Tribunale militare di Ofer – Un ritratto dell’occupazione fisica e psicologica dei giovani palestinesi

Palestinian-youth-arrested-by-Israeli-soldiers-in-al-aqsa-mosque04Memo. AL. Su una grande piazza polverosa davanti alla base militare di Ofer giacciono i resti di pallottole di gomma esplose e di munizioni  usate. Sono i resti delle dimostrazioni per la liberazione di prigionieri politici, spesso represse violentemente dalle Forze israeliane. L’anno scorso le Forze israeliane hanno ucciso illecitamente due giovani che stavano partecipando a una dimostrazione nei pressi della base.

La base militare di Ofer venne istituita nei sobborghi di Ramallah, e dal 1968 ospita il tribunale militare, una delle armi giudiziarie della prolungata occupazione israeliana della Palestina.
All’interno delle aule di giustizia – piccoli prefabbricati metallici – l’attività quotidiana si basa sui procedimenti contro giovani prigionieri palestinesi. Atti che violano il diritto internazionale.
Il 22 luglio un bambino palestinese è stato processato per essere coinvolto in un incidente avvenuto sulle strade di Hebron. Il bambino accese un accendino e i soldati israeliani, che si trovavano a circa 100 metri di distanza, notata la fiamma nel buio, gli spararono tre volte alle gambe. I soldati dissero di aver sparato pensando che stesse accendendo una bottiglia molotov. Altri soldati, immediatamente accorsi, testimoniarono di aver trovato i resti di una bottiglia molotov a circa 30 metri dal ragazzino. Ma i soldati l’avrebbero distrutta sul posto, non potendola quindi presentare in tribunale. Nonostante la mancanza di prove materiali il giudice ha condannato il ragazzino.
In un’altra aula del tribunale, quattro giovani palestinesi ammanettati sono seduti su una panca alla sinistra della scrivania del pubblico ministero militare. Entra la madre di uno di loro facendo il segno di vittoria con le dita al proprio figlio, prima di dirigersi alle panche in fondo riservate ai genitori. Ha rivolto al figlio un sorriso rassicurante e gli ha sussurrato parole tranquillizzanti, facendogli inumidire gli occhi. Il giudice ha prolungato il periodo di detenzione dei quattro ragazzi dopo averli identificati leggendo ad alta voce i loro nomi, senza ulteriore esame di ciascun caso individuale.

Il sistema del tribunale militare ha giurisdizione penale sui civili palestinesi in Cisgiordania. Esso viene utilizzato per controllare strettamente la popolazione civile tramite un processo di dominazione.

Dal 1967 sono stati pubblicati 1700 ordini militari e, in base a stime effettuate nel 2013, circa 750 – 800 mila palestinesi sono stati processati e condannati da tribunali militari.
Gli standard applicati nei processi militari israeliani contravvengono il diritto internazionale, che è applicato nei Territori palestinesi occupati. Gli standard legali dei procedimenti militari sono sostanzialmente inferiori a quelli onorati nei sistemi legali civili e al diritto internazionale. Nonostante ciò Israele non rispetta nemmeno i più bassi standard stabiliti dal diritto umanitario internazionale.
Per esempio, i prigionieri spesso possono incontrare il loro avvocato solo quando vengono condotti in tribunale. Inoltre, poiché il rilascio su cauzione è quasi sempre negato, l’unico modo per uscire dal sistema del tribunale militare è dichiararsi colpevoli, anche se non si è commesso nulla. Chiaramente il risultato di un tale sistema è che quasi tutti coloro che vengono processati vengono dichiarati colpevoli. Nel 2011 fonti israeliane hanno rivelato che nel 2010 il tasso di colpevolezza è stato del 99,7%.
In base a queste cifre e a tali pratiche, lo Stato di Israele usa i tribunali militari come uno strumento per esercitare potere fisico sui palestinesi. Ogni sentenza e ogni prolungamento di pena è un messaggio che lo Stato di Israele manda ai giovani palestinesi: quando vuole ti può arbitrariamente privare della libertà. Il sistema di tribunali militari è lì per attuare pratiche che contravvengono al diritto internazionale.
Questo è uno dei molti aspetti dell’occupazione illegale che si rende evidente al tribunale militare di Ofer con la reclusione fisica e con l’occupazione psicologica della coscienza palestinese.

AL è lo pseudonimo di un esperto legale e difensore dei diritti umani che attualmente vive nei Territori palestinesi occupati. Egli possiede un master in Diritti umani, conflitto e giustizia rilasciato dall’Università di Londra Soas.

Traduzione di Stefano Di Felice