Video dell’attacco chimico in Siria, Madre Agnes: bambini “spostati da un luogo ad un altro”

RT. Alcuni bambini filmati come vittime dell’attacco chimico del 21 agosto in un quartiere di Damasco sono stati spostati in quel luogo di proposito da una regione diversa, dopo essere stati rapiti settimane prima. Lo ha raccontato Madre Agnes a RT dopo aver presentato la propria indagine all’ONU.

Madre Agnes Mariam el-Salib e il suo gruppo hanno condotto indagini indipendenti, passando in rassegna 35 video dell’attacco che erano stati messi su internet. Ciò che ha catturato l’attenzione di Madre Agnes è stato il fatto che gli stessi bambini apparivano in video diversi.

“Vediamo i bambini in un video dove vengono presentati come vittime di un attacco chimico nel quartiere di Jobar. Poi vediamo gli stessi bambini in un video al di fuori del sobborgo periferico di Kafr Batna, e viene detto che sono bambini di Kafr Batna, e poi del sobborgo di Ein Tarma. Abbiamo visto lo stesso bambino apparentemente in agonia in contesti diversi”, ha raccontato a RT Arabic.

“Chi sono questi bambini? Vogliamo sapere la verità”, chiede Madre Agnes.

 

RT: Per cominciare, potrebbe dirci qualcosa sulla sua squadra e su ciò che fate? Siete siriani o di nazioni estere?

Madre Agnes Mariam el-Salib: Siamo un gruppo plurinazionale che intende aiutare la riconciliazione in Siria, come dice il nostro nome. Abbiamo rappresentanti di molte nazioni, tra le quali Australia, Belgio, Francia, Irlanda, Stati Uniti, perfino la Malesia. Rappresentiamo anche nazioni arabe come la Siria, ovviamente. Vogliamo mantenere la comunicazione con tutti i siriani che hanno interesse nel mitigare l’impatto di questo conflitto sulla popolazione civile. Per questo scopo, vogliamo coinvolgere sia i gruppi di opposizione che le forze governative. Siamo impegnati a fornire qualunque tipo di assistenza in nostro potere a tutti i civili colpiti dalle azioni dei combattenti dell’opposizione o da quelle delle truppe governative. Abbiamo denunciato molte violazioni dei diritti umani in Siria, che sono state interminabili durante tutta questa terribile crisi, e hanno avuto un impatto su ciascun cittadino siriano. Dobbiamo assistere rifugiati, anziani, donne e bambini. A partire dal marzo di quest’anno, abbiamo ricevuto diverse offerte di supporto dagli uffici Onu e da molte Ong. Stiamo ricevendo un aiuto imprtante.

RT: Ci dica dello studio che avete presentato oggi [18 settembre 2013] durante un incontro del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

MA: Lo studio che ho redatto si basa soprattutto su testimonianze raccolte nelle alture del governatorato di Latakia [nell’estremo nord ovest del paese], che abbiamo visitato come parte dello sforzo di riconciliazione della nostra organizzazione. Ho incontrato diverse famiglie nell’area. Mi hanno raccontato che hanno riconosciuto i loro figli nei video che immortalano le presunte vittime dell’attacco chimico nel Ghuta [fascia agricola che circonda Damasco] orientale. Moltre altre famiglie ci hanno contattato, chiedendoci di indagare su quello che stava succedendo.

Indubbiamente, al momento ci sono grandi istituzioni internazionali che si stanno dedicando a questo tema, ma anche noi nel nostro piccolo vorremmo contribuire al beneficio della gente. Abbiamo studiato i filmati dell’episodio e raccolto le immagini in un volantino che abbiamo fatto circolare. Abbiamo passato in rassegna i primi 35 video dell’incidente che sono stati messi su internet, e provato ad identificare nei video i bambini di cui ci avevano raccontato. E mentre esaminavamo accuratamente questi filmati, c’è stata una sorpresa. Abbiamo scoperto che i video che gli Stati Uniti hanno sostenuto essere la prova autentica che incrimina il governo siriano per aver usato armi chimiche sui propri civili – questi video in realtà sono stati falsificati. Nello specifico, abbiamo studiato i video Uno, Sei, Undici e Tredici.

RT: Fa questa obiezione sulla base di vostre impressioni, o avete deposizioni di testimoni che confermano che determinati bambini nei video, di fatto, vengono dalle famiglie di cui diceva?

