

Gaza. Una proposta militare israeliana rivela l’intenzione di dividere la Striscia di Gaza in tre zone civili, ciascuna separata da corridoi occupati dai militari, qualora i colloqui di cessate il fuoco in corso con Hamas non andassero come previsto. La proposta, mostrata a diplomatici stranieri e ottenuta dal Sunday Times, delinea una profonda riprogettazione della geografia interna di Gaza, consolidando il controllo israeliano e limitando fortemente i movimenti palestinesi.
Secondo il piano, i palestinesi sarebbero confinati in strisce di terra settentrionali, centrali e meridionali, con zone militari esclusive tra di esse. La circolazione tra le zone sarebbe vietata senza un permesso rilasciato da Israele e le merci sarebbero soggette a scansione di codici a barre e ad altri sistemi di tracciamento.
L’esercito israeliano ha ordinato evacuazioni di massa da diverse aree, spingendo i civili verso zone umanitarie designate vicino a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Alcune parti di Rafah sono già circondate dalle forze di occupazione israeliane e destinate all’uso militare.
Un altro nuovo corridoio militare verrebbe costruito per collegare la parte meridionale e centrale di Gaza, a quanto pare più stretto dell’attuale corridoio di Netzarim. Fonti del Sunday Times hanno riferito che le ruspe spianeranno il percorso e installeranno infrastrutture militari, interrompendo di fatto l’accesso ai civili tra nord e sud.
Una zona militare settentrionale ampliata si estenderebbe oltre Beit Lahia e Beit Hanoun, con nuove strade e aree di sosta costruite per l’esercito israeliano. Queste aree dovrebbero essere sgomberate entro tre settimane. Una zona cuscinetto ancora più ampia circonderebbe inoltre l’intera Striscia di Gaza.
Secondo la mappa trapelata, dodici località all’interno delle strisce civili sono state designate per la distribuzione di aiuti umanitari. Questi siti sono in linea con la proposta israeliana di privatizzare la distribuzione degli aiuti tramite aziende monitorate dalle forze armate israeliane, un sistema simile ai checkpoint privatizzati intorno alla Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.
Nel luglio dello scorso anno, Israele ha annunciato di essersi preparato a creare “enclave umanitarie” sperimentali o “bolle” come parte di un piano per sostituire il governo di Hamas a Gaza dopo l’attuale guerra.
L’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha confermato sabato che i negoziati sono in corso nella capitale del Qatar, Doha, con opzioni che vanno da un cessate il fuoco temporaneo a un accordo più ampio per il completo disarmo e l’esilio di Hamas e il rilascio di tutti i prigionieri israeliani in cambio della fine della guerra.
“Sotto la direzione del Primo Ministro, anche in questo momento, il team negoziale a Doha sta lavorando per esaurire ogni possibilità di un accordo, sia secondo lo schema Witkoff, sia nell’ambito della fine della guerra, che includerebbe il rilascio di tutti gli ostaggi, l’esilio dei terroristi di Hamas e il disarmo della Striscia di Gaza”, ha dichiarato domenica l’ufficio del primo ministro Netanyahu in una dichiarazione.
Venerdì, l’esercito israeliano ha annunciato di aver lanciato le “prime mosse” di quella che definisce l’Operazione “Carri di Gedeone” – una nuova invasione terrestre volta a rioccupare l’area con una forza schiacciante, costringendo la popolazione di Gaza a rifugiarsi a sud e distruggendo tutte le infrastrutture rimanenti nella Striscia. Il ministero della Salute di Gaza ha riferito domenica che Israele ha ucciso 500 palestinesi in soli tre giorni, più di 100 dei quali in una sola notte, segnando uno dei periodi più sanguinosi della sua campagna genocida fino ad oggi.
(The Cradle, agenzie).
Traduzione per InfoPal di F.L.