Um Kamel al-Kurd: non lascerò questa terra e proseguirò la mia lotta

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Ieri, domenica 23 novembre,
centinaia tra gerusalemiti e palestinesi dei territori occupati nel 1948 e del
quartiere Shaikh Jarrah, insieme a molte personalità del mondo culturale e
politico palestinese, hanno partecipato al funerale dello Hajj Mohammad Kamel
al-Kurd, 62 anni, dello stesso quartiere di Shaikh Jarrah a Gerusalemme.

La bara, avvolta nella bandiera
palestinese, è stata trasportata dalla tenda as-Sumud (la tenda che ospita la
famiglia di al-Kurd, cacciata via dalla propria casa dall’esercito israeliano)
nel quartiere Shaikh Jarrah, verso la moschea di al-Aqsa, per la preghiera
sulla salma.

Umm Kamel, dopo aver dato l’ultimo
saluto al marito, ha gridato davanti alla sua casa, sequestrata dai coloni: “Non
me ne andrò, rimarrò qui in questa terra a lottare finche non riacquisteremo i
nostri diritti!”

Rafiq al-Hariri, capo gabinetto
della presidenza, ha dichiarato che Abu Kamel, cacciato brutalmente dalla
propria casa dalle autorità di occupazione, è “morto con la rabbia nel cuore”. Ha
poi lodato la resistenza della famiglia al-Kurd, che per lunghi anni si è
opposta alle associazioni coloniali per proteggere la propria casa fino
all’ultimo.

Abu Kamel al-Kurd, deceduto sabato sera,
era stato ricoverato due settimane fa, dopo che circa 3000 poliziotti, la
mattina del 9 novembre scorso, avevano evacuato con la forza la sua famiglia
dalla sua casa, per consegnare quest’ultima a un gruppo di coloni. Le forze
israeliane avevano infatti impedito l’arrivo dell’ambulanza, ed Abu Kamel era
rimasto all’aperto per ore; all’arrivo in ospedale, le sue condizioni erano
molto peggiorate.

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