Una folla si accalca al valico di Rafah per sfuggire alla morte

Rafah-AFP. Quando le forze israeliane hanno spinto per un’operazione di terra a Gaza,venerdì, molti egiziani e stranieri sono scappati in Egitto attraverso il valico di Rafah, fuggendo da quello che alcuni ritengono una “morte certa” nell’enclave palestinese.

Più di 310 palestinesi sono stati uccisi finora nel conflitto che dura da 11 giorni tra Israele e il movimento islamico Hamas, che è la forza principale di Gaza.

Il bilancio delle vittime è salito venerdì quando le truppe israeliane si sono riversate in diverse zone di Gaza alla ricerca di tunnel che dicono vengano utilizzati da Hamas per il contrabbando di razzi e per infiltrarsi nelle linee israeliane.

L’avvio dell’operazione di terra israeliana è stato il colpo di grazia per molti egiziani e stranieri, che erano rimasti a Gaza durante i 10 giorni di attacchi aerei israeliani.

“Non volevo lasciare la mia casa, ma ieri sera è stato molto difficile a causa dell’operazione di terra”, ha detto Sohair Massoud, madre egiziana di quattro figli, mentre passava in Egitto dalla Striscia di Gaza attraverso Rafah.

Artiglieria, attacchi aerei

Massoud, che è sposata con un palestinese, ha raccontato che le forze israeliane hanno colpito il suo quartiere nella parte palestinese di Rafah con fuoco d’artiglieria e attacchi aerei.

Scappando da quello che ha definito “morte certa”, ha deciso di fuggire in Egitto.

Tuttavia, anche il lato egiziano del valico di Rafah era teso, venerdì, con droni che volavano in alto e carri armati dell’esercito egiziano con ambulanze e taxi in fila per assistere le famiglie e i Palestinesi feriti quando sono arrivati ​​dal valico.

Un funzionario della sicurezza ha detto che le autorità egiziane permettono agli egiziani e agli stranieri di entrare “per ragioni umanitarie” dopo il controllo della loro identità. Ai palestinesi non è permesso attraversare il valico se non in circostanze particolari.

Um Ahmed, coperta con un hijab e un niqab, ha detto che il viaggio dalla sua casa di Gaza fino al valico è stato “estremamente difficile”.

Faticava a credere di essere riuscita a farlo con i suoi figli sotto la raffica dei bombardamenti dell’ artiglieria israeliana.

“Il cugino di mio marito, che faceva parte della resistenza (militanti di Hamas), era un martire e non abbiamo ancora ricevuto il suo corpo. Non vogliamo perdere un altro membro della nostra famiglia”, ha aggiunto.

“Tu ci hai salvato, ci hai salvato”, ha detto il cinquantenne algerino Elham Abu Daghma, lodando un soldato egiziano mentre attraversava la frontiera, parlando sopra il rumore delle esplosioni assordanti del versante palestinese.

Anche Abu Daghma, sposata con un palestinese, si è trasferita a Gaza, sette mesi fa, ma ora tutto quello che vuole fare è tornare in Algeria.

La vita nella fascia costiera, ha detto, è diventata “insopportabile, senza acqua, senza elettricità, senza cibo”.

Quelli che sono riusciti a fuggire, però, temono per la sicurezza dei parenti ancora a Gaza.

“Abbiamo vissuto giorni difficili e mortali e potrà solo peggiorare per i nostri parenti che purtroppo abbiamo lasciato a Gaza”, ha detto Mosab, figlio di Um Ahmed.

Sua sorella Samira era molto contenta di essere fuori da Gaza, diceva che sentiva che le veniva offerta una nuova vita.

“Il bombardamento non ha fatto differenza tra la resistenza e i civili. Non potevamo nemmeno uscire di casa”, ha detto, tenendo la sua bambina di due anni per mano.

“Ci riunivamo in una stanza, per stare insieme in caso fossimo morti”.

Traduzione di Edy Meroli