MA: Per prima cosa, ci sono famigliari che affermano di aver riconosciuto i loro figli. Hanno indicato specifici video provenienti da Kafr Batna e Jobar. Non posso scendere in dettagli, perché non ho il permesso delle famiglie per fare nomi. La metto in generale: per ora, sappiamo che alcune persone hanno riconosciuto alcuni dei bambini. In qualche caso, erano una madre o un padre che riconoscevano il proprio figlio in un video. In altri casi, erano una zia o uno zio, oppure qualche altro parente, dato che alcuni dei genitori erano stati uccisi durante i combattimenti, mentre gli insorti avanzavano attraverso i distretti e i villaggi di Latakia. Non posso stabilire se queste persone dicano la verita; ci vorrebbe un test del Dna. Per quanto ci riguarda, stiamo tentando di capire perché tutte queste persone starebbero cominciando a sostenere di vedere in quei video i volti dei famigliari.

Guardiamo più in dettaglio il filmato selezionato dagli americani, e vediamo che è stato integrato con filmati forniti da Al Jazeera, o da una delle commissioni di coordinamento. Abbiamo 35 video nel nostro compendio, ma ci sono in totale tra i 200 e i 230 video circa, ciascuno diverso dagli altri. Sono invocati da una grande varietà di fonti – dalle commissioni di coordinamento locali alle Ong, fino ai media. Mentre esaminavamo i video, cercando di identificare i bambini in questione, abbiamo notato alcuni segni che suggeriscono che qualcosa era stato inscenato e aveva una regia. Per esempio, c’è una sequenza di un ragazzo che riceve cure di pronto soccorso. E c’è un video differente, dove si vede lo stesso ragazzo che riceve altre cure di pronto soccorso, ma in un contesto diverso. È come una messinscena cinematografica, dove i filmati vengono modificati e registrati più volte. Si gira una scena, e se non piace si cambiano le ambientazioni per girarla di nuovo.

RT: Si riferisce ai video che hanno fatto il giro dei media americani?

MA: Precisamente.

RT: E l’altra faccia della medaglia, cioè il governo siriano? Anche loro hanno rilasciato dei video dicendo che i filmati rappresentavano le vittime di un attacco col sarin. Li avete esaminati?

MA: No. Di fatto siamo un gruppo indipendente. Non lavoriamo per nessuno, lavoriamo da soli. Vogliamo conoscere la verità. Stiamo sollevando questo problema in qualunque sede disponibile. Oggi abbiamo  parlato al Consigio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Prossimamente, abbiamo intenzione di rivolgerci alla Comitato Internazionale della Croce Rossa. Vogliamo sapere chi sono questi bambini e da dove vengono. Sembra che siano stati spostati da un posto all’altro. Ossia, vediamo bambini in un video dove sono presentati come vittime di un attacco chimico a Jobar; e poi vediamo gli stessi bambini in un video al di fuori di Kafr Batna, e viene detto che sono bambini di Kafr Batna, e poi, che sono di Ain Terma. Abbiamo visto lo stesso ragazzo apparentemente in agonia in diversi contesti. Chi sono quei bambini?

RT: Il filmato di cui parliamo ha fatto il giro dei media americani. Ma cosa può dirci dei nastri trasmessi dal canale della televisione ufficiale siriana e da altri media siriani? Avete potuto studiarli?

MA: Abbiamo visto i video forniti dall’opposizione, che confermano che l’incidente è accaduto nel Ghuta orientale il 21 agosto 2013. Abbiamo deciso di guardare i nastri perché alcune persone ci hanno detto che nei filmati hanno riconosciuto i loro figli. Di fatto, abbiamo passato centinaia di ore a studiare quei filmati – non è stata una cosa facile.

RT: Mi dispiace interromperla, Madre Agnes, ma all’inizio dell’intervista ci ha detto che avete indagato su casi di violazione dei diritti umani sia da parte del governo che dell’opposizione. Potrebbe darci qualche dettaglio?

MA: Certo. C’è un rapporto che è stato recentemente presentato all’Assemblea Generale e che verrà discusso tra poco. La Commissione Investigativa delle Nazioni Unite che indaga sulle violazioni dei diritti umani in Siria non riesce ancora ad entrare nel paese, affermando che non sono in grado di ottenere un permesso dalle autorità siriane. È per questo che non possono raccogliere rapporti di prima mano da tutti i testimoni. Nel marzo scorso abbiamo cooperato con questa commissione, così come con la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite guidata da Navanethem Pillay, e la stessa commissaria aveva detto che voleva condurre una propria indagine.

