Una nuova campagna di normalizzazione tra mondo arabo e Israele

MEMO. Di Mohammad Ayesh. Nel mondo arabo si registra un cambiamento significativo delle relazioni con Israele. La Giordania e l’Egitto avevano precedentemente firmato alcuni accordi di pace con Tel Aviv e stabilito relazioni pubbliche e ufficiali con la potenza occupante. Tuttavia, nella regione araba la situazione attuale è senza precedenti. In passato, nessuno aveva mai cercato di favorire la normalizzazione dell’occupazione offendendo i palestinesi o demonizzandoli, né tentando di rappresentare lo stato occupante come una una vittima che deve essere compensata per gli anni di privazione nella nostra regione araba.

La nuova campagna di normalizzazione, avviata nell’area del Golfo, è chiaramente rintracciabile nei drammi del Ramadan di numerosi Stati del Golfo. Essa ha avuto un costo molto elevato e questa volta è caratterizzata dal tentativo di cambiare la l’ideologia adottata dal pubblico nei confronti della Palestina – una questione unica. Storicamente, Paesi come la Giordania e l’Egitto si sono limitati a cercare di dare credito a giustificazioni che favoriscono l’instaurazione di relazioni positive con Tel Aviv, ma non hanno mai provato a cambiare la percezione dell’occupazione. Piuttosto, la Giordania e l’Egitto continuano a considerare Israele come un Paese occupante chiedendo che rispetti le risoluzioni internazionali. In alcuni Paesi del Golfo si stanno promuovendo false verità, come ad esempio: “Israele è menzionato nel Corano… è lo stesso dei Figli di Israele… I palestinesi hanno venduto le loro terre agli ebrei… gli attuali drammi hanno ottenuto l’approvazione dell’Autorità Nazionale Palestinese…”. Si tratta di miti e menzogne privi di fondamento e senza alcuna spiegazione, usati come giustificazione per normalizzare l’occupazione, un nesso proibito che la gente rifiuta.

Questa campagna di normalizzazione dell’occupazione israeliana si basa su una serie di inganni e falsità molto pericolose. Ha lo scopo di modificare dei fatti storici e trasformare le convinzioni della gente comune rispetto al conflitto in Palestina. Il primo passo è la demonizzazione dei palestinesi su base etnica e razziale, con l’obiettivo di presentare gli israeliani come figure positive e i palestinesi come figure negative. Sta diventando molto chiaro che stiamo affrontando una nuova fase di normalizzazione dell’occupazione israeliana e che quei Paesi arabi che hanno sempre considerato la questione palestinese un tema nazionale centrale non lo ritengono più tale. Inoltre, c’è una nuova generazione di sovrani arabi che intende raggiungere il potere sfruttando il consenso americano e israeliano, piuttosto che attraverso l’approvazione pubblica e le elezioni, diventate rare nella regione araba.

Un aspetto positivo della situazione attuale è che la campagna di normalizzazione in atto è diventata evidente e non sembra avere successo. Ciò si evince dal fatto che essa è iniziata anni fa, ma sta ancora assorbendo enormi quantità di denaro senza dare risultati. Se negli ultimi cinque anni gli “eserciti elettronici” su Twitter e altri social network fossero riusciti nei loro intenti, non sarebbe stato necessario produrre spettacoli del Ramadan a costi così elevati. Quel che è certo è che le popolazioni dell’area del Golfo credono ancora nelle proprie cause ed essi continuano ad essere parte integrante della Nazione araba. Ricordano ancora la loro storia, che non può essere distorta: sanno che Gerusalemme si trova al centro della Palestina, che è la capitale della Palestina e che questa terra santa ha un profondo significato religioso che la politica non può modificare. Questi fatti rappresentano delle credenze solide e immutabili, pertanto, non potranno mai essere compromessi da uno spettacolo del Ramadan o da un hashtag su Twitter.

Fonte: Alquds.

Traduzione per InfoPal di Giulia Deiana