Venti di guerra: la Nato condanna abbattimento del caccia turco

Ma’an. Di Justyna Pawlak e Sebastian Moffett. 

Brussels – Reuters. Martedì 26 giugno, gli Stati membri della Nato hanno condannato l’abbattimento, da parte della Siria, dell’areo militare turco, definendolo “inaccettabile”, ma hanno tagliato corto con le minacce di rappresaglia militare.

Dopo una riunione di emergenza svoltasi a Brussel tra gli ambasciatori dei 28 Paesi della Nato, il Segretario-generale Anders Fogh Rasmussen ha dichiarato che la Turchia ha il sostegno di tutti i membri.

“La sicurezza dell’alleanza è indivisibile, stiamo con la Turchia nello spirito di una forte solidarietà”, ha affermato Rasmussen. “Riteniamo questo atto inaccettabile e lo condanniamo nei termini più forti”.

Ankara aveva chiesto la riunione del Consiglio Nordatlantico della Nato per discutere dell’incidente, che ha descritto come un atto di aggressione. Damasco aveva affermato di aver abbattuto il veivolo come “autodifesa”, dopo che questo aveva sconfinato nello spazio aereo siriano.

E’ soltanto la seconda volta, in 63 anni di storia della Nato, che i membri si riuniscono sotto l’art. 4 della sua Carta, che prevede consultazioni quando uno Stato sente che la propria integrità territoriale, politica e di sicurezza sono minacciate.

Pur sostenendo uno dei suoi membri, l’Alleanza cerca di procedere con cautela, evitando di aggravare un conflitto in cui i governi occidentali sono riluttanti a partecipare militarmente per paura di una guerra regionale settaria.

“C’è molta poca voglia, da parte dell’alleanza, a intraprendere ciò che chiamiamo ‘guerra discrezionale'”, ha dichiarato Clara Marina O’Donnell, una ricercatrice presso il Brookings Institution di Washington.

La base dell’opposizione

La decisione turca di consultarsi in base all’art.4, invece di chiedere aiuto militare ai sensi delle disposizioni di difesa collettiva dell’organizzazione, noto come “articolo 5”, suggerisce che Ankara spera anche di evitare di infiammare il conflitto.

“Questo è un segnale, da parte della Turchia, che essa, in questa fase, non è entusiasta di imboccare la strada militare. Sta cercando di far calmare la situazione”, ha detto O’Donnell.

In una conferenza dopo le consultazioni di martedì, Rasmussen ha dichiarato che l’articolo 5 non è stato sollevato nelle discussioni. “Mi aspetto chiaramente che la situazione non continui a crescere”, ha detto. “E che la Siria prenda tutte le misure necessarie per evitare tali eventi in futuro, per quanto riguarda gli sviluppi nella regione”.

Mentre la riunione era in corso, il primo ministro turco Tayyip Erdogan ha avvertito la Siria contro qualsiasi escalation delle tensioni.

“Tutti dovrebbero sapere che l’ira della Turchia è forte e devastante”, ha affermato in un discorso ai membri partner.

“Ogni elemento militare che si avvicina alla Turchia dal confine siriano e che rappresenti un rischio per la sicurezza e un pericolo sarà considerato come una minaccia e trattato come un obiettivo militare”.

La Turchia ha respinto le affermazioni di Damasco, secondo cui le sue forze non avevano altra scelta che abbattere l’aereo da ricognizione (in altre versioni si parla invece di “caccia”, ndr) F-4, mentre sorvolava le acque siriane vicino alla costa, venerdì scorso.

In una lettera al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la Turchia l’ha condannato come “atto ostile delle autorità siriane contro la sicurezza nazionale turca”, dicendo che esso ha posto “una seria minaccia alla pace e alla sicurezza nella regione”.

La Siria ha messo in guardia la Turchia e la Nato contro rappresaglie. Lunedì, il ministro degli Esteri della Ue ha sollecitato la Turchia a mostrare moderazione, affermando che avrebbero aumentato le pressioni su Assad.

L’unica altra occasione in cui la Nato s’è riunita sotto l’art. 4 fu nel 2003, per discutere la guerra contro l’Iraq, di nuovo su richiesta della Turchia.

“Il jet da ricognizione, disarmato, era entrato brevemente nello spazio aereo siriano, mentre stava atterrando, dopo aver pattugliato il Mediterraneo orientale”, ha dichiarato il vice-premier turco, Bulent Arinc, “ma era stato avvisato dai controllori radar turchi ed era partito immediatamente e aveva virato verso il mare.

“Poi aveva fatto un altro contatto con la terra, quando era stato colpito a 13 miglia dalla costa, nello spazio aereo internazionale”, ha aggiunto, “fuori della portata della contraerea siriana.

“In base ai dati in nostro possesso, il nostro aereo è stato colpito da un laser o da un missile terra-aria a ricerca calorica. Il fatto che al nostro aereo non sia stato dato un avvertimento radar preventivo, suggerisce che non si è trattato di un missile radar”, ha detto Arinc.

La Turchia dà rifugio ai ribelli del Free Syria Army e ospita circa 32mila rifugiati siriani ai confini sud-orientali con la Siria, a circa 50 km da dove il veivolo turco è stato abbattuto. Il Paese nega di fornire armi agli insorti.