Qualche ufficiale dei gruppi di sicurezza si lamenta della mancanza di collaborazione nel per combattere i traffici in queste gallerie. 

Dopo il ritiro israeliano, le forze di polizia di frontiera egiziane stanno combattendo contro le gallerie che scoprono mano a mano nel loro territorio: vi lanciano bombe a gas e lacrimogene. Quattro palestinesi sono stati uccisi non perché le strutture abbiano ceduto (come era stato detto, ndr) ma per soffocamento. 

La prima galleria

La prima galleria per i traffici illegali ha fatto la sua apparizione nel 1982, dopo che sono state ridisegnate le frontiere a seguito del ritiro di Israele dal Sinai.

Khaled, 44 anni, un altro addetto a questa pericolosa professione, afferma: "All’inizio, le gallerie venivano utilizzate per far entrare le sigarette, l’hashish, l’oro e pezzi di ricambio per le macchine. Sopo lo scoppio della prima Intifada, alla fine del 1987, le gallerie sono state usate per portare le armi e far scappare i palestinesi ricercati dagli israeliani”.

 

In base a quanto afferma Khaled, la lunghezza delle prime gallerie, a quel tempo non superava i trenta metri: venivano scavate da entrambe le parti, perché le case erano vicine alla frontiera e le famiglie potevano comunicare tra di loro.

 

Nel 1994, con l’arrivo dell’autorità palestinese nella striscia di Gaza, le forze di sicurezza hanno cominciato a combattere contro queste gallerie all’interno di un piano di collaborazione per la "pianificazione della sicurezza con Israele”.

 

Khaled ha svolto questo mestiere all’età di vent’anni ed è stato arrestato dalle forze di sicurezza per aver scavato sotto la frontiera: "Alcuni dirigenti degli organi di sicurezza – racconta – si sono impossessati di diverse gallerie”.

 

Dopo lo scoppio dell’Intifada di Al-Aqsa, a fine settembre 2000, le forze di occupazione israeliana hanno distrutto migliaia di case palestinesi lungo la frontiera. Ciò ha causato l’ampliamento della lunghezza dei tunnel, che è arrivata a 700 – 1000 metri. 

Khaled ha ripreso a fare questo lavoro dopo l’inizio dell’Intifada di Al-Aqsa e, nonostante le forze di occupazione israeliane abbiano distrutto migliaia di case nella città di Rafah, non hanno potuto eliminare i passaggi costruiti sotto la frontiera.

Inventare nuovi metodi.

L’Egitto ha partecipato insieme agli israeliani  alla lotta contro lo scavo dei tunnel – almeno quelli creati nella parte egiziana. Khaled spiega che un suo parente è ancora in prigione in Egitto, dal 1995, perché ha aiutato a scavare numerose gallerie.

 

E aggiunge che il passaggio dal lato egiziano viene aperto nelle ore notturne: la merce concordata è pronta all’ingresso della galleria, dopo un po’ i passaggi vengono chiusi o abbandonati.

 

Khaled spiega che con questo lavoro nelle gallerie ha potuto comprare una casa e mantenere la famiglia, e che doveva allontanarsi per settimane o mesi per paura che venissero scopertae le attività di scavo attraverso i suoi spostamenti.

 

Nonostante il servizio reso da questi tunnel alla resistenza palestinese, rimane il rischio del loro utilizzo per traffici illegali e nocivi come la droga.

 

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