Ucraina, Zelensky mette al bando altri 11 partiti considerati “filo-russi”

Di Lorenzo Poli. Sono 11 i partiti che il governo ucraino di destra guidato da Zelensky ha messo fuori legge. Non è una cosa nuova in Ucraina, Paese recentemente diventato baluardo mediatico della “democrazia” contro il despota russo, almeno per come viene presentata dai media occidentali intrisi di propaganda di guerra. Infatti è già dal 2015, ad un anno dal golpe neonazista, che le forze di opposizione (socialiste, comuniste, antifasciste, pacifiste, per i diritti umani) vengono messe al bando, in una situazione di guerra che è cominciata 8 anni fa nel Donbass.

La messa al bando del Partito Comunista d’Ucraina.

È dal 2015 che ogni attività è proibita al Partito Comunista d’Ucraino, dopo l’approvazione di una legge che equipara comunismo e nazismo. Era il 16 dicembre 2015 e il Tribunale amministrativo, su richiesta del Ministero della Giustizia d’Ucraina, mise al bando il Partito Comunista d’Ucraina. Una delle prime conseguenze di questa decisione fu impedire il suo funzionamento ufficiale, la sua partecipazione alle elezioni, il diritto di manifestare e di distribuire volantini.

Tale divieto, che vige ancora oggi, è derivato dai primi segni di attacco alla libertà di espressione, che sono stati registrati a maggio 2015, quand il Presidente Petro Poroshenko promulgò una serie di leggi adottate dalla Rada, il parlamento ucraino, che vietavano l’utilizzo di simboli comunisti, con azioni penali che potrebbe arrivare fino a 10 anni di carcere. Queste leggi vennero conosciute come “leggi di de-comunistizzazione”, fortemente volute ed avallate da esponenti del partito neonazista Svoboda, allora al governo.

L’Unione europea (UE) non reagì a queste disposizioni, mostrando la sua più totale indifferenza, nonostante vi fosse un grave attacco diretto alla libertà di espressione, di affiliazione e di associazione nei confronti di un partito democratico che ha sempre agito per il rispetto dell’integrità e della sovranità dell’Ucraina.

Il Partito della Sinistra Europea (EL) chiese all’Unione europea di condannare questa messa in discussione delle libertà da parte del governo ucraino, dichiarando: “E’ ‘intollerabile che l’Unione europea rimanga silente di fronte a  questa deriva antidemocratica”.

Anche Amnesty international attraverso John Dalhuisen, responsabile per Europa e Asia Centrale, ha condannato la politica del regime sostenuto da USA e governi dell’Unione Europea:

Il divieto del Partito comunista in Ucraina è una flagrante violazione della libertà di espressione e di associazione e devono essere immediatamente revocato, ha dichiarato Amnesty International.

Il Tribunale amministrativo distrettuale di Kiev ha accolto la richiesta del Ministro della Giustizia ucraino di vietare il Partito Comunista. Non potrà più operare ufficialmente o partecipare alle elezioni locali.

La messa al bando del partito comunista in Ucraina stabilisce un precedente molto pericoloso. Questa mossa sta spingendo l’Ucraina avanti non indietro nel suo percorso di riforme e maggiore rispetto dei diritti umani.

Ai sensi di quattro nuove leggi adottate nel maggio 2015, conosciute collettivamente come leggi di “decomunistizzazione”, esporre i simboli comunisti o nazisti può portare a un procedimento penale e fino a dieci anni di reclusione. L’uso del termine “comunista” è esplicitamente vietato da questa legislazione. Tuttavia, il Partito Comunista d’Ucraina ha rifiutato di apportare modifiche al suo nome, logo o al suo statuto.

Le autorità ucraine hanno già cercato di vietare il Partito Comunista lo scorso anno. Poco dopo la fine delle proteste EuroMaydan nei primi mesi del 2014, il partito è stato accusato di finanziare i separatisti filo-russi in Ucraina orientale. Il servizio di sicurezza dell’Ucraina ha sostenuto di aver fornito la prova di questo al Ministero della Giustizia, che poi ha presentato una mozione per bandire il partito nel luglio 2014.

Il procedimento non ha mai avuto luogo perché il giudice designato ha tirato fuori il caso, all’inizio di quest’anno, citando pressioni da parte delle autorità che avevano perquisito il suo ufficio e confiscato i file relativi al caso.

Le mosse da parte delle autorità ucraine per vietare il Partito comunista solo a causa del suo nome e dell’uso dei simboli dell’era sovietica viola i diritti alla libertà di espressione e di associazione e stabilisce un pericoloso precedente nella vita politica ucraina. Nel 2015 un’ondata di omicidi a sfondo politico rimangono irrisolti e giornalisti e media noti per aver criticato il governo sono stati oggetto di vessazioni.

