Voglio stare con mia moglie! Last Visa e coppie miste.

                  Voglio stare con mia moglie!                                                         

Israele ha decretato che io e mia moglie non possiamo più vivere insieme. Io sono palestinese, lei svizzera e siamo sposati da 28 anni. A lei le sono state date due settimane per lasciare i territori occupati palestinesi. Il Ministero degl’Interni israeliano ha stampato sul suo passaporto svizzero: “ULTIMO PERMESSO”. Viviamo insieme a Ramallah da 12 anni. Siamo arrivati nel 1994 quando, dopo gli Accordi di Oslo, siamo stati motivati a traslocarci in Cisgiordania dalla prospettiva di ‘pace’ e sviluppo. 

Mia moglie Anita, parla arabo, adora il panorama, cucina pasti arabi, e si prende cura, più di quanto io non faccia, della casa di mio nonno nel villaggio, un vecchio edificio di pietre circondato da molte piante. Lei vota alle elezioni palestinesi in quanto moglie di un palestinese. E’ attiva nel servire la società locale in particolare nel sistema sanitario pubblico.  Ha molti amici qui e qui si sente a casa sua. Lei ha ancora i suoi contatti europei, ma non vuole essere costretta a separarsi dal suo ambiente o da me, ed io certamente non voglio separarmi da lei. I nostri figli sono cresciuti e lavorano all’estero. Ma anche loro non sono mai sicuri di ricevere il permesso di ingresso quando vengono a farci visita. Alcuni mesi fa, nostra figlia in possesso di un passaporto svizzero, è stata trattenuta per sei ore all’aeroporto di Tel Aviv e detenuta quando ha atterrato. E’ stata fortunata. Altri sono deportati verso i luoghi da dove sono partiti,  molto spesso trascorrendo una notte o più nel noto centro di detenzione aeroportuale.  

Negli ultimi 12 anni, Anita è riuscita a rimanere qui rinnovando diligentemente il suo permesso o partendo e rientrando ogni tre o sei mesi in accordo con la ‘legge’ israeliana che si applica ai territori occupati. Ora sta lottando per rimanere qui, prendendo contatti  con  un avvocato che la accompagnerà attraverso le procedure di ricorso fatte al tribunale israeliano, sperando in una ingiunzione che le permetta di restare finche una sentenza non sia stata emessa.  Anita è inoltre in contatto con la  sua ambasciata, e si è unita ad altre persone nella sua stessa condizione per far pressioni all’Unione Europea, ed al consolato americano, ed è entrata in contatto con le organizzazioni per i diritti umani, sia israeliane che palestinesi, e con i media.  

Non sappiamo cosa fare. Ma qualcosa dobbiamo farla e anche velocemente. Cosa faremo della nostra vita insieme, dei nostri documenti e conti, delle centinai di piccole cose che abbiamo cresciuto insieme? Che cosa faremo con il nuovo appartamento che ‘erroneamente’ abbiamo deciso  di  acquistare in un momento sbagliato? E’ stata così combattuta su quali mattonelle scegliere e su come arredare la cucina. Non possiamo credere, o accettare, che dovremo essere separati. Ma siamo costretti a crederci quando vediamo le altre coppie ‘miste’ o le altre famiglie intorno a noi che sono già o saranno come noi separate.  

Dalla scorsa primavera, le autorità di occupazione israeliane hanno ristretto con forza le possibilità di accesso a coloro in possesso di un passaporto straniero negandogli di poter entrare nelle aree palestinesi. Coloro che sono stati colpiti, sono palestinesi con passaporti stranieri o mogli, mariti, bambini, genitori e altri parenti stranieri. Includono inoltre, stranieri o palestinesi in possesso di un passaporto straniero, che si recano in Palestina per insegnare all’università, lavorare o fare volontariato con organizzazioni non governative locali o internazionali, esperti con vari progetti spesso finanziati dai paesi europei, simpatizzanti o attivisti dei diritti umani. 

Bitakhone è la parola magica in Israele. In nome della Bitakhone, o sicurezza, le autorità israeliane possono intraprendere qualsiasi misura illegale, inumana, immorale o aggressiva nei confronti della popolazione palestinese sotto occupazione militare.  Loro sono in grado di consegnare la parola bitakhone a qualsiasi diplomatico europeo o straniero che mette in discussione le loro misure, anche quando queste ultime violano i diritti umani, ed il diritto umanitario internazionale, o la Quarta Convenzione di Ginevra che regolamenta il comportamento del potere occupante nei confronti della popolazione occupata. Ai palestinesi, sembra quasi che delle volte,  un ufficiale qualsiasi di terzo grado del ministero israeliano sia in grado di spaventare l’intera Unione Europea ed i suoi funzionari invocando la ‘sicurezza’ degli israeliani, o accennando a cosa l’Europa abbia fatto in passato agli ebrei.  

Mia moglie non è l’unica ad aver ricevuto un ultimatum questa settimana. Dozzine di altre mogli, mariti e figli che hanno vissuto per anni in Cisgiordania, rinnovando i loro permessi da ‘visitatori’ rilasciato dalle autorità israeliane ogni tre mesi, hanno ricevuto estensioni dei permessi sempre più corti, nessuno dei quali supera la fine dell’anno. I bambini dovranno essere tirati fuori dalle proprie scuole, e saranno separati dai loro genitori, o da uno di loro. Madri, padri, sorelle, fratelli e nonni saranno divisi per sempre. Centinaia di altre persone sono in attesa del loro destino nelle prossime settimane e nei prossimi giorni. Migliaia hanno ricevuto un diniego di visita presso le proprie famiglie, case e radici la scorsa estate. L’estate è spesso la stagione per il matrimonio dei palestinesi divisi dai diversi passaporti o Carte d’Identità e le festività sono utilizzate per riempire le notti estive con musiche e danze. Non nell’estate del 2006. 

L’occupazione israeliana non cessa di confiscare la terra. Mi sento occupato persino nel taschino della mia maglietta. La mia Carta d’Identità ‘palestinese’ viene emessa dalle autorità israeliane. Loro controllano il registro della popolazione civile palestinese. Ogni nascita, morte, matrimonio, viaggio dentro o fuori, è controllato da Israele, persino a Gaza, disimpegno effettuato. Naturalmente, controllano l’acqua, le strade ed i movimenti delle persone in Cisgiordania attraverso centinaia di barriere e checkpoints. Sradicano tutti gli alberi che  dicono di trovare sulla loro strada, che sono sul tracciato del Muro dell’Apartheid espropriandoci dalla nostra terra, o che incontrano sulla strada verso i coloni insediati che hanno deciso di accaparrarsi un altro pezzo di terra o la sommità di una collina di loro gradimento. 

Perché gli israeliani stanno attaccando i matrimoni misti palestinesi? Prima che le persone si possano innamorare in Palestina oggi, c’è bisogno di chiedere quale Carta d’Identità ognuno possieda e dove sia stata rilasciata. Non vogliono costruire una vita costantemente a rischio di essere distrutta sin dall’inizio.  

Ghassan Abdullah

Computer Adviser

Ramallah, West Bank, ‘Palestine’

Email: Abdullah@palnet.com 

              Traduzione dall’inglese all’italiano a cura di Teresa Maisano

              Ufficio Luisa Morgantini

Tel 06 69950217

                                             

 

 Si legga anche:

12-12-2006 Appello delle donne italiane sposate a cittadini palestinesi. Last Visa.
08-12-2006 Negato il rinnovo del visto a centinaia di mogli e figli di cittadini palestinesi. ‘E’ una pulizia etnica silenziosa’.

 Riceviamo e pubblichiamo.

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