Video: le forze israeliane trascinano un bambino palestinese di 8 anni, scalzo, alla ricerca di “lanciatori di pietre”

423134CBetlemme-Ma’an. Un video pubblicato giovedì dall’associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem mostra militari israeliani, all’inizio di questa settimana, nella città di Hebron, nel sud della Cisgiordania occupata, mentre trascinano un bambino palestinese di 8 anni, con soltanto i calzini ai piedi, attraverso un quartiere della città, per identificare altri bambini che, secondo loro, hanno lanciato pietre ed una bottiglia molotov contro una colonia illegale che si trova nei dintorni.

L’incidente è accaduto il 19 marzo attorno a mezzogiorno, secondo una dichiarazione rilasciata da B’Tselem, che ha identificato il bambino come Sufiyan Abu Hitah. “Hitah si aggirava a piedi scalzi nei dintorni di casa sua, a Hebron, alla ricerca di un gioco che aveva perduto, quando un gruppo di almeno 15 soldati lo ha catturato”, è riportato nel resoconto.

I soldati hanno quindi afferrato il ragazzo, visibilmente in difficoltà per tutta la durata del video che dura circa tre minuti, “e lo hanno trascinato verso il quartiere di al-Harika, dove gli hanno chiesto di indicare quali fossero i bambini che poco prima avevano presumibilmente lanciato pietre ed una bottiglia molotov contro l’insediamento di Kiryat Arba”, secondo B’Tselem.

In un resoconto dettagliato degli eventi accaduti durante la giornata, B’Tselem ha scritto che Hitah era appena arrivato presso l’abitazione dei suoi nonni quando si è accorto di aver perduto un giocattolo che aveva acquistato lungo il percorso. Nonostante sua madre gli avesse proibito di uscire fuori, dato che sapeva che i militari stavano rastrellando la zona – un evento pressoché quotidiano a Hebron – Hitah è uscito di nascosto alla ricerca del gioco.

Alcuni minuti più tardi, i bambini del luogo sono accorsi verso la casa dei nonni di Hitah per riferire alla madre, Amani, che i soldati avevano preso suo figlio e lo stavano portando verso la colonia illegale israeliana di Kiryat Arba che si trova nelle vicinanze.

“Ho visto più di 15 soldati attorno a Sufiyan. Due di loro lo stavano trattenendo per le braccia e lo trascinavano verso l’entrata di Kiryat Arba. Alcuni vicini si erano già riuniti nelle strade e stavano cercando di sottrarre Sufiyan ai soldati”, ha raccontato Amani a B’Tselem.

Quando Amani ha supplicato i soldati di consegnarle suo figlio, loro si sono rifiutati dicendo “se lo rivuoi indietro, convincilo a farci i nomi dei bambini che stavano tirando pietre”. Nonostante gli sforzi compiuti da sua madre per spiegare ai soldati che lei non vive nemmeno in quel quartiere, ma che stava soltanto visitando i suoi genitori, e che Sufiyan non conosceva i nomi dei bambini che vivono lì, i soldati hanno fatto finta di non sentirla continuando a trascinare suo figlio tenendolo per le braccia.

“Sufiyan stava tremando dalla paura. L’ho visto parlare coi soldati e spiegare loro che non sapeva niente, ma questo non è bastato”, ha detto Amani, aggiungendo che i militari hanno tirato suo figlio fin dentro la casa di Muhammad al-Nahnush.

“Quando sono usciti, circa cinque minuti dopo, Sufiyan stava piangendo. I soldati non hanno arrestato nessuno in quella casa. Non sapevo se avevano picchiato Sufiyan mentre erano lì dentro, o cosa altro fosse successo in quella casa. Ero veramente spaventata e preoccupata per Sufiyan. Ho iniziato a piangere e a correre dietro ai militari mentre si spostavano di casa in casa, per cercare di convincerli a lasciarlo andare”, ha aggiunto Amani.

B’Tselem ha riferito che quando i soldati hanno trascinato il bambino nella strada Jabal Juhar, una donna del posto ha cercato di tirarlo via dalle loro mani. “Nel frattempo, altre donne si erano riunite attorno ai soldati. Alla fine, dopo più di un’ora dall’inizio dell’incidente, sono riuscite a liberare Sufiyan e a farlo tornare da sua madre”, è riportato nella dichiarazione.

In risposta alla richiesta di commentare quel che era successo, un portavoce dell’esercito israeliano ha riferito a Ma’an che “a seguito di una prima inchiesta su quanto accaduto, abbiamo concluso che una bottiglia molotov è stata lanciata contro la comunità di Kiryat Arba. I militari che sono stati chiamati sul luogo hanno catturato un sospetto. Dato che il sospettato era minorenne, è stato riportato presso l’abitazione dei suoi genitori. Secondo le prime investigazioni, abbiamo appurato che i militari non hanno chiesto al minorenne di portarli verso altri eventuali sospetti”.

Il portavoce non ha chiarito quando è stata lanciata la bottiglia molotov verso Kiryat Arba, e  non ha commentato il fatto che Hitah è stato fermato poco prima di lasciare la casa dei suoi nonni alla ricerca del suo giocattolo.

Per di più, il portavoce non ha rilasciato alcun commento sul fatto che il video e le testimonianze oculari mostrano soldati israeliani mentre trascinano Hitah per le strade del quartiere, in direzione di varie abitazioni, allo scopo di identificare gli eventuali “sospetti” per oltre un’ora, smentendo le affermazioni dell’esercito secondo le quali “i soldati non hanno chiesto al minorenne di portarli verso altri eventuali sospetti”.

Il portavoce, inoltre, non ha commentato il fatto di cui parlano i testimoni ed il video mostra i soldati israeliani mentre cercano di riprendere Hitah dopo che un gruppo di donne del posto lo aveva liberato da loro, smentendo ancora una volta quanto sostenuto dall’esercito israeliano e cioè che i soldati hanno riportato il bambino a casa dopo aver capito che era minorenne e che aveva soltanto 8 anni.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi