Why did I disrupt? Perché l’ho interrotto?

Perché l’ho interrotto?

Di Rae Abileah – Mondoweiss.

Sapete che il nostro Congresso ha fatto ben 29 standing ovation al primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, durante il suo discorso nella capitale martedì, il 24 maggio? Non ho potuto restare a guardare questo benvenuto da eroe, dato ad un uomo che sostiene la continua costruzione di insediamenti illegali, che non solleverà Gaza dall’assedio e che si rifiuta di negoziare con il nuovo Governo di Unità palestinese.

Durante il discorso, mentre Netanyahu elogiava i giovani, che nel Medio Oriente si battono per la democrazia, io ho preso spunto per alzarmi dalla mia poltrona nella Capitol Gallery, dispiegando uno striscione, e ho gridato: “Mai più occupazione! Fermate i crimini di guerra di Israele! Uguali diritti per i palestinesi!”

Immediatamente, sono stata aggredita, imbavagliata e violentemente gettata al suolo da altri membri del pubblico, molti dei quali indossavano ancora i loro stemmi della conferenza dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) del fine settimana scorso. La polizia mi ha condotta fuori dalla Capitol Gallery e un’ambulanza mi ha portato all’ospedale, dove sono stata curata per lesioni al collo e ad una spalla e messa sotto arresto per aver interrotto il Congresso.

 

Dopo la mia interruzione, Netanyahu si è rivolto al pubblico, dicendo: “A Teheran non ci sono queste proteste; questa è vera democrazia”.

Lo è? In che tipo di democrazia viviamo, se un libero discorso è accolto con la brutalità e l’arresto? In una vera democrazia, i nostri rappresentanti opererebbero nel nostro migliore interesse, non nell’interesse di un governo straniero, come Israele. Vorrei che il mio governo adottasse una linea imparziale, che rispettasse i diritti sia degli israeliani, sia dei palestinesi. Ma, nella nostra cosiddetta democrazia, gli interessi delle lobby come AIPAC hanno grande potere, e ciò è dovuto alla loro abilità nel contribuire direttamente alle campagne. 

Così, noi abbiamo una politica molto distorta, che ignora i diritti dei palestinesi, consente ripetute violazioni della legge internazionale ad Israele, insudicia la reputazione internazionale degli U.S.A. e spende ogni anno 3 miliardi di dollari delle nostre tasse per l’esercito israeliano, mentre questo denaro servirebbe qui, a casa. Prima di andare a predicare la democrazia altrove, dobbiamo rendere la nostra stessa democrazia più ricettiva nei confronti di ciò che è bene per il popolo, non dei desideri di ricchi lobbisti.

Durante la notte di lunedì, 23 maggio, cinque coraggiose attiviste hanno interrotto il discorso di Netanyahu alla festa di gala dell'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) e anch’esse sono state aggredite. Le giovani donne che si sono esposte sono state oggetto non solo di aggressioni, ma anche a palpeggiamenti a sfondo sessuale da parte dei partecipanti maschi dell’AIPAC. Tuttavia, queste attiviste si sono sentite in dovere di opporsi alla dichiarazione fatta da Netanyahu, riguardo “l’indifendibilità” del ritorno ai confini del 1967, quando sono le politiche israeliane ad essere veramente indifendibili: affamare Gaza, occupare e rubare territori, distruggere case, mettere a tacere i dissidenti.

Lo stesso giorno, durante una conferenza stampa al National Press Club sugli aiuti militari a Israele e sul pericoloso ruolo della lobby israeliana, all’attivista Allison Weir è stato strappato il telefono di mano da un arrabbiato sionista. Ciò ricorda la presunta democrazia di Israele, dove palestinesi e israeliani sono periodicamente aggrediti, arrestati e imprigionati per essersi opposti all’occupazione israeliana.

Per il popolo palestinese, che vive da 44 anni sotto l’occupazione militare israeliana, la violenza è quotidiana. Zinad Samouni, di Gaza, è testimonianza vivente di questa realtà di oppressione. Ha perso 48 membri della sua famiglia durante il bombardamento di Gaza da parte di Israele, nel dicembre del 2008. La sua è una delle tragiche storie riguardanti la demolizione delle abitazioni, la confisca delle terre e la sistematica violazione dei diritti umani fondamentali dei palestinesi. Dopo il massacro della famiglia di Samouni, i soldati israeliani hanno realizzato graffiti razzisti, come “Gli arabi devono morire” e “Fuori uno, ne mancano 999.999”.

Giovani ebrei, che, come me, ascoltano storie come quella di Samouni, capiscono chiaramente che le azioni di Israele non rappresentano affatto i nostri più profondi ed umani valori ebraici, i quali ci hanno insegnato ad amare i nostri vicini e a batterci per la giustizia. Nella Torah sta scritto (Levitico 24:22): “Avrete una stessa legge tanto per il forestiero quanto per il nativo del paese …”, e possiamo anche leggere, nell’equivalente israeliano della “Dichiarazione di Indipendenza”, la Megillat ha-Atzmaut, che “[lo Stato di Israele] assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti, senza distinzione di religione, razza o sesso …”. Questo ricco e lungo impegno ebraico per la giustizia sociale e l’uguaglianza non ha nulla a che fare con l’esperienza di Zinad Samouni, che vive nelle durissime condizioni dovute all’assedio e ha perso i propri cari in un’offensiva militare, che non ha fatto distinzione tra civili e combattenti.

È questa, la contraddizione che abbiamo cercato di mettere in rilievo, interrompendo il discorso di Netanyahu alla conferenza dell’AIPAC al Congresso. Alcuni hanno definito le nostre azioni “rudi” e “inappropriate.” Ma dopo numerosi e infruttuosi tentativi di fare appello ai legislatori attraverso canali istituzionali, abbiamo capito che i tempi erano maturi per un’azione diretta non violenta, per parlare in modo sincero con questo capo di stato. Netanyahu, dopo tutto, è responsabile della violazione delle vite e dei diritti umani dei palestinesi.

Il dolore al collo è solo un piccolo prezzo da pagare, paragonato ai sacrifici di numerosi palestinesi, israeliani e manifestanti internazionali non violenti, che hanno rischiato le loro vite per difendere i diritti umani fondamentali del popolo palestinese. Per esempio, di recente, l’esercito israeliano ha arrestato i fratelli Bassem e Naji Tamimi, per aver organizzato una protesta pacifica nel villaggio di Nabi Saleh nella West Bank. Essi sono tuttora imprigionati, senza un processo. Israele ha incarcerato il palestinese Abdallah Abu Rahmah, di Bil’in, per aver organizzato proteste non violente contro l’illegale muro israeliano, costruito per confiscare territori. Nel marzo del 2003, l’esercito israeliano ha spinto i propri bulldozer contro Rachel Corrie, ventitreenne americana, uccidendola, poiché stava cercando di fermare la demolizione di una casa palestinese a Gaza. Nel marzo del 2009, l’esercito ha sparato gas lacrimogeni ad alta velocità contro il trentottenne Tristan Anderson di Oakland, California, che stava partecipando ad una protesta non violenta contro il muro, causandogli danni cerebrali quasi letali. Questi sono solo alcuni dei più noti esempi di violenza quotidiana a cui sono sottoposti i palestinesi ed i loro sostenitori, nella loro lotta per la difesa dei diritti umani e della legge internazionale.

Per di più, nonostante il crescente movimento non violento nella West Bank e a Gaza e il recente Accordo per l’Unità Palestinese, Netanyahu, nel suo discorso al Congresso, ha reso evidente la mancanza per i palestinesi di un partner per la pace, e il Congresso rifiuterà le sue richieste oltraggiose. Riferendosi ai Territori Occupati dai Palestinesi della West Bank, ha dichiarato: “Dovete capire questo: in Giudea e Samaria, il popolo ebraico non è un invasore straniero.” Qualcuno dovrebbe informare il signor Netanyahu, che la sua Corte Suprema ha scritto che la West Bank è “tenuta sotto belligerante occupazione”.

La parte peggiore del discorso di Netanyahu al Congresso, però, non è stato ciò che ha detto, ma l’orrendo spettacolo che ha rappresentato il vedere i funzionari da noi eletti applaudire alle sue coraggiose bugie sulla West Bank e alle altre oltraggiose dichiarazioni di Netanyahu. Mi sembra che il nostro Congresso sia più un avamposto di Israele, che un rappresentante degli Stati Uniti.

Se Obama e il nostro Congresso assecondano Netanyahu e l’AIPAC, che speranze abbiamo? L’AIPAC, proponendosi difensore degli interessi sia statunitensi sia israeliani, sta diffondendo paura, facendo crescere l’odio e controllando i funzionari eletti da noi attraverso enormi contributi.

Il presidente Obama, nel suo discorso all’AIPAC, lo scorso fine settimana, ha affermato: ”Potete vedere il nostro impegno nella tutela della sicurezza di Israele nella nostra forte opposizione nei confronti di ogni tentativo di delegittimare lo Stato di Israele”.

