USA e Israele isolati perché il mondo respinge il piano di Trump per l’acquisizione di Gaza

Istanbul-Anadolu Agency.com.tr.Di Yasin Gungor. La risposta mondiale alla deportazione dei Palestinesi è stata estremamente negativa, con forti condanne da parte delle grandi Potenze, dei Paesi della regione e dei legislatori USA.

La recente proposta del presidente statunitense Donald Trump di trasferire i Palestinesi da Gaza e di porre il territorio sotto controllo USA a lungo termine ha scatenato una diffusa reazione internazionale.

Svelato durante una conferenza stampa congiunta con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il piano prevede di trasformare Gaza nella “Riviera del Medio Oriente” collocando i Palestinesi in paesi vicini quali Giordania ed Egitto.

Mentre la proposta ha ricevuto il sostegno di Israele, la risposta mondiale è stata estremamente negativa, con forti condanne da parte delle grandi Potenze, dei Paesi della regione e persino dei parlamentari USA.

Le potenze mondiali respingono la deportazione forzata.

Sia la Russia che la Cina hanno criticato il piano, sottolineando la violazione delle leggi internazionali.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito il sostegno della Russia alla soluzione a due stati, mentre il ministero degli Esteri russo ha affermato: “Qualsiasi commento populista è controproducente e aumenta le tensioni”.

La Cina ha condannato la deportazione forzata, sottolineando che “i Palestinesi che governano la Palestina” sono fondamentali per la stabilità dopo il conflitto.

Anche i Paesi europei hanno parlato del piano, esprimendo forte opposizione.

Il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, ha etichettato la proposta come violazione del diritto internazionale, sottolineando che Gaza appartiene ai Palestinesi.

La Francia ha ribadito la sua opposizione a qualsiasi deportazione forzata, definendola una grave violazione del diritto internazionale.

Il Regno Unito, con il primo ministro Keir Starmer, ha sostenuto il diritto dei Palestinesi al ritorno e alla ricostruzione, mentre la Danimarca ha affermato: “Non sembra essere una via realistica da seguire”.

Ribadendo il sostegno dell’Italia per la soluzione a due stati, il ministro degli Esteri italiano ha affermato che non si può ottenere nulla senza i Palestinesi, evidenziando: “Mi sembra che sia un po’ difficile (attuare il piano)”.

Spagna, Irlanda e Slovenia, che hanno riconosciuto la Palestina nel 2024, hanno condannato il piano, definendolo ignorante della Storia palestinese e in contraddizione con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Il Belgio ha affermato che la deportazione delle popolazioni costituisce “una grave violazione del diritto internazionale umanitario “, mentre la Polonia ha espresso sostegno alla soluzione a due stati.

Il Canada, dove Trump ha sospeso i dazi la scorsa settimana, ha affermato che la sua posizione da lungo tempo su Gaza non è cambiata e si è impegnato a raggiungere una soluzione a due stati.

Il piano di trasferimento è “inaccettabile”.

Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha condannato il piano come “inaccettabile”, sottolineando che anche solo considerarlo una proposta è sbagliato. Il ministero della Difesa turco ha dichiarato la sua totale opposizione alla deportazione dei Palestinesi.

Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha respinto categoricamente il piano, affermando che la pace non può essere raggiunta senza uno stato palestinese.

Il gruppo Hamas lo ha definito “ostile”, mentre Qatar, Egitto e Arabia Saudita hanno avvisato che destabilizzerebbe la regione.

Anche l’Iran ha espresso ferma opposizione al piano così come l’Iraq.

Sebbene i Paesi latinoamericani siano rimasti in gran parte in silenzio, il presidente brasiliano Lula da Silva ha criticato la proposta come “incomprensibile”, chiedendosi dove vivrebbero i Palestinesi deportati.

Dissenso negli USA.

Nonostante  sia nato a Washington, il piano ha incontrato critiche persino da parte dei parlamentari USA.

Il senatore democratico Chris Van Hollen lo ha condannato come “pulizia etnica con un altro nome”. La rappresentante Rashida Tlaib, palestinese-americana, ha dichiarato: “I Palestinesi non andranno da nessuna parte”.

Anche repubblicani come il senatore Lindsey Graham hanno trovato la proposta “problematica”, mentre il senatore Tim Kaine l’ha definita “demenziale”.

Il piano di trasferimento di Trump a Gaza ha unito un ampio spettro di opposizioni mondiali, superando le divisioni geopolitiche.

Sebbene nessun paese abbia espresso apertamente il suo sostegno al piano, molti Paesi non si sono espressi. Argentina, Giappone e India, i Paesi che hanno inviato rappresentanti all’insediamento di Trump, non hanno rilasciato dichiarazioni sulla questione.

Anche i paesi che vogliono mantenere buoni rapporti con la nuova amministrazione USA sono rimasti in silenzio. I Paesi latinoamericani, dove Trump ha contenuto l’immigrazione e la droga dopo aver assunto l’incarico, finora non si sono espressi.

A parte Israele, la comunità internazionale rimane risoluta nel rifiutare la deportazione forzata, sostenendo invece la soluzione a due stati come unica via praticabile per una pace duratura nella regione.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli