Video mostra pressione di politici israeliani per chiudere il caso dell’omicidio di Hassouna

Tel Aviv – Middle East Eye. Una pressione politica è stata esercitata sulla polizia israeliana mentre conduceva un’indagine “imperfetta” sull’uccisione, avvenuta nel 2021, di Moussa Hassouna, un cittadino palestinese di Israele, secondo quanto affermato dal Centro legale Adalah nel suo appello contro la decisione di chiudere il caso contro cinque sospetti ebrei.

Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, ha presentato ricorso a nome della famiglia di Hassouna dopo che un procuratore distrettuale ha archiviato il caso contro cinque sospetti ebrei israeliani nell’omicidio avvenuto ad ottobre del 2021.

Hassouna, un cittadino palestinese di Israele di 31 anni, è stato ucciso nella città mista di Lod, conosciuta anche come Lydd, durante gli scontri tra palestinesi e attivisti d’estrema destra israeliani, il 10 maggio dello scorso anno. La violenza è aumentata quando le tensioni si sono diffuse in Israele e nei Territori palestinesi occupati a causa degli attacchi israeliani contro la moschea di al-Aqsa ed il quartiere di Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme Est.

Nel suo appello al procuratore di Stato Amit Isman, Adalah ha affermato che, sulla base del materiale investigativo, la polizia ha condotto un’indagine “negligente” e “imperfetta”, con l’intento di chiudere il caso contro i sospetti.

Il centro legale ha anche trovato filmati nel fascicolo dell’indagine suggerendo che sono state esercitate pressioni politiche.

“I filmati ed altri materiali trovati nei fascicoli dell’indagine di Adalah suggeriscono anche che importanti leader politici hanno illegalmente esercitato pressioni sulla polizia durante l’indagine”, ha affermato Adalah in un comunicato stampa rilasciato sabato.

Adalah ha affermato di aver inviato anche una lettera al procuratore generale, Gali Baharav-Miara, chiedendo l’avvio di una rapida indagine sull’interferenza di personalità politiche.

“La mia ultima priorità”.

Nel filmato del 12 maggio del 2021, pubblicato da Adalah, un investigatore afferma che il direttore di un laboratorio di armi si era rifiutato di testare quelle usate dai sospetti, e lo ha citato dicendo che “i test in questo caso sono la mia ultima priorità”.

In risposta, un altro investigatore dice: “Oh, davvero? Lo dica al ministro che [ci] chiama ogni 10 minuti per controllare lo stato del caso”.

In un tweet pubblicato quello stesso giorno, l’allora ministro della Pubblica sicurezza, Amir Ohana, aveva chiesto il rilascio dei sospetti, dicendo che erano cittadini rispettosi della legge che avevano agito per legittima difesa.

“La condotta delle forze dell’ordine e dei leader politici, in questo caso, mostra che questi gruppi di vigilanti hanno avuto il loro pieno sostegno e sono stati persino visti come ‘moltiplicatori di forza per le autorità'”, ha affermato l’avvocato di Adalah, Nareman Shehadeh-Zoabi.

Nel suo appello, Adalah ha chiesto al procuratore di stato di riaprire l’indagine, affermando che è stata eseguita in modo inadeguato.

La polizia, ha affermato, non ha intrapreso misure investigative essenziali relative all’interrogatorio dei sospetti, all’analisi balistica, alla raccolta e all’esame delle prove, all’analisi della scena del crimine e alla raccolta delle testimonianze.

Nell’ottobre dello scorso anno, l’ufficio del procuratore distrettuale centrale israeliano ha dichiarato che stava chiudendo le indagini sull’omicidio di Hassouna sulla base della mancanza di prove e dei resoconti dei sospetti, sostenendo che avevano aperto il fuoco per “autodifesa”.

Adalah ha affermato che la polizia si è basata esclusivamente sulle dichiarazioni di ebrei-israeliani per stabilire la catena degli eventi e non ha raccolto testimonianze da nessuno dei testimoni palestinesi.

“Questa decisione ingiusta dà legittimità ai crimini delle milizie terroristiche ebraiche e le incoraggia a uccidere e maltrattare gli arabi, sotto la protezione dell’apparato ufficiale dello Stato”, secondo quanto affermato da un comitato pubblico palestinese a Lod in una dichiarazione rilasciata dopo la chiusura delle indagini.

All’epoca della chiusura dell’indagine, Khaled Zabarqa, avvocato e membro del comitato, aveva dichiarato a Middle East Eye che la decisione di chiudere il caso aveva mandato a pezzi la famiglia di Hassouna e li aveva fatti sentire “come se il loro figlio fosse stato ucciso di nuovo”.