Questo riferimento alla “delegittimazione” è indirizzato al Boycott, Divestment and Sanctions Movement (BDS), uno sforzo palestinese di rendere Israele imputabile per le violazioni della legge internazionale. Ma il movimento del BDS non delegittima Israele. Le politiche israeliane, supportate dall’AIPAC, che privano i palestinesi dei diritti umani fondamentali, rubando loro le terre, distruggendo le loro case, spogliandoli dei permessi di residenza a Gerusalemme e bloccando e affamando l’intera popolazione della Striscia di Gaza: sono queste le cose che delegittimano Israele.

Il movimento BDS mi dà speranza sul futuro di israeliani e palestinesi. I nostri dirigenti eletti non assumeranno il controllo, non si opporranno all’AIPAC e non sfideranno queste terribili politiche del governo israeliano. Sta a noi prendere il controllo della situazione. Entrando a far parte del movimento BDS, che sia la Stolen Beauty Campaign di CODEPINK, contro i cosmetici Ahava, la TIAA-CREF Divestment Campaign del Jewish Voice for Peace, una delle molte iniziative della U.S. Campaign to End the Israeli Occupation o altre campagne che si stanno diffondendo nella nostra comunità, ognuno può partecipare al supporto dei diritti umani e di una giusta pace per i palestinesi.

Non tutti i giorni abbiamo la possibilità di confrontarci con un criminale di guerra come Netanyahu, ma le campagne di boicottaggio permettono alle persone coscienziose di prendere posizione e di investire il loro denaro in qualcosa che rappresenti i loro ideali – come nel caso del boicottaggio della cooperazione economica con l’apartheid del Sud Africa o il boicottaggio nel Jim Crow South. Tali campagne forniscono un’opportunità, a coloro che sono soggetti a violenza, di alzare lo sguardo, di supportare non violentemente la legge e la rappresentanza internazionale e di seguire gli insegnamenti della nostra fede. E prevedo, che queste campagne continueranno ad aumentare e a conseguire sempre più vittorie, finché le ingiustizie radicate cesseranno.

In poche settimane, un coraggioso gruppo internazionale, tra cui molti americani, avrà un’altra opportunità di battersi per la giustizia.

A giugno, la Freedom Flotilla salperà dall’Europa, con l’intento di raggiungere Gaza, rompendo il disumano assedio israeliano. Lo scorso anno, l’esercito israeliano ha violentemente intercettato la Flotilla in acque internazionali, causando la morte di nove attivisti. Quest’anno, faremo il possibile per assicurarci che il viaggio non si trasformi in violenza. Per favore, mandate il vostro supporto ai membri della Flotilla.

Potete anche inviare una lettera al popolo di Gaza, che vive sotto assedio. L'”Audacity of Hope”, la nave americana della Flotilla, consegnerà le vostre lettere non appena giungerà a Gaza.

Mandate le vostre lettere a: LETTERS TO GAZA, 119 West 72nd Street #158, New York, New York 10023 o mandate una e-mail a letterstogaza@gmail.com.

Le dimostrazioni di sostegno che ho ricevuto da tutto il mondo sono state stupefacenti. Una donna irachena ha affermato di essersi commossa, vedendo parlare un’ebrea americana. Un uomo di Gaza mi ha augurato di riprendermi presto e ha citato la canzone “We Shall Overcome”.

Ho anche ricevuto un messaggio di gratitudine da Brad Pitt!

Abbiamo anche avuto molte risposte positive alle proteste, ai summit e alle altre azioni creative che abbiamo organizzato questa settimana per opporci all’AIPAC, la potente lobby israeliana che influenza il Congresso (vedi: MoveOverAIPAC.org). Durante il Move Over AIPAC, abbiamo ascoltato oratori eccellenti; abbiamo coordinato un flashmob (che è stato visto da più di 30,000 persone); abbiamo creato una flotilla di persone; abbiamo allestito uno stand di dialogo, una finta espansione territoriale, un checkpoint teatrale. La creatività e l’impegno di questo movimento mi inducono a credere, che la giustizia prevarrà, e ciò è in nostro potere, se lavoriamo tutti insieme.

La gente è entusiasta nel vedere gli americani sollevarsi contro il supporto incondizionato del nostro governo ai crimini che Israele commette con i dollari delle nostre tasse. Abbiamo anche ricevuto centinaia di e-mail e telefonate da persone da ogni angolo del mondo. La mia tradizione insegna, che “La giustizia e solo la giustizia seguirai,” (Deuteronomio 16:20). E io continuerò a perseguire la giustizia, e, infine, la giustizia prevarrà. Un giorno, israeliani e palestinesi vivranno insieme in condizioni di reale uguaglianza.

Rae Abileah è un’organizzatrice nazionale di CODEPINK Women for Peace e un membro del Jewish Voice for Peace. Vive a  San Francisco e può essere contattata all’indirizzo: rae@codepink.org.

 

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