Al momento dell’attacco del 1° giugno, Yusef era a casa con la moglie e i tre figli, preparandosi per andare al granaio. Questo copre un’area di 17 dunum1 e si trova a circa 500 m dalla frontiera. 7 dunum sono stati inceneriti dall’attacco di venerdì. Il valore di perdite subite è stimato intorno ai 5.500 $ [più di 4.300 €, ndR]: “Questa è la mia terra, che si trovi a 500 m o anche solo a 2 m dal confine. Per 20 anni mi ci sono guadagnato da vivere, e non la abbandonerò”. Yusef racconta poi che le forze di difesa civile di Gaza sono giunte alle 7.30 del mattino per spegnere il fuoco, ma non hanno potuto procedere senza un accordo tra la Croce Rossa internazionale e l’esercito israeliano. Di conseguenza, le fiamme non sono state estinte prima delle 11.
L’agricoltore ricorda inoltre che non si tratta della prima incursione: “La mia terra è stata devastata una quindicina di volte. All’inizio del 2009, uno dei miei operai fu ucciso da un proiettile, ed un altro rimase ferito”. Il granaio aveva anche un pozzo e una cisterna d’acqua, entrambi distrutti in passato: “Se scelgo di andarmene, la mia terra verrà trasformata in un’area militare chiusa, mentre la mia presenza e quella di altri agricoltori rende questa possibilità più difficile. Preferisco restare ed affrontare gli attacchi”.
Yusef non è l’unico fattore ad essere stato gravemente danneggiato dall’ultimo attacco israeliano. Nell’operazione di venerdì, il fuoco ha divorato anche i terreni e i mucchi di grano appartenenti ad alcuni suoi vicini, sebbene Yusef non conosca bene l’ammontare dei loro danni.
“Mi ci erano voluti sei mesi per preparare il grano per la raccolta, ed ora mi restano solo queste perdite” continua Yusef, indicando una nuvola di cenere nera che il vento solleva vicino al granaio: “La mia sola esperienza è nel lavoro agricolo. Se me ne vado, che cos’altro farò? Come sosterrò la mia famiglia? Questa terra mi fu lasciata da mio padre, ed apparteneva a mio nonno. La lascerò anch’io ai miei figli, quando morirò”.
Il mirare in modo diretto ad un bersaglio civile rappresenta un crimine di guerra, com’è stabilito nell’Articolo 8(2) (b) (ii) dello Statuto di Roma della Corte criminale internazionale. La distruzione di proprietà private è vietata in modo simile nella quarta Convenzione di Ginevra, Articolo 53, a meno di essere resa assolutamente necessaria dallo scopo delle operazioni militari. La direzione delle offensive contro le proprietà private nella zona cuscinetto rende impossibile ai palestinesi produrre l’alimentazione necesssaria al proprio sostentamento, e rappresenta quindi una violazione nei confronti di numerosi provvedimenti intorno ai diritti umani, incluso il diritto a disporre in modo adeguato di viveri (come dichiara l’Articolo 6 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici).
Per vedere un video della testimonianza di Yusef Shahin, clicca qui.