Vivere e morire nei tunnel di Gaza.

Gaza, 22 marzo 2010

Vivere e morire nei tunnel di Gaza

Intervista: “Possiamo portare nella Striscia di Gaza tutto quello che vuoi”.

Jody Mc Intyre dalla Striscia di Gaza occupata, Live from Palestine, 10 Marzo 2010[1]

L’assedio di Gaza si sta inasprendo, perché il governo egiziano continua la costruzione di un muro di acciaio sotterraneo al valico di Rafah per bloccare il commercio che passa per i tunnel. I tunnel, che il giornalista Robert Fisk ha descritto come “il polmone con cui Gaza respira”, sono i soli mezzi con cui la maggior parte dei beni di prima necessità raggiungono l’assediata popolazione di Gaza. Jody McIntyre ha parlato con Abu Hanin, un bracciante palestinese di Gaza che lavora in uno dei tunnel al confine con l’Egitto.

Abu Hanin: Mi chiamo Abu Hanin, ho 29 anni, sono nato a Rafah, sul lato palestinese, e lavoro nei tunnel. Sono sposato, con cinque figlie ed un figlio, e mia moglie è ora incinta di due gemelli, così alla fine saremo in dieci.

Jody McIntyre: Hai parlato con la tua famiglia prima di venire a lavorare?

AH: Ogni mattina, mi dicono: “Speriamo che torni sano e salvo”, perché sanno dove vado a lavorare. Quando lascio mia moglie vedo lacrime nei suoi occhi, e quando torno la vedo felice. È come andare a combattere una guerra, ogni giorno.

JM: Perché lavori nei tunnel?

AH: A causa della situazione spaventosa questo è il solo lavoro che c’è. Si può vivere solo nei tunnel. Ogni giorno lasci la tua casa senza la sicurezza di tornare. Lavori circondato dalla morte… Scavi la tua tomba con le tue mani.

JM: Come vengono costruiti i tunnel?

AH: Li costruiamo con le nostre mani. I tunnel vanno da 7 a 35 metri di profondità. Dopo che hai scavato in profondità, tracci la tua direzione verso l’Egitto. Decidi la larghezza, di solito da uno a tre metri, e le distanze, di solito un chilometro ma qualche volta 200 o 300 metri… puoi costruirlo a piacimento!

JM: Quali merci fate passare attraverso i tunnel?

AH: Possiamo portare nella Striscia di Gaza tutto quello che vuoi. Tutti sanno del contrabbando che c’è qui; contrabbandiamo animali, acqua, automobili… e addirittura persone: ad esempio, se qualcuno vuole venire per sposarsi. Dico sul serio!

La maggior parte delle merci provengono da al-Arish. Vieni bollato come un “contrabbandiere” – non lavori ai valichi di Erez o di Karni [controllati da Israele], così non sei un lavoratore regolare, sei un contrabbandiere. Così, la gente ad Al-Arish porta le merci all’entrata del tunnel sul lato egiziano, li contrabbanda velocemente e noi li portiamo a Gaza.

I tunnel per le automobili sono così costosi da costruire perché devono essere larghi tre metri, [e alti] come se camminassi in una stanza. Immagina di camminare in una stanza che sta un chilometro e mezzo sotto terra e poi pensa a quanto costi costruirla.

Potresti esserne sbalordito, ma abbiamo trasportato cammelli. Immagina le dimensioni di un cammello! Mettiamo l’animale in un congegno simile a un traino, che viene portato nel tunnel giù per la scarpata. Nel tunnel abbiamo lampadine, e ogni volta che spegnamo una lampadina l’animale viene fatto avanzare verso la lampadina successiva, fino a quando raggiunge il pozzo alla fine del percorso. Quindi, leghiamo l’animale e lo portiamo su – questa parte è molto pericolosa… ci sono persone che ci hanno rimesso le gambe. Gli asini sono i più pericolosi.

JM: Quanti tunnel ci sono, in tutto?

AH: È difficile dirlo con esattezza… ma direi intorno ai 1.250. È divertente pensare che a ogni passo che fai qui intorno, ci sono differenti tunnel sotto di te!

JM: Non è pericoloso averne così tanti ammassati assieme?

AH: No, al contrario: può andare a nostro vantaggio, perché se crolla un po’ di sabbia, possiamo andare in un tunnel vicino. Se qualcuno rimane incastrato in un tunnel, possiamo scavare da un altro tunnel e aiutarli a uscire fuori, altrimenti soffocherebbero per mancanza di ossigeno. Abbiamo imparato che l’ossigeno rimane sul terreno per 12 ore, così dopo che è finito hai bisogno di uscire.

JM: Che attrezzature avete nei tunnel?

AH: Abbiamo l’elettricità. Dell’ossigeno non ce ne importa molto – adesso siamo abituati a stare sempre con poca aria che non ci piace stare sopra all’aria aperta! Preferiamo stare la maggior parte del tempo nei tunnel. Abbiamo anche un sistema di interfono in modo da parlare tra di noi, lampadine per vedere e acqua, tè e caffè solubile da bere… è tutta un’altra vita sotto terra.

JM: A quanto pare, prima che l’assedio di Gaza venisse inasprito nel 2006, le paghe erano più alte per i braccianti dei tunnel?

