Un immenso dolore.

Un immenso dolore

Angelo, 24 anni, volontario, pacifista, giovane, comunista, non violento.

Ammazzato a Gerusalemme vecchia, pare da uno squilibrato forse perchè ha bevuto una birra in una zona vietata, forse perchè in compagnia di tre ragazze.

Al Fenicottero (Burj Al Luqluq) ci siamo stati a natale ’05, poi ci è andata la carovana "Sport sotto l’assedio" di pasqua ’06.

L’Altropallone di Palestina se ne occupa perchè ha incontrato prima e condiviso poi la campagna "Sport sotto l’assedio"  lanciata da Jalla e Salah. Insomma, per via del pallone…

Aspetti leggeri, forse futili, banali, "non complessi".
Che hanno avuto la forza anche di parlare con la scusa del calcio femminile, di diritti delle donne …
Di far arrivare in Palestina a Pasqua una squadra femminile, di ragazze di Roma, delle palestre popolari, di Pisa, le Scalciate di Monza….
Di portare in Italia inventandosi degli AltriMondiali coetanei palestinesi di Angelo dei campi profughi di Gaza e Cisgiordania, insieme a coetanei "arabi del ’48" di Nazareth, insieme ai ragazzi kenyani di padre Kizito dalle baraccopoli di Nairobi.
E di giocare con i nostri ragazzi dei centri sociali, delle casa della carità, della Usip, delle squadre di periferia di Milano, di Roma, delle squadre della Val di Chienti, di Lanciano…
Incontro di ragazzi e naturalmente problemi: come il bere, il fumare, il fare il cretino con le ragazze…. cose per cui "…guarda che se lo fai a casa tua ti ammazzano …"; parole scherzose, patrimonio dei giovani di tutto il mondo.

Che bruttissima botta per noi tutti.
Ci vuole lucidità: la società civile, le ong, il volontariato solidale debbono affrontare una questione dura "il senso degli interventi “umanitari e/o di solidarietà” in uno scenario di guerra globale".

Ci vuole determinazione e consapevolezza: il Governo, gli Esteri e la cooperazione internazionale italiana hanno dato ultimamente dei piccoli segnali positivi, rispetto alla latitanza degli ultimi anni; si può e si deve fare molto di più.

E dobbiamo andare avanti: ci aiutano le parole proprio Angelo:
"Bisogna imparare ad amare daccapo, a tornare ad amare, ogni giorno".

 
A domani.

Il nostro cordoglio, la nostra solidarietà alla famiglia, alle amiche e agli amici, ai volontari dell’Arci e della CGIL, alle compagne e ai compagni di Angelo.

Milano, 11 agosto 2006

Michele Papagna
associazione l’Altropallone
via Angera 3 20125 Milano
tel.+39-0267574325 fax+39- 0267574322
e-mail michelepapagna@consumietici.it
sito
www.altrimondiali.it


da internet
 
NON VIOLENZA
Uno scritto del Compagno Angelo Frammartino, per il giornalino del PRC di Monterotondo.
11/2005 – angelo frammartino-
Fare l’amore con la Non-Violenza per partorire la pace dal grembo della società
NON-VIOLENZA: GREMBO DI PACE
"Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada”