Ci siamo incontrati in Libano e abbiamo anche parlato al telefono, e alla fine i membri delle due commissioni ci hanno chiesto di trovargli dei testimoni. Questo costituiva una grande sfida: le persone sono troppo spaventate per condividere qualsiasi informazione, perché pensano che i militanti potrebbero perpetrare delle vendette contro di loro.

Quando alla fine abbiamo trovato le persone che acconsentivano a testimoniare, il nostro rapporto ha assunto un aspetto molto più completo. Il nostro rapporto precedente, per esempio, era più esplicativo di circa il 60%. Sfortunatamente, è stato redatto quando molti esperti della commissione erano via per le vacanze estive. È questo il motivo per cui non abbiamo potuto consegnare le testimonianze in tempo. E fu proprio quando successe il massacro nei pressi di Latakia.

Ci sono più di 400 persone nella mia lista dei deceduti. Queste persone sono state assassinate brutalmente – ma per qualche motivo i media mondiali sono stati restii a parlarne. Non hanno mai nemmeno provato ad intervistare i sopravvissuti o le famiglie delle vittime. La scusa di questa riluttanza è che credono che queste persone morte vicino a Latakia siano state uccise durante episodi di ostilità anziché in un raid ben programmato da militanti che hanno specificatamente preso di mira i civili.

Noi siamo sempre dalla parte delle vittime. E ogni volta che qualcuno viene assoggettato alla violenza, il mondo intero deve alzare la voce. Anche noi ci uniremo al coro. In simili circostanze è inaccettabile agire in modo selettivo: non si può parlare della sofferenza di qualcuno e ignorare la sofferenza degli altri. I media mondiali hanno detto davvero poco, e alquanto di malavoglia, a proposito delle vittime di Latakia.

Era nostro dovere farci sentire e accrescere la consapevolezza di questa tragedia. Per questo speriamo di vedere una commissione internazionale in Siria. Con l’aiuto di Dio abbiamo mandato un invito a Carla del Ponte [attualmente membro della Commissione delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani in Siria], affinché venga in Siria. A Ginevra ho detto al Consiglio per i diritti umani che vorremmo che tutti avessero una visione d’insieme di quello che sta accadendo. Il loro rapporto è troppo unilaterale! È come un libro a cui manchi metà del testo.

RT: Come ha reagito il Consiglio al rapporto che avete consegnato? Ha ricevuto un responso dai membri?

MA: Sì, ha avuto una vasta risonanza. Sia Navanethem Pillay che gli ispettori hanno mostrato molto entusiasmo da quando siamo arrivati a Ginevra – un grande interesse. Organizzano un incontro ogni volta che veniamo a Ginevra. La signora Navanethem Pillay ha presieduto personalmente il nostro ultimo incontro con gli esperti dell’Onu, il che è per noi un grande onore. Ha partecipato anche la premio Nobel per la pace Mairead [Corrigan-]Maguire. Ai nostri incontri è stato presente, presiedendoli qualche volta, anche Alfred de Zayas, l’Esperto Indipendente delle Nazioni Unite per la promozione di un ordine internazionale democratico ed equo.

Su richiesta della commissione Onu che investiga sulle violazioni dei diritti umani in Siria, abbiamo tenuto un incontro di un’ora e mezza con Alfred de Zayas. Ha partecipato anche un esperto inglese di una commissione di conciliazione internazionale. Hanno formulato le loro aspettative sulla loro visita in Siria e noi, in cambio, abbiamo espresso le nostre preoccupazioni sul fatto che la sostanza del loro nuovo rapporto dopo il loro arrivo in Siria potrebbe non cambiare affatto. In risposta, hanno tentato di assicurarci che stavano cercando di ricevere informazioni imparziali. Pensiamo che sarebbe giusto se il mondo intero sapesse delle sofferenze di tutte le vittime. Il mondo dovrebbe conoscere le storie di tutte le vittime, perché tutte quelle persone erano civili innocenti e pacifici.

RT: Sia che siano vittime tra le file dell’opposizione, sia che lo siano tra i sostenitori del governo.

MA: Certamente. Stiamo lavorando per i migliori interessi del popolo siriano. Sono stata in tutti gli angoli del paese, a parte la Siria nordorientale, ma ho intenzione di andare anche in questa regione. Ho avuto un invito da lì e spero, con l’aiuto di Dio, di riuscire ad andarci. Stiamo rappresentando gli interessi del popolo siriano, in tutta le sue differenze etniche e confessionali.

