Un rapporto palestinese avverte sul rischio esplosione nel carcere di ‘Ofer

Ramallah-InfoPal. Un centro palestinese per i diritti umani ha lanciato l’allarme sul rischio di un’imminente esplosione nella prigione di ‘Ofer, a causa delle misere condizioni di vita imposte ai detenuti. 

Domenica 6 gennaio, in un comunicato stampa, il centro al-Ahrar per gli studi sui detenuti e i diritti umani ha reso noto che la situazione nella prigione di ‘Ofer è peggiorata ultimamente dopo la nomina di un nuovo ufficiale israeliano che ha imposto una serie di restrizioni sui prigionieri palestinesi. 

L’ex detenuto palestinese ‘Aziz Harun Kayed, 46 anni, di Ramallah, ha riferito al centro che tra i detenuti di ‘Ofer prevale uno stato di rabbia e tensione, a causa della decisione dell’ufficiale israeliano di diminuire le ore d’aria, limitandole a sole due nell’arco della giornata, ed il trasferimento di un gran numero di prigionieri penali e civili da altri centri di detenzione, con il conseguente sovraffollamento delle celle e le sezioni del carcere in questione. 

Kayed, rilasciato da ‘Ofer meno di un mese fa, ha aggiunto che i nuovi provvedimenti, entrati in vigore dall’inizio di dicembre scorso, hanno aggiunto nuove sofferenze a quelle dei detenuti che continuano a subire le violazioni delle autorità di occupazione, volte a distruggere il loro morale. 

In un contesto correlato, fonti palestinesi hanno riferito che il detenuto Samer al-‘Issawi, in sciopero della fame da 163 giorni consecutivi, è ricoverato nell’ospedale di Ramle. 

Le fonti hanno sottolineato che al-‘Issawi ha riportato fratture ad una costola, dopo essere stato aggredito, due settimane fa, in un tribunale israeliano a Gerusalemme.

In un altro contesto, Al Ahrar ha riferito che il tribunale israeliano ha deciso di rinviare l’udienza, fissata per l’inizio di questo mese, della detenuta Nura al-Ja’abari, 30 anni, di Hebron, su richiesta del giudice israeliano che ha definito “ ridotte” la condanna a quattro mesi e la cauzione di 15 mila shekel. 

Al-Ja’abari, arrestata il 9 ottobre scorso, e ora nel carcere israeliano di Hasharon, è stata sottoposta ad un duro interrogatorio, durante il quale non ha potuto ricevere le visite del suo avvocato. La detenuta è la moglie del prigioniero Mohammed Abu Warda, che era stato arrestato il 4 novembre del 2002 e sta scontando 48 condanne all’ergastolo.