Vite sotto occupazione: “Non vedo mio figlio da più di cinque anni”

Gaza – PchrLunedì 12 novembre 2012 le autorità israeliane hanno impedito alle famiglie palestinesi di Gaza di visitare i loro familiari, detenuti di prigioni in Israele e Cisgiordania.  Ricordiamo che le autorità israeliane hanno vietato alle famiglie di Gaza le visite in carcere dal 2007 al luglio 2012.

Abdel Karim Mohammad Ibrahim Abu-Habel (22), è dietro le sbarre da quando aveva 14 anni, dopo essere stato arrestato nel mese di aprile 2004.  Suo padre, Mohammad Ibrahim Abu-Habel, afferma: “Dal quando Karim è stato arrestato dalle forze di Israele, nel 2004, lo abbiamo solo visto 6 volte”.

Mohammad continua: “Ho già perso un figlio, ucciso in un attacco aereo israeliano nel 2006, e dover vivere senza vedere l’altro per così tanto tempo è troppo doloroso. Karim è stato arrestato quando aveva solo 14 anni. L’ultima volta che mi è stato permesso di vederlo è stato nel gennaio 2007, ed è stato solo per una mezz’ora. Sono passati più di cinque anni da quando l’ho incontrato l’ultima volta. A sua madre è toccato a luglio quest’anno, per un quarto d’ora”.

Le forze di occupazione israeliane hanno arrestato Karim, un abitante della regione di Jabalia, nella parte settentrionale della Striscia di Gaza, mentre giocava con i suoi amici in un complesso aperto vicino a casa sua: “Quando è stato arrestato nell’aprile del 2004, nessuno ci ha notificato ufficialmente o informato del suo arresto.  L’abbiamo cercato disperatamente. E’ stato solo dopo un mese circa, quando alcune persone che erano state arrestate con Karim sono state liberate dalla prigione di Askelon, che abbiamo saputo dell’arresto di nostro figlio. Dopo aver fatto numerosi tentativi per confermare la sua presenza lì, abbiamo finalmente ricevuto una telefonata da una donna soldato che ci chiedeva di provvedere a un avvocato, perché Karim stava per essere accusato di svariati reati e sarebbe stato processato.  Il suo processo è durato 2 anni e alla fine è stato condannato dalla Corte militare israeliana di Erez con 15 diverse imputazioni.  È stato condannato a 9 anni di reclusione per aver fatto esplodere un carro armato israeliano. Non capisco come si possa pensare che il mio ragazzo, innocente, di appena 14 anni, possa aver fatto una cosa simile. Questa non è però la prima volta che Karim finisce in carcere.  All’età di 10 anni è stato arrestato dalle forze di Israele per 3 mesi, senza una ragione specifica”.

Mohammad spiega che rintracciare Karim è stata la prima sfida che si sono trovati di fronte quando hanno cercato di fargli visita: “Dal 2004, Karim è stato spostato in 7 diverse prigioni tra Israele e Cisgiordania. La maggior parte del tempo, non venivamo neanche informati quando veniva trasferito. Ci siamo avvicinati al CICR per metterci in contatto con lui, ed è attraverso di loro che abbiamo scoperto dov’era detenuto. E’ stato in una prigione di Askelon a partire dal momento del suo arresto fino all’inizio del 2005, e poi è stato detenuto in un carcere per minori ad Hasharon fino al 2006. Quando è stato condannato al carcere, è stato prima trasferito in una prigione di Adhemun, ma da allora è stato in varie prigioni, anche a Ramun, Nafah, Naqab e Ishel”.

Anche dopo aver individuato Karim, riuscire a fargli visita non è stato facile: “Tutte e 6 le volte che ci è stato concesso di vedere nostro figlio, abbiamo dovuto affrontare molti ostacoli. Abbiamo dovuto chiedere il permesso di fargli visita e le autorità consentivano soltanto la visita un membro della famiglia alla volta. Di questi 6 incontri, nessuno è durato più di 30 minuti, e qualche volta addirittura meno”.

Mohammad ha spiegato che hanno cercato di comunicare con Karim tramite lettera, ma che si è rivelato comunque difficile: “Siamo riusciti a comunicare con Karim attraverso il CICR, che portava a lui le nostre lettere e a noi alcune delle sue. In altre occasioni, Karim ci inviava le lettere attraverso degli ex detenuti che venivano rilasciati. La maggior parte delle 25 o 30 lettere che abbiamo ricevuto da lui erano segnate con inchiostro nero e per gran parte illeggibili”.

Mohammad e la sua famiglia sono ora in attesa del rilascio del figlio, previsto per aprile del prossimo anno. L’unica possibilità per loro è stata avvicinarsi al CICR.

Alla fine di maggio 2012, 234 ragazzi palestinesi di età compresa tra 12 e 17 anni erano detenuti nelle carceri israeliane per presunte violazioni della sicurezza, un aumento del 73% rispetto al numero di ragazzi palestinesi detenuti nelle carceri israeliane a dicembre 2011  [1]

Ai sensi dell’articolo 37 (b), della Convenzione sui diritti del fanciullo e dell’articolo 2 del Regolamento delle Nazioni Unite per la protezione dei minori privati della libertà, i bambini dovrebbero essere tutelati contro la detenzione illegale o arbitraria, e l’arresto, la detenzione o l’imprigionamento di un bambino deve essere solo l’ultima risorsa e per il più breve periodo di tempo adeguato.   Il diritto di un detenuto di ricevere i visitatori, in particolare parenti stretti, a intervalli regolari e il più frequentemente possibile è sancito dalle Regole minime delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti,  [2]  dalla Carta dei Principi di protezione delle persone sottoposte a ogni forma di detenzione o imprigionamento, [3] e dalla Quarta Convenzione di Ginevra, che comprende anche il diritto di comunicare con i membri della famiglia.  [4]

Documento pubblico

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Traduzione per InfoPal a cura di Viola Migliori