Vice-presidente Usa condanna nuovo piano coloniale israeliano.

Gerusalemme – Agenzie. Il vice presidente Usa Joe Biden, in visita in Israele, ha disapprovato ieri la costruzione dell'ultima colonia ebraica a Gerusalemme est; lo riporta Reuters.

“Condanno la decisione da parte del governo israeliano di portare avanti i progetti per le nuove unità d'insediamento.” ha dichiarato Biden, arrivato con un'ora e mezza di ritardo a una cena con il primo ministro Benjamin Netanyahu, secondo Reuters.

La denuncia di Biden segue una serie di messaggi di funzionari dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), che hanno espresso la loro riluttanza a seguire i nuovi tentativi Usa di far riprendere i negoziati indiretti con Israele. A questo proposito, il vice presidente ha affermato che l'espansione coloniale a Gerusalemme est potrebbe comportare il fallimento del dialogo prima che cominci.

L'estensione della colonia ebraica a Ramot Shlomo, quartiere di Gerusalemme est, “mina la fiducia di cui abbiamo bisogno ora, e rema contro le discussioni costruttive che abbiamo portato avanti qui in Israele”, ha scritto Biden nella sua dichiarazione.

Israele ha interrotto lunedì il congelamento degli insediamenti durato 10 mesi, pubblicando un piano per la costruzione di 112 nuove case a Betar Illit, vicino a Betlemme. I funzionari dell'Olp hanno condannato la decisione, citando tentativi di minare gli sforzi Usa in direzione delle trattative di pace: uno di questi in particolare sarebbe rappresentato dalla delibera di risarcire i coloni affetti dal blocco dei cantieri.

“Di certo non intendevamo provocare nessuno, e di certo non intendevamo ferire il vice presidente degli Stati Uniti”, ha commentato sul canale israeliano Channel One il ministro dell'Interno Eli Yishai, che ha annunciato la nuova colonia a Gerusalemme.

“L'approvazione finale [per il progetto] richiederà diversi mesi, sempre che venga approvato, e concordo sul fatto che il momento più adatto [per l'annuncio] sarebbe stato fra due o tre settimane”.

Da parte sua, il portavoce presidenziale palestinese Nabil Abu Rudeineh ha rilasciato una risposta severa al gesto israeliano, che oltretutto è giunto un giorno dopo l'arrivo in Medio Oriente dell'inviato americano George Mitchell. Il rischio, secondo Abu Rudeineh, è quello di “far fallire i negoziati e assicurare l'inutilità degli sforzi USA prima che inizino.”

Ha poi aggiunto: “Ormai è evidente che il governo israeliano non vuole le trattative, e non vuole la pace. L'amministrazione statunitense deve rispondere a questa provocazione con misure efficaci”. Andare avanti “non sarebbe più tollerabile”, dato che “simili provocazioni” non hanno ricevuto risposta dagli Stati Uniti. “Senza una pressione americana reale ed effettiva, che costringa Israele a porre fine alle sue pratiche, il processo di pace verrà distrutto”.

Una condanna della decisione è giunta anche dalla Casa Bianca, come ha riportato il portavoce Robert Gibbs poche ore dopo l'annuncio.

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