Jenin – InfoPal. Sono 119 i palestinesi che dovranno lasciare i loro terreni agricoli in seguito alle notifiche di stop ai lavori di costruzione tra le rovine di Ibziq, 8 km a nord-est di Tubas (nel nord della Cisgiordania).
Lo rivela il Centro di ricerche palestinese sulle terre, il quale chiarisce che, “nel quadro della campagna ostile lanciata nell’area dei bassopiani palestinesi, le autorità dell’occupazione hanno consegnato a 18 famiglie palestinesi (…) degli avvisi firmati dall’esercito”. Il contenuto di tali avvisi è appunto l’ordine di fermare l’edificazione delle strutture agricole nella zona, con il pretesto che non sia stato rilasciato alcun permesso per costruire nell’area C, definita dagli accordi di Oslo.
Il centro ha quindi evidenziato non solo che le notifiche avranno come effetto la cacciata di 119 individui (tra cui 66 bambini), tutti membri della “famiglia delle guerre”, ma anche che le simultanee operazioni di addestramento svolte dall’esercito israeliano nelle stesse aree ha portato alla distruzione di almeno 400 dunum di terra. Tutto questo finirà dunque per riflettersi sulle entrate annuali di decine di agricoltori della provincia di Tubas, oltre che sui proventi della stagione dei raccolti.
Da parte sua, il capo del comitato per i progetti di Ibziq, ‘Ali Turkman Sawaftah ha spiegato a un ricercatore del centro come la “famiglia delle guerre” risieda fra le rovine di Ibziq dal 1961 – prima ancora dell’occupazione israeliana del 1967 – e come gli abitanti posseggano in effetti tutti i documenti e i contratti d’affitto di quei terreni, con la contro-firma dei proprietari originali. Ciononostante, sottolinea Sawaftah, l’occupazione insiste nello sgomberare la zona, definendola “terreno statale”.
Le rovine di Ibziq, continua la fonte, “sono considerate alla pari di altri raggruppamenti di nomadi presenti nelle aree dei bassopiani; e questi nomadi vivono in condizioni di vita infime per quanto riguarda la disponibilità di acqua e corrente, al punto che i rifornimenti idrici vengono trasportati dai trattori agricoli addirittura da Tubas”.
Il Centro per le ricerche sulle terre ha quindi considerato le minacce rivolte alle famiglie di Ibziq “un attacco palese a tutte le leggi e gli accordi internazionali, i quali prescrivono il rispetto dei diritti dell’essere umano, proibiscono di spogliarlo dei suoi averi in modo arbitrario ed affermano in particolare il suo diritto a vivere con dignità in una dimora sicura”.