Un ministro della Knesset palestinese visita Al-Aqsa, tentativi di preghiera da parte dei coloni ebrei all’interno del complesso

345243CGerusalemme-Ma’an. Un membro palestinese della Knesset, Bassel Ghattas, è entrato nel complesso della moschea di Al-Aqsa mercoledì, dopo che alcuni individui della destra israeliana hanno tentato di effettuare le loro preghiere nell’area. Ghattas è entrato nel complesso, nonostante un ordine del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che impedisce a tutti membri della Knesset ed ai ministri di accedere al luogo per qualsiasi motivo.

Lo Sheikh Omar al-Kiswani, il direttore del complesso della moschea, ha riferito a Ma’an che la polizia israeliana ha tentato di impedire al parlamentare di visitare il complesso della moschea, ma lui si è rifiutato.

Mercoledì, Ghattas ha discusso il piano di Netanyahu di installare delle telecamere di sorveglianza nel complesso durante un discorso alla Knesset.

Un comitato della Knesset ha accettato di esaminare il ricorso di Ghattas, dopo un iniziale rifiuto, con una votazione di 7 contro 2, per inserire il caso nell’agenda di questa settimana. Durante la sessione di appello, Ghattas ha affermato che la decisione di installare le telecamere nel complesso di Al-Aqsa è in linea con l’intento del governo di assicurarsi il controllo sul luogo sacro, dato che le telecamere sarebbero installate e controllate proprio da Israele.

Il parlamentare ha inoltre dichiarato che l’installazione delle telecamere renderebbe più facile per il governo rintracciare e arrestare i palestinesi che si recano a pregare alla moschea di Al-Aqsa.

Ghattas riferisce che il Waqf islamico aveva già provato ad installare delle telecamere di sorveglianza dal lato della Porta dei Marocchini, ma le forze di polizia israeliane glielo avevano impedito, “il che rivela le reali intenzioni di questa decisione”.

Il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, riferisce che in quel momento non era stata permessa l’installazione delle telecamere perché non era stato ancora raggiunto un accordo al riguardo.

Afferma che la polizia “non avrebbe acconsentito ad alcuna modifica allo status quo sul Monte del Tempio”, utilizzando il nome ebraico per il complesso della Moschea di Al-Aqsa”. Eventuali modifiche o decisioni di governo verranno applicate in modo organizzato e in coordinamento con tutte le parti interessate”, ha detto.

Separatamente, questo mercoledì, un gruppo di esponenti della destra israeliana sono entrati nel complesso e hanno tentato di eseguire la preghiera dopo che  una organizzazione, “Return to the Mount”, ha annunciato che ogni ebreo arrestato nel complesso per aver eseguito le preghiere rituali sarebbe stato ricompensato con 2.000 shekel ($ 515).

Il progetto dell’organizzazione “Arresta e Vinci” è stato lanciato questo martedì in opposizione agli sforzi di Netanyahu di mantenere lo “status quo” nel luogo sacro.

Negli ultimi mesi le tensioni al complesso di Al-Aqsa sono divampate, dato che molti palestinesi temono che Israele voglia rinnegare l’accordo di lunga data che impedisce ai non musulmani di accedere al complesso.

Durante un meeting avvenuto la scorsa settimana, Netanyahu ha detto a Kerry che l’Autorità palestinese deve rilasciare una dichiarazione che spiega che Israele non ha cambiato lo stato delle cose al complesso di Al-Aqsa.

Gli ebrei sono attualmente autorizzati a visitare il complesso della moschea, ma non vi possono effettuare le loro preghiere secondo un accordo tra Israele e l’Islamic Trust, che controlla il complesso in seguito all’occupazione israeliana di Gerusalemme avvenuta nel 1967.

Un gran numero di ebrei di destra hanno effettuato un tour nel complesso durante una successione di festività ebraiche nel mese di settembre, il che ha aumentato le restrizioni imposte all’entrata palestinese dell’area.

Gli eventi hanno contribuito a creare ulteriori disordini che si sono propagati lungo il  territorio occupato palestinese nell’ultimo mese.

Traduzione di Domenica Zavaglia