Per noi che solo Oggi muoviamo i primi passi, lasciando impronte sulla sabbia della Storia che è quella del mondo, decisi di dirci comunisti, per noi guardarci alle spalle è la cosa prima. Le vicende e gli studi della nostra gente, dalle derive più contraddittorie alle nobili conquiste, vanno rivisitate costantemente sia con il senno che fu, sia con i nostri occhi ed attraverso le nostre intellighenzie trovare processi e mondi nuovi in un percorso di continuità con le/i compagne/i di Ieri.
La lotta per l’emancipazione non si fa solo in nome del futuro, ma anche in nome delle generazioni sconfitte: il ricordo degli avi asserviti e delle loro lotte è una delle principali fonti di ispirazione morale e politica del pensiero e dell’azione rivoluzionaria. E’ W. Benjamin (-Tesi sul concetto di storia-1940).
Pensiamoci un attimo..
Una possibilità già c’è: La NON-VIOLENZA.
Pratica alta del confronto, un qualcosa d’opposto alla passività e alla rassegnazione, valorizzazione del diverso, sorella-gemella del dialogo attento ed interessato (Vendola direbbe: “un dialogo spesso è solo la somma disperante di due monologhi”).
In primo luogo nell’aspetto comunicativo, bandendo registri linguistici che rimandino a campi semantici di tipo militarizzante (ex: nemici, schieramento, battaglie,..), e poi in quello delle nostre relazioni quotidiane, con ci sta accanto ma non conosciamo. Liberiamoci dalle contaminazioni delle violente brutture che diventano parte di noi. Compagne/i, è vero o no che un nostro limite è la grande entità d’abisso tra i nostri valori generali e le nostre pratiche?!?
Dobbiamo riconoscere che la N-V è un lusso per molti angoli del mondo, ma infatti non chiedo di abrogare la legittima difesa, mai(!) mi sognerei di criticare la Resistenza, il sangue del pueblo vietnamita, la riscossa dei popoli colonizzati, le fionde dei ragazzi palestinesi nella prima intifada dinnanzi a carri armati.
La violenza che c’è nel mondo non ce ne consente altra direbbe il Segretario; pace adesso.
La NON-VIOLENZA, come il comunismo, è ad un tempo una finalità, una metodologia, un percorso.
Il comunismo, come la N-V, si può esprimere almeno in 1000 ed 1 modi come le fiabe ambientate nella magica Bagdad, oggi sconvolta nelle lacrime.
L’egemonia del mercato e l’affievolimento delle ideologie inibiscono gli slanci di partecipazione che in modo innato abitano nelle donne e negli uomini.
I miei compagni grandi del cirkolo mi hanno fatto capire la non-sufficienza (se non evanescenza) del “proselitismo” e la necessaria spontaneità del risveglio di noi giovani e delle masse in generale, un qualcosa che non dipende solo dalle contingenze, nasce da dentro.
Storie di diritti ottenuti, pratiche non-violente, partecipazione democratica, armonia con la natura, collettività, coscienza critica.. Questo è un buon inizio di campo semantico!
Il PRC deve essere al servizio di queste esigenze, esserne per lo meno il raccoglitore, e magari un trait d’union con le istituzioni.
"Non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada” (Majakovskij).
Mi auguro che la fratellanza con i movimenti vada incrementandosi; la meglio Genova non va dispersa!
La negazione della violenza non è un dogma inderogabile, anni luce distano fra noi e i fondamentalismi e le torsioni integralistiche, poiché un principio assoluto rappresenterebbe esso stesso un atto violento, fuga da confronti, fobia da contaminazioni.
Ripensando la Resistenza, guardiamola in profondità, dove la storiografia ha visitato poco, quei partigiani silenziosi, senza gloria, quelli come Pavese che rapirono vite con orrore, timore, inadeguatezza, quella resistenza cattolica senza armi, ed altre ombre lucenti..
Ed oggi?
Il fatal binomio guerra-terrorismo sembra ineluttabile.
Sarebbe ottimo liberarsi dell’idea che ci sia giustificazione all’orrore se è prodotto in risposta ad altro subito in precedenza.
Sarebbe bello sposare la pratica non-violenta nell’affronto di ogni problematica e la pace come stadio al quale tendere.
Fare l’amore con la NON-VIOLENZA per partorire la pace dal grembo della società.
Più che conscio della disorganicità del mio scritto, ottimista nell’imput d’un tema da sviluppare nelle stanze del mio cirkolo e con gli amici della strada, concludo così (con Nikita ed apparente disarmonia):
Quando sono con i compagni di lavoro e di lotta, e capita persino di scoprirsi amici, e la politica che ci abita dentro come un inquilino scomodo e non come una abilità para-impiegatizia.
Quando sono con il mio amore, ieri perduto e oggi ritrovato e domani chissà, perché perdersi e ritrovarsi è un po’ il destino degli amori veri.
Quando sono solo con me stesso e mi dico tutte le verità, anche le più spiacevoli, cercando nonostante tutto di volermi bene.