RT: Il Segretario Generale dell’Onu conferma ora che sono state usate le armi chimiche in Siria e lo descrive come un crimine di guerra. Il suo rapporto fa davvero rabbrividire. Come commenta il rapporto? Quali passi può fare il vostro gruppo e perché non si è ancora stabilito chi siano i colpevoli?

MA: Devo dire che non sono un’esperta. Gli esperti della commissione che sono venuti in Siria erano altamente professionali. Hanno raccolto i necessari campioni per i test e poi hanno confermato che era stato usato il gas sarin. Non ho dubbi su questo.

La Commissione per i Diritti Umani ha tenuto degli incontri per tre giorni consecutivi, a partire dall’altroieri. Questa organizzazione è vista come l’autorità globale più importante su questi temi. Per questo, è appropriato quando i rappresentanti di qualche stato membro fanno generiche accuse ancora prima delle conclusioni degli esperti di armi chimiche che stanno investigando sul caso in Siria? Non possiamo fare accuse finchè non si è conclusa un’ispezione indipendente, imparziale ed esauriente.

Ci sono alcune situazioni sulle quali ho indagato io stessa. Voglio sapere chi sono quei bambini morti che abbiamo visto in un video su internet, che sembrava fosse una specie di film. La cosa più strana era che mostrava molte vittime, ma nessun’immagine di un funerale di massa – si vede solo la sepoltura di otto di loro. Ma dove sono gli altri? Se sono vivi, allora è una buona notizia, e significa che la storia è stata costruita. Ma se sono morti, è terribile. Ogni genitore dovrebbe sapere esattamente dove si trova il proprio figlio – che sia un genitore di Latakia, Jobar o Kafr Batna. Non importa a quale gruppo etnico appartenga un genitore, ha il diritto di sapere dov’è suo figlio. Ecco alcune foto in evidenza: ogni vittima in queste immagini è segnata come “non identificata”. È possibile in quelle regioni controllate dai ribelli? Loro proteggono le vite dei civili locali e sono responsabili per la loro sicurezza in quei territori. Com’è possibile che nessuno riconosca i bambini nelle foto? Le persone di queste regioni si conoscono bene l’un l’altra.

RT: Quando tutta la regione viene bombardata, intere famiglie potrebbero essere uccise. I figli potrebbero perdere i propri genitori e i genitori potrebbero perdere i propri figli. Dopo un po’, potrebbe essere problematico identificare le vittime. Cosa può dirci?

MA: Non è stato un bombardamento con munizioni tradizionali – è stato un attacco chimico. Gli ospedali dicono che le persone erano nelle loro case quando è cominciato l’attacco. Molti di loro stavano dormendo. Dato che i soccorritori sono arrivati conoscendo l’indirizzo esatto, com’è possibile che le vittime rimangano non identificate?

Un’altra domanda: dove sono i genitori di questi bambini? Ho condotto alcune ricerche sulle relazioni sociali in Siria, e quello che ci viene mostrato nel video si contrappone alla realtà sociale del popolo siriano – si conoscono bene l’un l’altro. Al momento stiamo cercando i genitori dei bambini. Potrebbero essere di Latakia, non del Ghuta orientale.

Proprio ora, stiamo redigendo le liste dei bambini uccisi. Chiediamo che venga tenuta un’ispezione. I genitori hanno il diritto di sapere dove sono i loro bambini. Dovremmo trovare questi genitori, nel caso che serva un test del Dna. Hanno il diritto di conoscere la verità.

Per noi questa è una missione cruciale. Ogni genitore deve essere consapevole di ciò che è successo al proprio figlio, se sia vivo o morto. Non sono sicura che tutti i corpi nei filmati fossero corpi di bambini morti. Parlare con i genitori di quei bambini è un’esperienza traumatica – ma dobbiamo farlo. Dobbiamo esaminare ciascuna di queste tragedie per trovare la verità. Per me ogni tragedia è importantissima. E il tutto ha avuto un così forte impatto su di noi che non abbiamo dormito per molto tempo.

RT: Molte grazie per questa intervista. Da Ginevra, era Agnes Mariam el-Salib, Madre Superiora del Monastero di St. James [a Qarah Bak in Siria].

Traduzione a cura di Elisa Proserpio