Vite occupate: lei potrebbe non camminare più

Gaza – Pchr. Il 17 giugno 2012, verso le 23:30, le forze israeliane hanno lanciato due missili dagli elicotteri, mirando ad una bottega civile di proprietà privata a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Come risultato, Rami Shawqi Mansour (25 anni), sua moglie Amani Ismail (25 anni) e la loro figlia di 5 mesi Layan, dei civili che stavano camminando nella zona, hanno subito gravi lesioni: “Stavamo appena tornando da una visita a mio cognato nel villaggio di Kherbat al-Adas. Stavamo cercando un taxi lungo la strada quando all’improvviso abbiamo sentito i bombardamenti dietro di noi”.

Quest’attacco fa parte della serie di frequenti bombardamenti lanciati dalle forze israeliane a giugno. Alcuni di questi attacchi miravano ad obiettivi civili violando il diritto internazionale, incluse case, automobili, fattorie, fabbriche e scuole. Nel corso di queste aggressioni sono stati feriti un gran numero di civili, compresa la giovane famiglia Mansour: “Avevo mia figlia in braccio quando la bottega è stata colpita dai missili. L’ho stretta forte al mio petto e mi sono girato per chiedere a mia moglie di sbrigarsi, ma l’ho vista sanguinante a terra. Ho cercato di aiutarla ad alzarsi, ma non ci sono riuscito. Ho poi notato di essere ferito anche io e la mia gamba sinistra sanguinava.”

Pochi minuti dopo che il missile ha colpito la bottega, sono giunti i soccorsi: “Non ho potuto aiutare mia moglie. Stavo solo urlando affinché qualcuno venisse ad aiutarci. La gente è arrivata e l’ha messa in un taxi, ma quando stavamo partendo è arrivata un’ambulanza e siamo stati trasportati tutti nell’ambulanza”.

La famiglia ha ricevuto i primi soccorsi dai paramedici perché sono stati portati all’ospedale di Abu Youssef al Najjar: “Mia moglie stava sanguinando molto  dal fianco sinistro e loro cercavano di fermare l’emorragia. Mi sono accorto che anche mia figlia era ferita al braccio”.

All’ospedale, Rami ha scoperto che una scheggia del missile aveva penetrato la sua gamba da un lato ed era uscita dall’altro. Sua moglie, però, era in condizioni critiche: “Hanno fornito il primo soccorso all’ospedale al Najjar e poi l’hanno trasferita all’ospedale europeo di Gaza a Khan Yunis. Le schegge le erano penetrate nella schiena e danneggiato i polmoni. Hanno anche dovuto asportare la milza, in quanto era stata gravemente danneggiata durante l’attacco”.

Successivamente la moglie di Rami è stata trasferita all’ospedale Mar Yousef nella Gerusalemme est, dove adesso si sta stabilizzando: “I dottori dicono che potrebbe non camminare più. Ci siamo sposati solo una anno e mezzo fa. Le nostre vite erano appena iniziate e adesso lei è paralizzata. Ha soltanto 25 anni. Hanno distrutto la sua vita.”

Non è stato facile per Rami sopportare gli effetti psicologici ed il trauma. Soffre, e combatte per stare in piedi o camminare, anche con un bastone da passeggio: “Mi sento completamente distrutto. Non riesco più a dormire. Non mangio e non bevo più normalmente. Non mi sento al sicuro ma devo proteggere la mia famiglia. Sto facendo davvero del mio meglio per sostenere mia moglie ed aiutarla ad accettare la sua nuova condizione”.

Quest’attacco avrà anche un enorme impatto finanziario sulla famiglia Mansour nei prossimi mesi: “Io sono un impiegato statale e non guadagno molto. Sto ancora pagando i debiti contratti per la dote che ho dovuto pagare per il mio matrimonio. Pago l’affitto e mi occupo anche di mio padre che al momento non lavora. La mia situazione finanziaria era già brutta adesso è anche peggiore, perché devo iniziare a pagare le fatture ospedaliere.” A Gaza non è disponibile nessun supporto per questa giovane famiglia.

Nonostante tutte queste sfide, Rami spera che la sua famiglia possa avere un futuro migliore: “Mi hanno lasciato senza nulla. Perché qualcuno dovrebbe voler distruggere la vita di una persona innocente? Io non faccio parte dell’esercito. Ero solo un uomo che stava camminando per strada con la mia famiglia e siamo stati vittime delle schegge. Non abbiamo fatto nulla per meritare questo. Mia moglie non lo meritava. Tutto quello che vogliono è distruggere le nostre vite e prendere il controllo di tutto. Ma ho una forte volontà e pazienza. Che altro posso sperare? Credo che mia moglie guarirà. Un giorno saremo liberi e le nostre vite miglioreranno.”

Traduzione per InfoPal a cura di Giovanna Zagami