Trump oserà rimodellare la posizione della Palestina nella sua mappa politica?

-1835305914PIC. Quando martedì 8 novembre è stata annunciata la vittoria di Donald J.Trump, segnando un momento sconvolgente in cui diversi candidati al Senato hanno fatto dietrofront mentre molti repubblicani hanno mantenuto la loro posizione nella Camera dei Rappresentanti, tra i palestinesi emerge una domanda fondamentale: “L’America rivaluterà la sua politica nei confronti della Palestina?”

“Nessuno si aspettava che Trump avrebbe vinto. Non c’è ragione per cui non dovremmo pensare che Trump non sconvolgerà completamente la mappa della regione. La giornata elettorale ha dimostrato che nulla è impossibile”, ha detto un osservatore di PIC. “Dobbiamo essere pronti per un ribaltamento delle aspettative convenzionali. L’epoca di Trump porrà le basi per un drastico riordino della politica alla Casa Bianca”.

Il docente di Scienze politiche, An-Najah, Abdul Sattar Qasem, afferma che l’approccio “no interferenze” sarà quello più probabile nei confronti della causa palestinese.

“Non ci aspettiamo che Trump, o qualsiasi altro presidente americano, a prescindere dal tipo di approccio, sia il cavaliere in armatura brillante dei palestinesi. Tuttavia un deliberato distacco è molto probabile, almeno nelle prime fasi della presidenza di quattro anni fino a che non avrà gestito altri affari urgenti”, ha detto un’analista tunisina.

L’analista politico Hussam al-Dajani ha fatto un ragionamento analogo quando ha detto che “Israele, non la Palestina, occupa una posizione chiave nella campagna di Trump”.

Prima della vittoria schiacciante di Trump come 45° presidente degli Stati Uniti, la sua campagna elettorale era chiaramente a favore di Israele. In uno dei suoi primi discorsi ha promesso di rovesciare decenni di politica estera degli USA e di fare i conti con la Gerusalemme occupata come capitale di Israele e di spostare l’ambasciata americana a Tel Aviv.

Uno dei consiglieri di Trump su Israele e il Medio Oriente, David Friedman, ha detto al Jerusalem Post che Trump avrebbe mantenuto la sua promessa.

“È stata una promessa elettorale e c’è tutta l’intenzione di mantenerla”, ha detto Friedman. “Stiamo per essere testimoni di un rapporto molto diverso tra l’America e Israele, in modo positivo”.

Durante la campagna, Trump ha anche promesso di essere il “migliore amico” di Israele, e ha confessato che avrebbe optato per un atteggiamento diverso per le attività di insediamento illegale di Israele nei territori occupati.

Nell’era Trump non ci sarà più la pressione degli Stati Uniti su Israele. I palestinesi rimarranno alle prese con una colonizzazione militare israeliana della loro terra. La politica degli insediamenti di Israele, nel frattempo, avrà carta bianca”, ha spiegato Qasem .

“L’amministrazione Trump non comporterà una modifica sostanziale alla politica estera degli Stati Uniti. Il meglio che Trump può fare è di creare soluzioni a metà strada”, ha aggiunto.

“C’è un accordo indiscutibile secondo cui Israele è il padrone del gioco e i palestinesi sono terroristi. È così che i politici americani vedono il mondo attraverso una lente monolitico di parte”, aggiunge Qasem.

Altri analisti credevano che l’elezione di Trump avrebbe posto fine alla soluzione dei due Stati e alle aspirazioni dei palestinesi per uno stato indipendente riconosciuto a livello internazionale.

L’elezione di Trump è stata ben accolta dal primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che ha fatto gli auguri a Trump definendolo un vero amico di Israele.

“Il Presidente eletto Trump è un vero amico dello Stato di Israele”, ha detto Netanyahu in un comunicato. “Lavoreremo insieme per far progredire la sicurezza, la stabilità e la pace nella nostra regione. Il forte legame tra gli Stati Uniti e Israele è basato su valori condivisi, interessi condivisi e di un comune destino. Sono certo che il presidente eletto Trump continuerà a rafforzare l’alleanza unica tra Israele e gli Stati Uniti, portandolo a nuove altezze”, ha aggiunto.

Shmuel Rosner, senior fellow presso il Jewish People Policy Institute, ha anche detto che l’amministrazione Trump sarà più incline a “capire se Israele deve usare la forza per tamponare la violenza palestinese”.

Nonostante le divergenze nelle previsioni circa la ricaduta della presidenza di Trump, la maggior parte degli intervistati da PIC manifesta un atteggiamento poco entusiasta per quanto riguarda le politiche scelte dall’amministrazione Trump, che hanno detto che sarà molto più favorevole verso Israele che verso i palestinesi.

Anche se molti sono andati oltre affermando che l’idea di uno stato palestinese indipendente era ormai accantonata sia nella mente degli americani che degli israeliani”, vi è la convinzione tacita fra i palestinesi che il loro sogno sarà presto realizzato.

Traduzione di Domenica Zavaglia