Waqf: le forze israeliane non hanno rubato documenti e materiali storici da Al-Aqsa

Gerusalemme-Ma’an. La Dotazione Islamica o Waqf, incaricata di gestire il complesso della moschea di Al-Aqsa nella Città Vecchia della Gerusalemme Est occupata, ha rilasciato mercoledì i risultati delle indagini per i danni israeliani al sacro complesso durante i quasi tre giorni di chiusura del luogo e le due settimane disobbedienza civile di massa contro le politiche israeliane nel luogo sacro.

Secondo i funzionari del  Waqf, tutti i documenti e i materiali di valore storico sono rimasti nella moschea, contraddicendo le precedenti dichiarazioni di Hassan Khater, presidente del Centro Internazionale di Gerusalemme, che sosteneva che le forze israeliane avevano preso importanti documenti dagli archivi del Waqf.

Comunque, le forze israeliane hanno danneggiato i materiali chimici usati per mantenere i documenti, rotto le serrature di molti armadietti e condotto “ricerche ingiustificate”, aggiunge il rapporto.

Il Waqf ha affermato che le forze israeliane sono entrate nei computer del dipartimento dei manoscritti nel complesso e ha aggiunto che è possibile che i funzionari israeliani abbiano fatto copie dei file salvati sui computer.

Nella biblioteca di Al-Aqsa, il rapporto dichiara che gli armadietti e un dipinto della Cupola della Roccia sono stati rotti dalle forze israeliane ed è stato rubato un DVR.

Il rapporto ha osservato che tutti i pezzi del museo islamico, compresi manoscritti, computer, altri materiali e documenti, non sono stati toccati né danneggiati dalle forze israeliane.

Il rapporto afferma che un comitato di recupero sta lavorando per sistemare tutti i danni causati dalle forze israeliane.

Il Waqf ha anche ribadito la propria condanna per la chiusura del luogo santo da parte di Israele e delle misure di sicurezza successive.

Israele ha continuato ad aumentare le misure di sicurezza nella Città Vecchia di Gerusalemme, da quando tre cittadini palestinesi di Israele hanno effettuato un attacco mortale ad Al-Aqsa il 14 luglio, uccidendo due poliziotti israeliani prima di essere colpiti e uccisi dalle forze israeliane.

Le autorità israeliane hanno chiuso il complesso di Al-Aqsa, il terzo sito più sacro dell’Islam che rientra sotto custodia giordana, per quasi tre giorni dall’attacco, per riaprirlo solamente dopo aver installato misure di sicurezza senza precedenti, inclusi i metal detector, i tornelli e le telecamere di sicurezza.

I provvedimenti hanno suscitato ampie proteste per due settimane nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est – i Palestinesi hanno affermato che è l’ultimo esempio di Israele che usa la violenza israelo-palestinese come mezzo per promuovere il controllo su importanti luoghi in territorio palestinese.

Nonostante la violenta repressione delle manifestazioni in tutto il territorio palestinese da parte dell’esercito israeliano, durante la quale sei Palestinesi sono stati uccisi, alla fine Israele ha fatto marcia indietro e ha rimosso tutti i nuovi sistemi di sicurezza nel complesso, in quello che è stato celebrato come una vittoria della mobilitazione popolare palestinese.

Tuttavia, le forze israeliane hanno preso severe misure contro tutti i Palestinesi creduti coinvolti nelle proteste, circa 50 Palestinesi a Gerusalemme Est sono stati arrestati la scorsa settimana a causa delle loro attività nei disordini di Al-Aqsa.

Addameer , il gruppo di Diritti dei Detenuti, il Comitato Palestinese degli Affari dei Detenuti e il Centro Al-Mezan per i Diritti Umani martedì hanno diffuso un rapporto che ha indicato un forte aumento dei Palestinesi nelle carceri israeliane, con 880 arrestati solo nel mese di luglio, 144 dei quali erano minori .

Le forze israeliane hanno arrestato 425 Palestinesi a Gerusalemme, che i gruppi hanno attribuito all’aumento dei disordini intorno ad Al-Aqsa.

Traduzione di Edy Meroli