Una nuova ricerca mostra che gli insediamenti israeliani traggono beneficio dalle relazioni bilaterali con l’UE

MEMO. Una nuova ricerca ha dimostrato che gli insediamenti israeliani illegali continuano a beneficiare degli accordi bilaterali con l’Unione Europea (UE) e i suoi stati membri.

Il progetto del Consiglio Europeo per le Relazioni Estere (ECFR) e del suo responsabile Hugh Lovatt – chiamato “Differentiation Tracker” – “traccia gli sforzi intrapresi dai governi europei dall’inizio dell’occupazione per escludere gli insediamenti israeliani” dagli accordi bilaterali. Secondo il rapporto, “nonostante i notevoli progressi nell’avanzamento delle misure di differenziazione a livello delle relazioni dell’UE, le pratiche degli Stati membri sono spesso rimaste indietro”. “Di conseguenza”, afferma l’ECFR, “esiste il chiaro rischio che gli stati europei sostengano direttamente il mantenimento e la crescita degli insediamenti israeliani, dei loro residenti e delle imprese – in violazione delle posizioni politiche europee e del diritto internazionale”.

Differentiation Tracker analizza oltre 260 accordi bilaterali con Israele firmati dall’UE, dai 28 Stati membri dell’UE e dalla Norvegia, accordi che coprono diverse decine di argomenti, tra cui agricoltura, scambi culturali, protezione dei dati, cooperazione economica, investimenti finanziari, progetti di ricerca e sviluppo, previdenza sociale e accordi fiscali e turismo. Le prove fornite dal database di ricerca “rivelano che gli insediamenti israeliani continuano a beneficiare di una vasta gamma di relazioni bilaterali con l’UE e gli stati europei”, afferma l’ECFR.
“Tra i fallimenti degli sforzi internazionali per ridurre la politica israeliana di insediamento e annessione dei territori occupati, un’implementazione più completa e diligente, delle misure di differenziazione legalmente necessarie, rimane uno dei pochi mezzi efficaci per difendere l’impronta territoriale per una soluzione a due stati”, ha affermato Hugh Lovatt, responsabile politico dell’ECFR. “Per conformarsi alla risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’accordo bilaterale firmato con Israele dovrebbe contenere una clausola di “differenziazione” che definisca l’ambito territoriale dell’applicazione di un accordo entro i confini israeliani pre-giugno 1967 (la “Linea Verde”). Correggere accordi preesistenti che non hanno soddisfatto tale requisito è senza dubbio più laborioso ma altrettanto importante”.

Dei 268 accordi europei esaminati dall’ECFR, almeno 158 sono stati firmati “senza alcuna definizione territoriale che ne definisca il campo di applicazione”, mentre altri 65 accordi “contengono clausole vaghe o ambigue”. Nel frattempo, un ulteriore problema evidenziato dal rapporto è che “i governi nazionali hanno anche fatto molto poco per far rispettare le linee guida per l’etichettatura della Commissione Europea per i prodotti insediativi”.

Traduzione per InfoPal di L.P.