Un Obama che non cambia contro un panorama mutato

Riceviamo da Mazin Qumsiyeh e pubblichiamo.

In seguito al grande successo degli eventi del 15 maggio (l'inizio della rivolta globale), gli attivisti di tutto il mondo chiedono, per venerdì (ieri, 20 maggio, ndr), una giornata di protesta. Ci riuniamo a Betlemme, dopo la preghiera del venerdì, di fronte alla moschea Omar (piazza della Natività) e marciamo tutti insieme verso il muro d'apartheid.

Il presidente Obama, nel suo discorso tenuto al Cairo, ha tentato di convincere ancora una volta il mondo, ormai scettico, che gli USA sono promotori di democrazia e di diritti umani. Noi abbiamo già sentito tutti questi discorsi orientalisti, ma sinora non si sono visti né azioni né cambiamenti. Il cambiamento, se mai, è venuto dal popolo, che sventola bandiere egiziane e palestinesi dappertutto.

Anche la retorica di Obama sembra ipocrita: perché parla di repressione delle dimostrazioni pacifiche in Siria e Libia, ma tace sulla costante repressione dei manifestanti da parte del regime d'apartheid israeliano? Obama ha anche fatto meglio dei suoi predecessori, e parla come un vero Sionista: ha insegnato a noi palestinesi che dovremmo smettere di “delegittimare” Israele e che dovremmo accettarlo come “stato ebraico”, “per il popolo ebraico”. Anche Reagan, che appoggiava l'apartheid in Sudafrica, nel suo primo mandato non chiese di smettere di delegittimare il Sudafrica e di riconoscerlo come uno “stato bianco” per “il popolo bianco”.

Che dire della legge internazionale (non menzionata da Obama) e che dire di uno stato di tutti i suoi cittadini (compresi i rifugiati, ai quali deve essere permesso di poter tornare nelle loro case e nelle loro terre)?? No, questi diritti fondamentali devono essere rimossi, il colonizzatore deve avere il diritto alla sicurezza, ma il colonizzato si deve accontentare di vivere in un ghetto demilitarizzato ed accettare l'esproprio.

Ronald Reagan si era rifiutato si parlare con AIPAC. Ma Obama no. Reagan ha almeno ritirato le truppe dal Libano, Obama mantiene le sue truppe sia in Iraq che in Afghanistan (e usa il giochetto verbale “missione di combattimento finale”). Obama inoltre ospiterà alla Casa Bianca criminali di guerra, e Netanyahu (il capobanda) si occuperà del congresso (dell'occupazione israeliana).

Non sarà spesa una parola sull'uso illegale che fa Israele delle armi statunitensi nei crimini di guerra e contro l'umanità. Eppure, il successo delle rivolte popolari del mondo arabo, incluse quelle scoppiate il 15 maggio in Palestina, e i due scandali che hanno colpito il regime d'apartheid, hanno formato delle crepe nel “Muro di Ferro” (fortificato dagli USA). In uno scandalo, la Russia ha accusato un addetto militare israeliano di spionaggio, e lo ha esonerato. La Russia, la Turchia e molti altri paesi precedentemente amici del regime d'apartheid, stanno cambiando.

I giornali israeliani hanno riferito che Ron Arad, consigliere di Netanyahu per la sicurezza nazionale, non si è dimesso volontariamente, bensì è stato licenziato per aver diffuso “informazioni riservate”.

L'informazione “riservata” era che gli USA avrebbero assicurato ad Israele delle solide garanzie circa il mantenimento e il rafforzamento delle sue “capacità strategiche” in campo nucleare (secondo Ha'aretz).

Tutto ciò ha aggiunto “un chiodo nella bara”  del “cambiamento, possiamo crederci” di facciata del presidente americano.

Noi tutti dovremmo scrivere immediatamente ai media statunitensi per chiedere una copertura bilanciata della visita del primo ministro israeliano Netanyahu negli USA. Netanyahu e Obama discutono delle minacce provenienti dall'Iran (come ha fatto con l'Iraq e creando cosi una gran confusione)e del rifiuto di Hamas di riconoscere lo stato d'apartheid israeliano.

E' bene mettere alla luce tutte le loro opinioni, ma perché non conoscere i fatti di come la lobby israeliana abbia spinto per fare la guerra, di come Israele sia il più grande beneficiario degli aiuti esteri americani, o di come il partito politico di Netanyahu si opponga ad uno Stato palestinese e respinga le leggi internazionali (gli insediamenti sono illegali e tuttavia egli rifiuta di sospendere anche parzialmente le attività coloniali in modo tale che le trattative possano riprendere).

