Visita all'ospedale di Gaza: la vita dei malati di reni e di chi soffre di malattie infettive è minacciata dall'assedio israeliano.

Dal nostro corrispondente.
La malattia non aspetta, così ha ripetuto il ministro della salute Basem Na’im nell’appello rivolto al mondo per porre fine all’assedio israeliano: "I malati pazientano con tutta la buona volontà, sperando che finisca l’oppressione e che tutti i medicinali di cui hanno bisogno possano entrare. La vita di molti di loro è a rischio, soprattutto i malati di reni e chi ha infezioni".

L’essere umano non ha più dignità.

Abbiamo incontrato diversi malati nell’ospedale di Gaza. Ad alcuni si legge negli occhi la paura che ha preso il sopravvento per le mancate cure di cui avrebbero bisogno.
Om Ismail Sa’idi è malata di cancro. Suo figlio è al suo fianco per consolarla. Racconta, con la voce stanca delle notti in bianco passate al suo fianco: "Mia madre ha cominiciato ad assumere le medicine e a fare la chemioterapia, ma ha bisogno di più mezzi e cure. La carenza di farmaci e di cure adatte ha aggravato la sua malattia. Loro (gli israeliani) ci prendono in giro e ci dicono: fatevi portare da Hamas le medicine necessarie. I medici dell’ospedale non riescono a fare proprio niente. L’unica nostra speranza è che Dio punisca l’America e Israele per ciò che fanno, perché, in teoria, l’Occidente inneggia alla democrazia, e ai diritti umani, e fa il finimondo se un animale si ferisce, mentre non fa caso ai feriti in Palestina".

Senza la dialisi si muore.

Nel raparto "reni artificiali" c’è Mohammed Al-Habool, 13 anni, che sta facendo la dialisi. Sua madre si dispera perché non ci sono cure adeguate. Suo marito è disoccupato e quindi non può neanche comprare le medicine che mancano all’ospedale. 
Inoltre, non sempre può recarsi in ospedale tre volte al giorno perché non ha i soldi sufficienti per il trasporto e per il pranzo, anche se ha promesso di fare il possibile per salvare la vita di suo figlio. Ha confessato di avere paura per lui, e di sentirlo in costante pericolo di vita, perché perde molto sangue. La donna rivolge dunque un appello alla comunità mondiale affinché tuteli i diritti umani e permetta di far entrare i medicinali necessari. La maggior parte dei malati a rischio, infatti, sono bambini.
Un altro paziente afferma: "Tutti i malati ai reni soffrono molto perché mancano le cure necessarie e la dialisi non sempre viene eseguita nei tempi giusti. Sono tutti a rischio".
Indicando la macchina per la dialisi e ha detto: "Le cose necessarie sono tante, tra queste il ferro e gli ormoni – tutti medicinali che hanno visto un calo impressionante negli ultimi tempi".
Rivolge poi un appello alla comunità internazionale perché metta da parte gli scontri politici e ponga fine all’assedio: "Perché i malati sono vittime degli scontri politici. La Croce Rossa e le organizzazioni umanitarie devono avere un ruolo importante affinché ciò avvenga, e per far entrare in Palestina tutte le medicine necessarie".

Morire in guerra è meglio…

Il dottor Nafez Na’im, specializzato in malattie renali all’ospedale di Gaza, sostiene che "il grave errore in cui è caduto il ministero è che non ha riservato una scorta strategica sufficiente di medicinali e di apparecchiature, ma ha utilizzato tutto". E ha aggiunto che, per quanto riguarda i malati di reni, giorno dopo giorno aumentano le loro necessità.
Ha sottolineato che se non si risolve il problema in fretta si incorrerà in un grave rischio, perché "la mancanza di cure e di medicine comporta un aggravamento della salute tale da considerare la morte meglio della vita". E ha spiegato: "Mancano i principali medicinali (antibiotici o antirigetto) che vengono utilizzati dopo il trapianto di organi o del midollo osseo, oltre che per certe malattie infettive. Figuriamoci qual è la situazione dei malati di cancro per i quali non ci sono medicinali né cure sufficienti.
A nord della Striscia sono 160 i malati che hanno bisogno di dialisi su un totale di 300, e in questo momento non è possibile garantirla, perché il malato ha bisogno di dodici ore di trattamento per tre giorni alla settimana. E noi ci siamo ridotti a eseguirlo due volte solamente. A questo si aggiunge il fatto che alcuni non riescono a venire fin qui perché, a causa di questa gravissima crisi economica, non hanno i soldi per pagare i trasporti. Questo significa che nel corpo rimangono i batteri che colpiscono anche altri organi – soprattutto cervello e cuore -, di conseguenza tutto lo stato di salute si aggrava".
Il medico ha concluso dicendo che "se viene trapiantato un rene e si allungano i tempi per le cure necessarie, nel giro di sole 24 ore il corpo comincia a rifiutare l’organo. La sofferenza è tale che i malati preferirebbero morire in guerra che lentamente. Per questo bisogna assolutamente studiare una strategia con cui far fronte alle esigenze future. Dove sono i diritti umani che rivendicate voi tutti?".

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