AH: Sì, è vero. Le paghe per i braccianti dei tunnel sono calate di un terzo. Adesso, c’è più domanda, ci sono più tunnel e più braccianti. C’erano decine di tunnel, ora sono centinaia, e collegati ad essi migliaia di braccianti. Lavoriamo in due turni, ogni tunnel ha bisogno di circa 30 braccianti per il turno di giorno e di altri 30 per la notte. Un turno per portare sotto le merci da un lato, e un altro per portarle sopra dall’altra parte.

JM: Il lavoro deve richiedere molta forza, e allora come riescono a farcela i lavoratori più vecchi?

AH: Tutti i ragazzi sopra i 35 anni lavorano in cima ai tunnel, per raccogliere le merci e trasferirle nei veicoli. Ma sotto hai bisogno di avere ragazzi giovani e svelti. L’uscita del tunnel in Egitto è come una bomba; devi aprire la botola, portare dentro velocemente tutte le merci e poi chiudere la porta il più velocemente possibile, perché se la polizia ci vede sarebbe il disatsro.

JM: Quante persone sono morte lavorando nei tunnel?

AH: Sono morte molte persone… ogni mese ci sono sempre più vittime per i bombardamenti israeliani. Affrontiamo la paura, come in un incubo, un incubo che piove su di te 24 ore al giorno. Ogni giorno lavori nei tunnel e ti chiedi se ne uscirai vivo. Molte volte la sabbia è crollata… la morte è inevitabile con questo genere di lavoro.

JM: Il governo egiziano vi sta mettendo pressione con la costruzione del muro di acciaio?

AH: Certo, ma i nostri ragazzi possono trovare una soluzione. Niente ci impedirà… è la nostra sola fonte di vita!

JM: In che modo il muro di acciaio danneggerà i tunnel?

AH: Gli egiziani stanno scavando sottoterra per costruire questo muro di acciaio. Dopo aver scavato, vi versano sabbia, e poi versano ferro, realizzando una struttura di 28 metri di lunghezza… sono le stesse strutture costruite a Gaza in precedenza dagli israeliani. Sono fatte di strati, uno strato dopo l’altro, fino a che vengono fissati al suolo. Ma i tunnel non sono una novità, e molti non sono stati ancora danneggiati, certi vecchi hanno costruito intere città sottoterra.

La cosa che adesso ci fa paura è che gli egiziani possano dotare il ferro di elettricità, realizzando un recinto elettrico mortale, e inondare di sensori i sotterranei, che ci renderebbe il lavoro impossibile. Gli egiziani sono più intelligenti degli americani e degli israeliani messi assieme… Per compiacerli, distruggeranno 50 chilometri di terra per realizzare questa “piscina elettrica”!

JM: Sarà facile passare attraverso il muro d’acciaio?

AH: Speriamo, perché i tunnel sono stati scavati dai nostri avi con le loro mani, non da noi. Se hanno potuto costruire questi tunnel a mani nude, allora non potremo essere fermati da un muro di acciaio, abbatteremo il muro! Anche se metteranno l’elettricità, l’acqua, anche se metteranno degli esseri umani laggiù per fermare i nostri tunnel, li schiveremo! Sai perché? Perché questa è la sola fonte di vita che ci è rimasta.

JM: Hanno portato vantaggi i tunnel agli egiziani?

AH: Molti… Sono andato lì con il proprietario di questo tunnel e i braccianti egiziani portano a casa 1.000 dollari. Pensa che un egiziano normale guadagna 1-2 dollari al giorno, e i lavoratori dei tunnel guadagnano 110 dollari al giorno. Per loro è incredibile, i tunnel li hanno fatti diventare ricchi. Le fabbriche, i negozianti… hanno tutti avuto guadagni dai tunnel.

Ci sono 80 milioni di egiziani e noi siamo solo un milione e mezzo, ma abbiamo influito parecchio sulla loro economia perché c’è un alto tasso di disoccupazione in Egitto, e ogni tunnel crea da 30 a 50 nuovi lavori.

JM: Lascerai mai questo lavoro per altre attività?

AH: Ora, francamente no. Anche se le paghe calassero, il lavoro nel tunnel ci è entrato nel sangue. Anche se non c’è lavoro andiamo ancora giù nei tunnel. Siamo abituati a questa vita.

JM: Come vedi il tuo futuro?

AH: Non ho un futuro. Così come stanno le cose, non c’è futuro a Gaza. Con la mia moto, percorro tutta Gaza in 20 minuti. Come puoi vedere un futuro da dentro una scatola di fiammiferi? Porto i miei figli da casa a scuola e ritorno… Sono così stufi. Vivremo e moriremo con la stessa routine. Ci sono persone che hanno paura a lavorare nei tunnel, così hanno le mura di casa loro e la loro tessera dell’UNRWA [l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi] a proteggerli. Questa è Gaza.


Jodi McIntyre è un giornalista inglese. Scrive su un blog intitolato“Life on Wheels” [Vita in carrozzina], che può essere consultato al seguente indirizzo: http://jodymcintyre.wordpress.com/

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://electronicintifada.net/v2/article11122.shtml

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