Imemc. International Solidarity Movement (ISM). E’ diventato un evento “normale” per i bambini delle scuole palestinesi quello di sopportare la violenza fisica, le molestie, le perquisizioni e altri atti demoralizzanti dei militari israeliani.
Per chi frequenta la scuola nei pressi del famigerato check-point Salaymeh a Hebron, martedì, 23 febbraio, solo nove giorni dopo che Yasmin al-Zarour è stato ucciso lì, doveva essere un altro giorno scolastico caratterizzato dall’uso eccessivo della forza: i soldati israeliani hanno velocemente fatto ricorso a granate stordenti per controllare un bambino palestinese di otto anni. Questa forza eccessiva sperimentata quotidianamente dai bambini della Palestina, è il volto crudele e disumano dell’attuale regime di apartheid di Israele.
Quando gli scolari palestinesi hanno attraversato il check-ponit Salaymeh, le forze israeliane li hanno guardati attentamente come se fossero una grave minaccia alla sicurezza. Il procedere lento e spezzato della fila, nel freddo, le cinture e altri oggetti tolti, con un controllo di borse e corpi persino doloroso da guardare.
L’unico atto di sfida che un bambino di otto anni può mostrare: tornare indietro dopo aver passato il check-point e lanciare pietre contro i soldati.
In molti paesi, questo comportamento potrebbe essere risolto con seri colloqui tra i genitori del bambino e le autorità. Ma non nella Palestina occupata. Qui in Palestina, le forze israeliane rispondono regolarmente con gas lacrimogeni, proiettili d’acciaio rivestiti di gomma e granate stordenti contro i bambini che lanciano pietre.
Oggi non era diverso. I soldati israeliani si sono riuniti, fissando attraverso i mirini dei loro fucili d’assalto, per intimidire e tenere d’occhio i bambini. Poco dopo, una granata stordente è stata lanciata lungo la strada trafficata. La granata stordente è fuori bersaglio e rompe il finestrino di un’auto palestinese prima di esplodere. Il disagio è evidente sui volti dei passanti innocenti e degli scolari, molti fuggono e un ragazzo tenta di tornare indietro attraverso il check-point, spaventato.
“E’ stato più che inutile. Vedere una granata stordente usata per controllare un bambino disarmato di otto anni è disgustoso. E chi pagherà per il danno all’auto del povero palestinese? Non Israele. Non si sono mai ritenuti responsabili di reati piccoli o grandi che fossero».
Per molti, la pioggia basterebbe a prendersi un giorno libero, ma per i bimbi impazienti in Palestina nemmeno l’oppressione dei militari israeliani può impedir loro di raggiungere la scuola. Tuttavia, non passerà inosservata. Gli effetti di tali spaventose e degradanti molestie logoreranno lentamente le menti di questi brillanti scolari. Purtroppo, mentre i bambini della Palestina sono esposti a una violenza infinita e all’oppressione, gran parte del mondo sta seduta pazientemente guardando la disumanità del regime di apartheid, come se esistesse una ragione più importante della sicurezza della vita dei bambini per porre fine a questa tirannia.
Traduzione di Edy Meroli