Una coalizione globale di 32 paesi marcerà verso Gaza

Gaza. Con un’iniziativa senza precedenti, una coalizione di sindacati, gruppi per i diritti umani e movimenti di solidarietà provenienti da oltre 32 paesi ha lanciato la “Marcia Globale verso Gaza”, con l’obiettivo di entrare a piedi nella Striscia assediata. L’iniziativa risponde alla grave crisi umanitaria a Gaza, dove un assedio israeliano di quasi 20 mesi ha lasciato oltre due milioni di palestinesi sull’orlo della carestia.

Saif Abu Kishk, presidente della Coalizione Internazionale contro l’Occupazione israeliana, ha dichiarato che la marcia mira a fermare il genocidio perpetrato dalle forze di occupazione israeliane (IOF), a fornire aiuti umanitari immediati e a esercitare pressioni per la revoca totale del blocco.

Oltre 10 mila persone, per lo più provenienti da paesi occidentali, hanno già espresso interesse a partecipare. Sono stati istituiti gruppi di lavoro a livello globale per gestire la logistica e la comunicazione con i media in diverse lingue.

Obiettivi principali della marcia.

  1. Fermare il genocidio: porre fine all’uccisione sistematica dei palestinesi da parte di Israele e all’uso della fame come arma.
  2. Fornire aiuti urgenti: sollecitare l’ingresso immediato di cibo, acqua, medicine e carburante a Gaza, in particolare attraverso il valico di Rafah, dove migliaia di camion di aiuti umanitari sono stati bloccati.
  3. Rompere l’assedio: chiedere un corridoio umanitario permanente e la revoca incondizionata del blocco.
  4. Denunciare i crimini delle IOF: mobilitare la società civile globale per sfidare il silenzio internazionale e fare pressione sui governi affinché agiscano.
  5. Responsabilità: sollecitare azioni legali contro individui e stati coinvolti in violazioni del diritto internazionale.

L’avvocato tedesco Melanie Schweizer ha sottolineato la natura pacifica della marcia, descrivendola come un’iniziativa della società civile ispirata da atti storici di solidarietà internazionale. I partecipanti, tutti volontari, si autofinanziano.

Percorso e logistica.

I partecipanti si raduneranno al Cairo a partire dal 12 giugno, per poi dirigersi ad al-Arish e procedere a piedi verso il confine di Gaza. La coalizione ha suddiviso i manifestanti in gruppi regionali per superare le barriere linguistiche e logistiche.

Il gruppo prevede di accamparsi al valico di Rafah come forma di pressione pacifica per l’apertura del confine e il passaggio degli aiuti. “Se gli abitanti di Gaza riescono a sopravvivere mesi senza cibo né medicine, possiamo gestire la strada del deserto per sostenerli”, ha detto Abu Kishk.

Gli organizzatori hanno contattato le ambasciate egiziane e hanno richiesto ufficialmente la collaborazione del governo egiziano, sottolineando il sostegno agli sforzi dichiarati dall’Egitto per fermare il genocidio.

Soccorsi e coordinamento.

La marcia mira a sbloccare 3 mila camion di aiuti fermi al confine. Abu Kishk ha affermato che questi rifornimenti – cibo, medicine e carburante – sono vitali per prevenire morti di massa per fame a Gaza.

L’iniziativa si coordina anche con gruppi come l’Overland Convoy to Break the Siege (Sumoud) e la Freedom Flotilla Coalition.

Sostegno e responsabilità internazionale.

Karen Moynihan, portavoce della delegazione irlandese, ha chiarito che l’iniziativa non incolpa l’Egitto, ma cerca la cooperazione per intensificare la pressione su Israele. Ha aggiunto che l’obiettivo è ritenere Israele responsabile per aver deliberatamente fatto morire di fame oltre due milioni di persone e affrontare la complicità globale.

Questo sforzo segue la controversa decisione di Israele di consentire a un’azienda privata di consegnare aiuti nella Striscia di Gaza, un approccio respinto dalle Nazioni Unite perché non soddisfa i bisogni umanitari e perché lega gli aiuti a obiettivi politici e militari.