Video: Le Forze Israeliane invadono la vita quotidiana nell’occupata Gerusalemme.

Video: Le Forze Israeliane invadono la vita quotidiana nell’occupata Gerusalemme.

La Città Vecchia di al-Quds (Gerusalemme) è stata testimone, nelle ultime settimane, di un’esplosione della presenza di forze Israeliane, presumibilmente, per “ragioni di sicurezza”.

Ma se si osserva con più attenzione, o semplicemente, se si aprono gli occhi sulla moltitudine di restrizioni, ostacoli e timori provocati da questi, è evidente come tutta la faccenda non abbia nulla a che vedere con il concetto di “sicurezza”, bensì che tutto sia stato fatto con l’intento di infondere paura nei Palestinesi mentre resistono agli svariati tentativi delle forze Israeliane di espellerli non solo dalla Città Vecchia di Gerusalemme ma dall’intera città.

Solo pochi giorni fa, giovedì 14 ottobre, le forze israeliane spararono uccidendo un giovane palestinese di 20 anni. Subito dopo, i presenti furono obbligati ad indietreggiare, mentre il ragazzo giaceva a terra sanguinante aspettando di morire senza che nessuno potesse prestargli soccorso.

Mentre i coloni israeliani degli insediamenti all’interno della Gerusalemme dell’Est, illegali secondo le Leggi Internazionali, sono stati autorizzati ad avvicinarsi per scattare foto-trofei ad un altro Palestinese appena ucciso, le forze israeliane si sono avventate, improvvisamente, su un gruppo di Palestinesi, minacciandoli di colpirli con fucili e manganelli. I Palestinesi, pertanto, si sono ritrovati tra l’incudine e il martello: correndo e rischiando di essere colpiti ripetutamente da proiettili ardenti nel semplice tentativo di scappare da forze militari armate dal grilletto facile, le quali, avevano appena ucciso un altro Palestinese, o per essersi allontanati lentamente ed essere attaccati dallo stesso esercito. Costretti con la forza ad allontanarsi, i Palestinesi tenevano i cellulari nelle proprie mani, evitando di scattare foto ai crimini commessi dalle forze Israeliane, per il forte timore che se qualcuno avesse raggiunto una tasca di un pantalone o di una borsa per prendere qualcosa, tra cui un telefono, sarebbero stati colpiti dai proiettili letali delle forze Israeliane.
I coloni Israeliani, d’altro canto, erano liberi di avvicinarsi al corpo del giovane per scattargli delle foto, il quale, nel frattempo, era morto senza aver ricevuto nessuna assistenza medica. La squadra della Mezzaluna Rossa Palestinese appena fuori dall’uscita di Damasco fu fisicamente respinta ed obbligata ad andarsene.
Con la recente escalation di uccisioni di Palestinesi ad Al-Quds (Gerusalemme), questa rappresenta a malapena un’eccezione. È gia di per sé un messaggio: quando l’uccisione di un Palestinese non è più qualcosa di ordinario, bensì qualcosa di appena accaduto, su cui non verrà mai compiuta alcuna indagine, qualcosa che incontra largo consenso e spesso provoca, addirittura, sostegno tra la folla di presenti Israeliani; è qualcosa divenuto “normale”?

Molte emittenti televisive hanno deciso che, invece di portare avanti e indietro le loro apparecchiature, sarebbe stato più pratico lasciarle direttamente all’uscita di Damasco. Fu ordinato agli operatori di disinfezione di pulire da terra il sangue del giovane Palestinese al fine di eliminare qualsiasi traccia del crimine appena commesso. Fuori dalla porta di Damasco sono state poste delle transenne, pronte in qualsiasi momento a chiudere l’accesso.

La Città Vecchia di al-Quds (Gerusalemme) è “fortificata”, gruppi da due o quattro a dieci uomini delle Forze Israeliane presiedono ogni angolo della città. La vita quotidiana per i Palestinesi è stata costretta a fermarsi, mentre le Forze Israeliane siedono comodamente su sedie di plastica poste all’uscita dei negozi per turisti, languiscono sotto i portici dove le persone erano solite giocare a carte, o siedono di fronte ai negozi chiusi per paura della crescente minaccia di violenza dei coloni e della polizia contro i Palestinesi.

L’onnipresenza delle forze Israeliane e delle restrizioni, tuttavia, sembrano essere pensate solo nei confronti dei Palestinesi. Le persone a cui è stato chiesto di passare attraverso i metal detector posizionati nella Città Vecchia sono sempre i Palestinesi, a cui è stato ordinato di alzarsi magliette e calarsi i pantaloni, di togliersi le scarpe e svuotare le borse anche dopo essere già passati, spesso con i loro bambini dai volti distorti dalla paura. Per i bambini Palestinesi, non esistono luoghi in cui essere davvero bambini, dove poter giocare con la presenza di un esercito occupante posto ad ogni angolo della città, pronto a gridare nel caso in cui un bambino accidentalmente facesse scoppiare un palloncino. I genitori cercano di tenere d’occhio continuamente i propri figli, incarichi semplici come mandarli a comprare il pane potrebbe comportare la loro scomparsa ed una frenetica ricerca per poi scoprire che la polizia Israeliana ha arrestato dei minori senza nemmeno disturbarsi ad informare le famiglie.

Non vi è alcuna considerazione per i diritti umani fondamentali dei Palestinesi, tanto meno rispetto in qualità di essere umani. Mentre gli Israeliani e i turisti sono liberi di girovagare per le strade della Città Vecchia, i residenti Palestinesi vengono spesso fermati in tutti, o quasi, i posti di blocco, obbligati a spiegare più volte di essere residenti, dovendo discutere per ottenere il permesso di fare la cosa più normale della vita: tornare a casa.

Traduzione di Alice Gavazza