Venditori a Gaza: la professione cambia ma l’assedio rimane lo stesso

Gaza-PIC. I tre ragazzi che vendono frutta sulla strada costiera a ovest di Deir al-Balah, nella zona centrale della Striscia di Gaza, sono un esempio della lotta continua per vivere nell’enclave sotto assedio.

Cambiando professione, da pescatore ad autista, muratore e agricoltore, si sono trovati costretti a guadagnarsi da vivere vendendo frutta, a Deir al-Balah, ai veicoli che vanno da nord a sud della Striscia di Gaza.

Nel 2017, il tasso di disoccupazione nella Striscia di Gaza era al 50%, con più di due terzi della popolazione al di sotto della soglia di povertà, un assedio sempre più intenso e le successive crisi nell’enclave costiera.

Una nuova professione ogni giorno.

Il venticinquenne Ahmed al-Jumaili si trova costretto, settimana dopo settimana, a cambiare mestiere per guadagnarsi da vivere e sostenere la sua famiglia, composta da moglie, figlia e un altro figlio in arrivo.

“Ho studiato restauro e non ho trovato lavoro – racconta a PIC -. Ho lavorato come autista, muratore, in un bar e in alcune fabbriche di biscotti, anche come contrabbandiere nei tunnel di confine, e oggi sono finito a lavorare come venditore sulla strada costiera”.

Al-Jumaili ha dichiarato che l’assedio ha tolto lavoro ai giovani ma lui non si è arreso e ha continuato a tentare di guadagnarsi da vivere. Il suo programma inizia ogni giorno raccogliendo frutta con il suo amico per poi portarla nella strada sulla costa.

“Se non lavoro, non avrò un centesimo. Siamo a Gaza da anni, alcuni giorni sono buoni, altri no, ma non mi arrendo. Esco di casa tutti i giorni alle 6 e torno al tramonto”.

Il punto vendita, installato cinque anni fa, ha permesso ai passanti e a chi si reca in spiaggia di conoscere Ahmed al-Astal, 25 anni, che porta la sua merce tutti i giorni da Khan Younis a Deir al-Balah.

In passato al-Astal, agricoltore che aveva ereditato la professione da suo padre e la terra da suo nonno, non sarebbe mai uscito dal suo orto, ma oggi è costretto ad adattarsi al peggioramento delle condizioni economiche nella Striscia di Gaza e ricorrere alla compravendita della merce.

“bbiamo 16 dunum di Guava e altri frutti maturati prima del previsto. Il prezzo è di 10-15 NIS al chilo. Vendo tutto ciò che posso. Come vedi oggi ho con me arance, cocco e datteri”.

Al-Astal porta il fardello di dover stare molte ore al freddo vicino alla spiaggia. Gli autisti e i clienti conoscono lui e il suo punto vendita, chiamato con il suo nome.

“So che le condizioni dei giovani sono difficili, ma possono guadagnarsi da vivere con onore, vendendo e comprando cose per sopravvivere senza l’aiuto di nessuno. Ho un figlio e una figlia e sono costretto a sostenerli”.

Un pescatore.

Anni fa Ahmad Kloub, pescatore, ha incontrato Ahmad al-Astal e, dopo averlo conosciuto meglio, ha cominciato a vendere frutta accanto a lui, quando la marea sale.

“Sono un pescatore ma non c’è molto da pescare – ha raccontato a PIC -. Non ho potuto continuare i miei studi universitari perché non avevo abbastanza soldi per le tasse e per il trasporto”.

Di tanto in tanto, Kloub lascia il suo amico sulla strada costiera e setaccia il mare, soprattutto dopo una tempesta, quando l’emergenza per i pesci è alta dal momento che il mare cambia da mosso a calmo.

Ogni giorno, i tre ragazzi fanno lo stesso viaggio fino alla strada costiera, portando la loro frutta, nonostante il freddo, nella speranza di guadagnarsi da vivere.

Traduzione per InfoPal di Giovanna Niro