Il 16 settembre le autorità ucraine hanno pubblicato un elenco di persone cui è vietato l’ingresso nel paese, tra cui decine di giornalisti, per lo più provenienti dalla Russia.

La decisione di oggi può essere vista dai suoi fautori come un modo per affrontare le vestigia dannose del passato sovietico. In realtà, fa esattamente il contrario, seguendo lo stesso stile di misure draconiane utilizzate per soffocare il dissenso.

Esprimere la tua opinione, senza temere di essere perseguito, in particolare se tale parere è in contrasto con le opinioni espresse dai quelli in posizione di potere, è stato uno dei principi alla base delle proteste EuroMaydan. Fare fuori il Partito comunista si scontra con questi ideali.

https://www.amnesty.org/en/latest/news/2015/12/ukraine-communist-party-ban-decisive-blow-for-freedom-of-speech-in-the-country/

Nonostante la legge equiparasse in modo anti-storico comunismo e nazismo, le forze armate e paramilitari che combattevano sotto le bandiere ucraine rimanevano infestate da neonazisti dichiarati impegnati nella diffusione del patriottismo, del suprematismo bianco, del razzismo russofobo e del “mito della razza bianca” senza che nessuno pensasse ad un epurazione.

Il paese che tutti incensano come esempio dei valori occidentali è da tempo un paese in una situazione di guerra anche interna, contro chi si oppone a delle scelte che ancora oggi vanno a inasprire il conflitto e le condizioni dei civili. Come del resto sta succedendo con l’intervento occidentale fatto di armi e minacce in una “guerra per procura” i cui costi ricadono tutti sulle popolazioni.

La persecuzione delle sinistre.

I comunisti, i socialisti e le sinistre in Ucraina sono fuorilegge da tempo, i loro militanti vengono arrestati e fatti sparire. A volte finiscono nelle camere di tortura dei battaglioni nazisti. La legge marziale non solo impone a tutti i maschi dai 16 ai 60 di non lasciare il paese e di essere a disposizione dell’autorità militare, ma autorizza ogni forza armata ad agire verso i cittadini nel nome della sicurezza dello Stato. Le persone sospette di essere “filo-russe” sono considerate spie e sabotatori, basta una denuncia anonima e miliziani e poliziotti colpiscono. Questo è il caso di ciò che è successo a due militanti comunisti ucraini.

Alcune settimane fa sono stati arrestati in Ucraina Mikhail Kononovich, segretario dei Giovani Comunisti Ucraini e suo fratello Aleksander Kononovich.  Entrambi sono stati accusati di essere spie russe e bielorusse, oltre ad essere seriamente minacciati di morte.

Non è la prima volta che i compagni Mikhail e Aleksander vengono perseguitati dall’estrema destra ucraina.  Dal colpo di stato del 2014, erano stati aggrediti e picchiati per le strade di Kiev, detenuti illegalmente e visti minacciati i loro cari. Chiediamo l’immediata liberazione di Mikhail e Aleksander e di tutti coloro che in Ucraina sono incarcerati solo perché si oppongono all’estrema destra e al governo di Zelensky.

Zelensky mette al bando altri 11 partiti d’opposizione.

La democrazia è poco esercitata in un Paese che tutti incensano come esempio dei valori occidentali, chi si oppone viene represso o perseguitato. Il 20 marzo 2022, il presidente ucraino Zelensky ha annunciato la decisione di sospendere l’attività di altri 11 partiti considerati “filo-russi” (oltre il, già escluso Partito Comunista d’Ucraina) ovvero l’opposizione al suo governo tra cui molti partiti progressisti di sinistra.

Fra questi c’è la Piattaforma d’opposizione – Per la Vita, uno dei maggiori partiti filo-russi rappresentato nel Parlamento di Kiev. Ci sono poi il Blocco d’Opposizione, il Partito di Shariy, Nostro, Opposizione di Sinistra, Unione delle Forze di Sinistra, Stato, Partito socialista progressista ucraino, Partito Socialista dell’Ucraina, Socialisti, e Blocco Vladimir Saldo. 

Inoltre, il “nuovo candidato premio Nobel” ha approvato un decreto che accorpa le televisioni in un’unica piattaforma per attuare “politica d’informazione unificata”. Con l’attuale situazione di guerra si può giustificare qualsiasi cosa, ledendo anche il confronto politico e un aperto dibattito pubblico sulle scelte e le linee con cui viene governato il paese. Infatti, tramite decreto anche tutte le televisioni sono state accorpate in un’unica piattaforma, per l’importanza di una “politica d’informazione unificata”. In sostanza: il “pensiero unico” diventa legge in Ucraina.Intanto, le forze armate e paramilitari che combattono sotto le bandiere ucraine sono infestate da neonazisti dichiarati e continuano ad agire contro le Repubbliche Popolari del Donbass e contro la popolazione russofona attraverso pratiche ed azioni di pulizia etnica.

