Washington – The Cradle. Il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump intende “aumentare drasticamente le sanzioni all’Iran e ridurre le vendite di petrolio come parte di una strategia aggressiva” per ridurre il sostegno di Teheran ai suoi alleati dell’Asse della Resistenza e il suo programma nucleare, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal (WSJ) l’8 novembre.
Trump ha assunto una posizione ostile nei confronti dell’Iran durante il suo primo mandato, annullando l’accordo nucleare – il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) – che concedeva all’Iran un alleggerimento delle sanzioni in cambio di limiti al suo programma di energia nucleare.
Ha inoltre imposto all’Iran una strategia di sanzioni di “massima pressione” e ha assassinato il popolare generale iraniano della Forza Quds, Qassem Soleimani, che ha guidato la lotta contro i gruppi estremisti sostenuti dagli Stati Uniti, l’ISIS e il Fronte Nusra, in Iraq e Siria.
Secondo persone informate sui primi piani di Trump, la nuova squadra intende “muoversi rapidamente per cercare di bloccare le entrate petrolifere dell’Iran, anche perseguendo i porti e i commercianti stranieri che trattano il petrolio iraniano”. Questo ricreerebbe la strategia che l’ex-presidente ha adottato nel suo primo mandato, con risultati contrastanti”.
“Credo che le sanzioni torneranno ad essere applicate e che si cercherà ancora di più, sia a livello diplomatico che finanziario, di isolare l’Iran”, ha dichiarato al WSJ un ex-funzionario della Casa Bianca.
“Penso che la percezione sia che l’Iran sia decisamente in una posizione di debolezza in questo momento, e che ora sia un’opportunità per sfruttare questa debolezza”.
Tuttavia, “i funzionari che hanno familiarità con il piano di Trump non hanno fornito dettagli su come aumenterebbe precisamente la pressione sull’Iran”, ha aggiunto il WSJ.
Israele e l’Iran si sono scambiati diversi attacchi nell’ultimo anno. Il tira e molla è stato avviato da Israele quando il 1° aprile ha bombardato il consolato iraniano a Damasco, in Siria, uccidendo l’alto generale iraniano Soleimani e diversi altri comandanti del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC).
Il 26 ottobre, Israele ha lanciato attacchi all’interno dell’Iran, mirando alle capacità di produzione di missili e alle difese aeree di Teheran.
La Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Khamenei, ha promesso una dura risposta.
Brian Hook, ex-funzionario del Dipartimento di Stato che ha guidato la campagna di “massima pressione” degli Stati Uniti durante il primo mandato di Trump, dovrebbe ricevere un incarico di primo piano nella sicurezza nazionale nel suo secondo mandato.
In un’intervista alla CNN, Hook ha sottolineato che Trump si è impegnato a “isolare l’Iran diplomaticamente e a indebolirlo economicamente” per impedirgli di sostenere l’Asse della Resistenza.
Hamas, Hezbollah, lo Yemen e la Resistenza islamica in Iraq hanno collaborato con l’Iran per resistere al genocidio dei palestinesi di Gaza da parte di Israele.
“Sarà una pressione massima 2.0”, ha dichiarato Robert McNally, ex-funzionario statunitense del settore energetico.
Essendo la Cina il maggior acquirente di petrolio dell’Iran, McNally ha dichiarato al WSJ che Trump potrebbe fare pressione sull’Iran imponendo divieti ai porti cinesi che ricevono petrolio iraniano.
Helima Croft, capo stratega delle materie prime presso il broker canadese RBC Capital Markets, ha dichiarato al WSJ che gli alti consiglieri di Trump hanno espresso un forte sostegno per un attacco israeliano alle strutture nucleari ed energetiche dell’Iran.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che da anni sostiene l’attacco alle strutture nucleari della Repubblica islamica, è un forte sostenitore di Trump.
Mick Mulroy, un alto funzionario del Pentagono per la regione dell’Asia occidentale durante il primo mandato di Trump, ha dichiarato che il presidente eletto potrebbe comunque essere disposto a concludere un nuovo accordo con l’Iran, ma solo “se è il suo accordo”.
In risposta all’elezione di Trump all’inizio della settimana, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha dichiarato: “Per noi non ha alcuna importanza chi ha vinto le elezioni statunitensi, perché il nostro Paese e il nostro sistema si basano sulla sua forza interna”.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.