Un anno fa, alle 11,30 del 27 dicembre del 2008, ebbe inizio la brutale aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza sotto assedio. Un crimine contro l'Umanità. Uno dei tanti compiuti dallo stato sionista, abituato all'impunità totale e alla complicità silente della comunità internazionale.
Bambini, donne, poliziotti fatti a pezzi. Feriti a migliaia. Disabili permanenti. Neonati nati malformati. Acqua, cielo e terra contaminati da Adm.
Il bilancio immediato e successivo dell'Operazione Piombo Fuso, un vero e proprio genocidio, è degno di un Tribunale internazionale.
Confidiamo nella saggezza della Giustizia e del Diritto internazionali, che possano giudicare Livni-Barak-Olmert e i capi dell'Esercito “più morale del mondo” per i crimini di cui si sono macchiati.
Israele, stato genocida, non può continuare ad agire impunito, massacrando innocenti.
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La cronaca
27 dicembre, ore 11,30: sono 206 i morti e 750 i feriti in poche ore.
La maggior parte dei cadaveri e dei feriti giunge in ospedale a pezzi.
Diversi bambini e anziani muoiono d’infarto, per la paura.
Tra i bersagli definiti del “terrorismo palestinese” dalla propaganda mediatica israeliana, ripresa acriticamente dai nostri mezzi di informazione-disinformazione, c'è anche il reparto infantile di un ospedale di Gaza.
È strage di bambini. Gli obitori traboccano di salme e gli ospedali non sanno più dove e come curare i feriti.
È l’“Operazione Piombo Fuso“: 22 giorni di bombardamenti di terra, cielo e mare che hanno portato alla morte di intere famiglie, di bambini, donne, giovani, anziani, e al successivo e lento stillicidio di decessi e di neonati malformati, a causa degli effetti devastanti provocati sull'ambiente e sulla salute dalle bombe al fosforo, dalle Dime e da altre armi di distruzione di massa usate dall'esercito israeliano.
Il bilancio dei bombardamenti
1366
palestinesi uccisi
• 430 bambini
• 111 donne
• 6 giornalisti
• 6 medici
• 2 operatori Onu
5360 feriti
• 1870 bambini
• 800 donne
152 persone rese disabili permanenti
Oltre 258 persone muoiono perché le forze israeliane impediscono i soccorsi. La maggior parte delle vittime è colpita a morte in casa o nelle vicinanze. 519 fatta a pezzi dai droni e 473 dagli aerei.
Gli sfollati sono 50.000, di cui 20.000 sono ancora senza tetto.
Più di 3.600 abitazioni sono distrutte totalmente e 11.000 parzialmente.
Oltre alle abitazioni, vengono bombardati, ospedali, scuole, luoghi di culto, infrastrutture, industrie, campi, acquedotti.
1 milione di kg di bombe (di cui il 5% ancora inesplose) lanciate dall'aviazione, dalla marina e dall'artiglieria israeliane.
Israele ha fatto uso di fosforo bianco, di droni e altri veicoli telecomandati (UAV), di F16, elicotteri Apache e Cobra, navi da guerra, tank, bulldozer militari Caterpillar, soldati armati di M16.
Fonti: UNHCR e UNDP, giugno 2009; Al Mezan, Cast Lead Offensive, giugno 2009,
http://www.mezan.org/upload/8941.pdf; Al Haq Palestinian Human Rights Organisation, Operation Cast Lead – A
Statistical Analysis, agosto 2009
http://www.alhaq.org/pdfs/gaza-operation-cast-Lead-statistical-analysis%20.pdf
La “tregua”.
Il 19 dicembre del 2008 era scaduta una tregua di sei mesi, siglata il 19 giugno (mese contrassegnato da feroci bombardamenti israeliani contro la Striscia).
Israele aveva rotto ripetutamente la tregua con bombardamenti e assassinii mirati. In particolare, il 5 novembre, gli aerei da guerra fanno a pezzi sei palestinesi, resistenti delle brigate Qassam.
E poi, ancora, nei giorni successivi, altre bombe su pescatori, contadini, cittadini, resistenti, in un crescendo di aggressioni che hanno portato il governo di Gaza a rifiutare, il 19 dicembre, un rinnovo della tregua. Tra l’altro, quella siglata a giugno avrebbe dovuto portare alla fine dell’assedio di Gaza, ma così non è stato.
Già da mesi, come confermano documenti e dichiarazioni militari israeliane, il governo d’Israele aveva in mente un’operazione totale contro la Striscia. Ecco che il 27 dicembre s’abbatte sulla Striscia “Piombo Fuso”. Un’ecatombe con effetti devastanti anche per il futuro degli abitanti di Gaza.
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