Il partito Likud afferma chiaramente: “il governo di Israele rifiuta categoricamente di riconoscere uno stato arabo palestinese a ovest del fiume Giordano”. Israele rifiuta inoltre di riconoscere i diritti fondamentali a Gerusalemme o ai rifugiati di ritornare nelle loro terre. Per questa posizione razzista, vedi http://www.knesset.gov.il/elections/knesset15/elikud_m.htm o in PDF

http://bit.ly/likudplatform.  Io penso che prima di essere d'accordo a negoziare con esso, il governo di Israele debba liberare se stesso da tutti i partiti politici che si rifiutano di riconoscere i nostri diritti come palestinesi o si rifiutino di abbandonare queste preferenze razziste per gli ebrei.

L'unico funzionario dell'amministrazione Obama sinceramente preoccupato ed interessato e far smettere le violazioni della legge internazionale di Israele, è stato messo “fuori uso” (George Mitchell). Quindi, gli affari tra i due governi sostenitori dell'apartheid, delle violenze e delle repressioni, continuano come sempre.

Obama affronterà il congresso di AIPAC dicendo le stesse assurdità sulla sicurezza di Israele( la sicurezza per un regime coloniale razzista).

Forse i suoi aiuti 'sionisti' non gli permetteranno di capire che il popolo americano sta dimostrando contro questa lobby. Forse pensa che alla maggior parte delle persone non interessi il fatto che il vicesegretario di stato James Steinberg e l'assistente del segretario di stato per gli affari del vicino Oriente Jeffrey Feltman, sono due noti sionisti che stanno conducendo una delegazione americana in un annuale e strategico “dialogo” con i funzionari israeliani(capeggiati dal criminale di guerra Danny Ayalon).

La vera questione non riguarda cosa queste persone fanno; essi sono criminali e teppisti incalliti che traggono profitto dalle guerre e dai conflitti. La questione è come molte persone in questa terra e in tutto il mondo si uniranno a noi nel sostenere la protesta globale(intifada) affinché cambi la nostra situazione, attraverso la pace e la giustizia. Gli affari corrotti e illegali ai più alti livelli che danneggiano gli interessi pubblici e strategici degli USA non cambieranno grazie ad un discorso di Obama. Noi, il popolo degli Stati Uniti e del mondo, dobbiamo prendere la situazione in mano. Quello che Obama non capisce è che milioni di persone che si riversano in strada non si comprano con la sua falsa attenzione sociale e cordialità.

Per dimostrare sincerità dovrebbe iniziare a tagliare i fondi ad Israele, sino a quando esso non si conformerà alla legge internazionale e ai diritti umani fondamentali.

Il progetto sionista non è riuscito nel suo dichiarato obbiettivo di una totale pulizia etnica e trasformazione della Palestina. Mentre oltre due terzi dei nativi palestinesi nel mondo oggi sono rifugiati, 5,5 milioni di palestinesi rimangono, provocatoriamente, qua. Abbiamo affrontato più di 130 anni di incessanti violenze e aggressioni. Gli attacchi sono stati sostenuti dall'Europa e da stati occidentali, aiutati anche dai dispotici governanti del mondo arabo. Nel corso degli ultimi 20 anni sempre più persone si sono unite alla lotta per la liberazione dalle oppressioni e dalla colonizzazione. Obama non è riuscito a riproporre l'ingannevole farsa del  “processo di pace”,  cui beneficiari sono solamente gli speculatori interessati all'abolizione dei diritti palestinesi.

Una straordinaria trasformazione sta avvenendo nel mondo arabo e un'intifada globale si sta diffondendo tramite strumenti come il lavoro dei media, il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni. La questione palestinese rimane il punto di riferimento della trasformazione globale. Sempre più persone in occidente stanno vanificando le illusioni su ciò che sta realmente accadendo in Palestina e nel mondo arabo. Noi, e altri 400 milioni di arabi che Obama vuole accattivarsi con le parole, vorremmo gridare a viva voce: il tempo delle parole è finito, ora è tempo di rivoluzioni e di reali cambiamenti. 

Yalla per le strade,venerdì! La Luta Continua.

Mazin@Qumsiyeh.org

nella Palestina occupata.

 

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