Zelensky, un comico che riduce la democrazia. Postilla sul marketing della politica.

In sintesi, il presidente-comico ha cancellato l’opposizione. Abbiamo trascorso anni in cui i media nostrani criticavano l’avvento del Movimento 5 Stelle guidato da un comico. Oggi in Ucraina governa Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, un comico d’estrema destra che ha avuto successo con la serie tv “Sluha Narodu” (Servitore del Popolo), in cui lo stesso Zelens’kyj ha interpretato un professore del liceo che viene inaspettatamente eletto presidente dell’Ucraina. Nel marzo 2018 alcuni dipendenti della sua casa produttrice Kvartal 95 hanno fondato un partito politico con lo stesso nome dello show, cavalcando la popolarità che aveva riscosso, fino all’elezione di Zelensky. I nostri media non hanno nulla da dire? Anzi, a quanto pare, c’è qualcuno che lo prende come esempio di comunicazione politica al tal punto da imitarlo.

“Barba incolta e felpa dei Parà: Macron imita il look di Zelensky” – Questo uno dei titoli apparsi nei giorni scorsi su alcuni giornali mainstream. “È un Macron inedito quello che appare negli scatti pubblicati da Soazig de la Moissonière, fotografa ufficiale del presidente francese. Vestito con jeans e una felpa nera con il logo “CPA 10”, sigla che indica il Commando Parachutiste de l’Air n. 10, una forza speciale di paracadutisti di stanza a Orléans-Bricy, Macron sembra voler imitare il look del collega ucraino Volodimir Zelensky, il quale, da quando è scoppiata la guerra nel suo Paese, ha tolto la giacca e la cravatta per mostrarsi al pubblico in tenuta militare”.

Il cambio di look di Macron, però, non è piaciuto fortunatamente a tutti. Diversi utenti sui social, infatti, hanno accusato il leader francese di sfruttare la guerra in Ucraina per guadagnare consensi in vista delle elezioni presidenziali francesi in programma il prossimo 10 aprile e che vedono il presidente francese in pole position per la rielezione. Non è la prima volta che Macron usa tecniche sofisticate di marketing per il consenso e, se volgiamo sottolineare il suo personalismo, non a caso il suo partito EM ha le iniziali del suo stesso nome.

Le “modalità di porsi” di un politico è un fattore importantissimo che negli ultimi vent’anni di politica hanno sempre piu’ acquisito importanza. La politica, dal suo ruolo di platonica “Tecnica Regia”, è stata spogliata del suo significato ed è diventato un prodotto di marketing vendibile e pensato per essere venduto al proprio popolo consumatore (gli elettori e le elettrici). Vendere l’immagine con tutti i sensazionalismi del caso/momento portando a definire per esempio alcuni “impresentabili”, altri “presentabili”; alcuni “indecenti”, altri “decenti”; alcuni “vergognosi”, altri “seriosi diplomatici”; molti “rozzi”, altri “diligenti e rispettosi”. Il distinguo, per esempio, che si sta continuando a fare su Zelensky e su Putin. Oggi c’è anche il distinguo “vecchio” e “trendy”, mentre la linea dell’azione politica dei governi non cambia nella sostanza ma nell’apparenza.

Non hanno nulla da dire i media sul fatto che questa espropriazione graduale delle democrazie verso le postdemocrazie ha in sé un fattore principale: la perdita dei suoi valori, la perdita di fiducia nelle sue istituzioni, ma soprattutto l’incapacità (o assenza) dei partiti di dare visioni di mondo. Non vi rendete conto che il ruolo della politica è ormai vanificato perché il marketing, uno dei mezzi nato per divulgarla, è diventato il suo unico scopo? Non vi rendete conto che il marketing della politica ha definitivamente messo in crisi la politica stessa? Non vi rendete conto che la politica ormai è solo comunicazione politica, un contenuto apparente molto vendibile? Non vi rendete contro che anche una guerra può dare essere una occasione per rilanciare questo “marchio”?

https://www.ildesk.it/attualita/ucraina-la-democrazia-di-zelensky-chiusi-11-partiti-cancellata-lopposizione-e-unificate-le-tv/

(Nella foto di copertina, fornita dall’ufficio stampa presidenziale ucraino, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy pronuncia il suo discorso rivolgendosi alla nazione a Kiev, Ucraina, venerdì 25 febbraio 2022. Ufficio stampa presidenziale ucraino tramite AP).