Vita da palestinesi
QUANDO SARO’ GRANDE ANDRO’ IN PRIGIONE COME PAPA’?
Di Joy Ellison, Live from Palestine, 3 Aprile 2008[1]
"Mamma, quando sarò grande andrò in prigione come papa?"
Questa era la domanda del piccolo Adam per sua madre quando li andai
a trovare, poco prima di lasciare il villaggio di al-Tuwani per un
breve viaggio a casa, negli Stati Uniti. Adam ha tre anni. Sua madre
mi dice che lui vuole che il papà torni a casa dalla prigione e gli
porti il gelato. "Adam è malato", racconta. Guardando i suoi occhi,
posso dire che anche lei lo è. Lo sono anch’io.
Il padre di Adam è stato arrestato il 28 marzo, solo pochi giorni fa.
Un gruppo – da otto a dieci persone – di coloni israeliani
provenienti da Havot Ma’on, un avamposto israeliano illegale, è
entrato nel villaggio di al-Tuwani dove si è imbattuto nel padre e
nel nonno di Adam. I coloni hanno spruzzato loro contro una sostanza
aerosol, che immagino fosse uno spray al peperoncino. Hanno colpito
il padre di Adam negli occhi. Poco dopo, è arrivato il sorvegliante
della colonia, un uomo che chiunque ad al-Tuwani conosce sin troppo
bene. Era accompagnato dall’esercito israeliano e a quel punto è
scoppiato il caos totale. Il sorvegliante ha accusato il padre di
Adam di avergli rotto gli occhiali da sole. Mentre i coloni, che
avevano attaccato il padre e il nonno di Adam, assistevano alla
scena, la polizia israeliana ha arrestato il padre di Adam. I
poliziotti non hanno voluto ascoltare i palestinesi che hanno visto
l’attacco dei coloni. Non hanno rivolto loro nessuna domanda. La
polizia ha fatto entrare di prepotenza il padre di Adam, ancora
seriamente menomato, in un camion e lo ha portato via. Non c’è stato
nulla da fare.
Seduta in casa di Adam, cerco di trovare un modo per esprimere i miei
sentimenti di angoscia nel mio arabo limitato. La madre di Adam è
immancabilmente cortese. Far sembrare buffe le situazioni terribili è
un’arte praticata da molti palestinesi ed è stata perfezionata dalla
famiglia di Adam. In qualche modo, riusciamo a ridere mentre beviamo
il nostro tè. Poi la madre di Adam mi racconta come il sorvegliante
della colonia ha minacciato il padre di Adam. "Se lo incontra di
nuovo, lo uccide", ella dice. "Così, lui dice, non ci saranno più
problemi". Rimango a bocca aperta nel sentire di questa minaccia
contro il padre di Adam. Il mio arabo mi fa mancare completamente le
parole. "Davvero? Brutta cosa", dico. La madre di Adam ride.
"Mamma, quando sarò grande andrò in prigione come papà?", chiede Adam.
"No, quando sarai grande, a Dio piacendo, questa sarà Palestina",
ella risponde sorridendo.
Mi avvolgo nelle parole di questa donna bella e forte e prego Dio che
ella possa ancora avere una speranza.
Joy Ellison è una pacifista americana che lavora con il Christian
Pacemaker Teams, un’organizzazione che sostiene la resistenza
palestinese non-violenta. Vive ad al-Tuwani, un piccolo villaggio
nelle colline meridionali di Hebron, in un insediamento non-violento
che resiste all’espansione dei coloni e alla violenza. Scrive delle
sue esperienze sul suo blog: "I Saw it in Palestine" consultabile
all’indirizzo http://inpalestine.blogspot.com/
[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile
all’indirizzo: http://electronicintifada.net/v2/article9437.shtml
http://andreacarancini.blogspot.com/2008/04/vita-da-palestinesi.html)