Angelo Frammartino  

Circolo “F. Babusci” della Rifondazione Comunista, Monterotondo (Roma)


dal sito di Repubblica.it 11/8/06

In giornata i compagni di Angelo Frammartino torneranno a casa
Il paese d’origine, Monterotondo, piange il giovane volontario

Italiano ucciso, è caccia all’aggressore / L’ultima email è un inno all’amore
La polizia israeliana ritiene che si tratti di terrorismo

MONTEROTONDO (Roma) – "Un ragazzo solare, di pace, impegnato nel sociale e studioso". Angelo Frammartino, il volontario 24enne ucciso ieri a coltellate a Gerusalemme da un palestinese, viene descritto così da chi lo conosceva a Monterotondo, il suo paese di origine. E non a torto: "Bisogna imparare ad amare daccapo, a tornare ad amare, ogni giorno", è infatti la conclusione dell’ultima e-mail che Angelo ha inviato al circolo di Rifondazione comunista di Monterotondo, in cui era responsabile del settore giovanile.

La notizia della sua morte si è diffusa all’ora di cena: Angelo, che era partito per il campo il primo di agosto, sarebbe tornato a casa domenica con gli altri quindici ragazzi. Oggi pomeriggio, i giovani volontari suoi amici, ripartiranno per Roma senza di lui. "I ragazzi sono piuttosto scioccati" ha detto il responsabile del gruppo Sergio Bassoli. In paese in molti lo conoscevano: la sua è una famiglia molto nota a Monterotondo. La mamma è insegnante elementare, il padre è professore di ragioneria all’istituto tecnico del paese e commercialista. E’ stato anche consigliere comunale e forse, proprio da lui, il figlio ha ereditato la passione per l’impegno sociale e politico militando nei Giovani comunisti.

Ora, alla spicciolata, le quattro ragazze che ieri sera passeggiavano con lui lungo le mura della Città Vecchia di Gerusalemme provano a ricostruire la scena. "C’erano poche persone, qualche vecchietto, non abbiamo avuto l’impressione che ci seguisse nessuno – ricordano – non ci siamo accorte di nulla prima, abbiamo visto spuntare quell’uomo d’improvviso e poi lo abbiamo solo scorto mentre scappava".

Forse, però, è stata la birra a tradirli: "Il gruppo di occidentali è stato notato", ha avanzato in un’ipotesi Renzo Caddeo, responsabile della spedizione italiana al campo "Torre dei fenicotteri", gestito da Arci e Cgil a cui partecipava Angelo. "La birra – ha aggiunto – non si vende dentro le mura di Gerusalemme. Il fatto che Angelo fosse stato al tavolo con quattro ragazze a bere una bevanda ‘proibita’ dalla religione musulmana in quanto alcolica, può aver urtato la suscettibilità di qualcuno".

Anche il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, è rimasto gelato dall’uccisione del giovane volontario: "La notizia della violenta e tragica morte di Angelo mi ha profondamente rattristato e turbato – afferma nel messaggio inviato alla famiglia – L’impegno umanitario e lo spirito di solidarietà ha un valore civile e sociale altissimo, inestimabile. E in questo senso mi auguro fortemente – conclude il presidente – che almeno possa alleviare il dolore, la fierezza che Angelo ha perso la vita mentre si batteva per la causa della pace, del dialogo, della cooperazione e della non violenza".
Intanto, l’inchiesta della polizia israeliana procede "a pieno ritmo", anche se l’assassino non è stato ancora identificato, come ha confermato questa mattina il portavoce della polizia di Gerusalemme, Shmulik Ben Rubi. "Le indagini sono molto intese – ha detto il portavoce – abbiamo fermato nella notte cinque giovani palestinesi, sospettati di essere coinvolti. Ma sono stati rilasciati dopo che è stata dimostrata la loro estraneità".

Rimane forte la propensione della polizia israeliana a trattare l’assassinio come un atto di "terrorismo", ovvero di una aggressione con motivazioni politiche, riferibili all’impegno sociale del giovane. Frammartino lavorava insieme ad una ong araba di Gerusalemme Est, che organizza campi estivi per bambini palestinesi. E Angelo, da animatore, aveva il compito di farli divertire. Le indagini, ha però aggiunto il portavoce, proseguono in ogni direzione. Ora gli inquirenti stanno cercando di realizzare un identikit dell’aggressore, in particolare con l’aiuto della ragazza italiana che ieri sera era più vicina ad Angelo al momento dell’aggressione, vicino alla Porta di Damasco nella città Vecchia.

Ottenuto il permesso dalla famiglia che ha appreso la notizia mentre si trovava in vacanza in Sicilia, ora si attendono i risultati dell’autopsia. Poi sarà possibile organizzare il rientro della salma in Italia.

(11 agosto 2006)

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